Ci sono piccole cose che danno il segno di un clima, di un’atmosfera, di una fretta di accreditarsi verso i potenti nuovi, i potenti presunti, i potenti percepiti.
Prima delle ultime 24 ore, quando l’intesa tra Lega e M5S è stata per lo meno rimessa in discussione, ci sono state 72 ore in cui il governo gialloverde sembrava cosa fatta. Sembrava, appunto.
Bene: in quelle 72 ore c’è stata una piccola gara di zelo tra personalità singole, commentatori, “esperti” (rigorosamente con virgolette) per presentarsi come amici del nuovo corso. Naturalmente, se le trattative evolveranno negativamente, è presumibile che molti saranno altrettanto lesti a riposizionarsi: si tratta di abilità e agilità antiche, e che tuttavia lasciano sempre esterrefatti.
Sul podio di questa piccola competizione merita certamente di salire un comunicato di Federturismo. L’organizzazione degli albergatori di Confindustria, l’altro ieri, dinanzi a una minima indiscrezione francamente non così rilevante (la pura e semplice menzione del “turismo” come settore strategico per l’Italia nelle prime bozze di intesa tra Lega e M5S), si è affrettata a vergare e diffondere una nota per esaltare (testuale) la “lungimiranza e la visione strategica” delle forze politiche “che hanno permesso questo risultato” (e il risultato non si sa proprio quale sia…).
Insomma, grandi inchini per un governo che (per ora) non c’è e per un programma scritto (ancora) sulla sabbia.
Esercizi di ginnastica verbale: non sappiamo quanto utili agli albergatori, alle imprese, a tutti quelli che (con alberghi, bed and breakfast, case) sono davvero impegnati a costruire turismo, creare accoglienza, produrre ricchezza.