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Se i vaccini funzionano, basta terrorismo su varianti e contagi. Politici e media se ne facciano una ragione

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Se c’è una cosa che unisce la maggioranza dei commentatori, magari divisi fra aperturisti e chiusuristi di fronte alla utilità o meno delle varie forme di lockdown, è il riconoscimento della sostanziale efficacia dei vaccini. In effetti, al di là del caos mediatico sorto attorno al vaccino AstraZeneca, della triste scomparsa della ragazza diciottenne di Genova e dell’accanimento discutibile, non meno integralista del complottismo no-vax, di chi vorrebbe vaccinare, se potesse, anche i neonati senza porsi troppi interrogativi sul rapporto rischi-benefici sui giovanissimi, la vaccinazione anti-Covid riesce in tutto il mondo a scongiurare le degenerazioni più gravi causate dal virus, ossia i ricoveri in terapia intensiva e i decessi.

L’esempio britannico è piuttosto illuminante. Il Regno Unito, assieme ad Israele e agli Stati Uniti, è stato fra i più rapidi al mondo nel vaccinare la propria popolazione, ma è stato anche il primo Paese ad essere colpito dalla cosiddetta variante Delta del Covid-19. I contagi sono tornati a salire, ma non le terapie intensive e nemmeno le morti, quindi la funzione positiva dei vaccini inizia ad essere un fatto. Siccome al di là della Manica sono molto più pragmatici di chi vive al di qua, il premier britannico Boris Johnson ha annunciato non solo l’avvio di non meglio specificate riaperture, anche perché nel Regno di Elisabetta II si è già riaperto quasi tutto da un bel po’, bensì l’eliminazione, a partire dal 19 luglio prossimo, di tutte le misure anti-Covid, inclusi l’obbligo della mascherina al chiuso e il distanziamento fisico. Quindi, pare vi siano tutte le condizioni per iniziare finalmente a guardare al presente e al futuro con maggiore tranquillità, senza dover tornare più agli aspetti nefasti del recentissimo passato, ovvero la mortificazione della libertà.

Eppure, soprattutto in Italia, in alcuni settori della politica e del mondo dell’informazione serpeggia ancora la volontà di mantenere in piedi un clima di emergenza perpetua, di continuare a far vivere le persone sotto una cappa di paura e di incertezza. Si vuole che il popolo rimanga ancora rassegnato ed intimorito, anche se la vaccinazione sta rendendo meno pericolose le varianti del Covid, la Delta ed altre, come ha sottolineato l’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, che conferma la protezione dopo due dosi di vaccino. Purtroppo, il terrorismo mediatico e psicologico produce i propri frutti avvelenati, infatti non sono pochi coloro che già si arrendono all’idea di nuove chiusure per il prossimo autunno. Le danno già come inevitabili e sembrano quasi essersi abituati a perdere periodicamente la libertà, ma non si può accettare per nessuna ragione al mondo un’esistenza caratterizzata dalla alternanza fra estati tutto sommato libere ed autunni ed inverni agli arresti domiciliari.

Politica ed informazione hanno il dovere del realismo, ossia di dire la verità al Paese, di invitare alla responsabilità individuale, di sottolineare che non c’è nulla al momento, incluse le varianti, che giustifichi un ritorno dell’emergenza. Vi è emergenza solo quando gli ospedali sono stracolmi e al di fuori di essi i carri funebri fanno la fila. Boris Johnson ha ben compreso la differenza fra il contagio, magari anche sostenuto, e l’aggravamento dei sintomi della malattia. In Italia parte della politica e diversi media continuano a seminare paura e a confondere le idee. Fin qui i danni di un certo modo di comunicare sono stati già piuttosto ingenti, dalla confusione su AstraZeneca al terrore circa l’ormai nota variante Delta, come se nel Regno Unito stessero morendo come mosche, finendo con l’idea strisciante di una socialità destinata ad essere compressa ancora per molto tempo.

Non ci si stupisca poi se la gente, costantemente repressa e depressa, dovesse perdere fiducia anche nei vaccini. Se la tanto citata normalità viene sempre posticipata, che senso ha vaccinarsi? Chi scrive, lo si è probabilmente capito, è agli antipodi dei no-vax, ma potrebbe capire l’arrivo di una frustrazione diffusa circa l’utilità, almeno in Italia, della campagna vaccinale.