Secondo gli ultimi dati pubblicati da ItaliaOggi, l’unica testata che cresce e cresce forte è la Verità diretta da Belpietro; al suo +15 per cento, ultimo di una serie continua di incrementi, fanno riscontro l’ulteriore -16 per cento del Fatto Quotidiano, il -9 per cento di Repubblica, che cambia direttori ma non tendenza, il -6 per cento del Corriere, il -12 de La Stampa e così via. Riscontri che inducono il trinariciuto della domenica a reagire come un Vauro qualunque: ah, il paese è becero, fa schifo, tutti fascisti. Tutti? Così, di colpo? Ma cosa dovrebbe fare un giornale se non intercettare lo spirito del tempo e farsi leggere? La colpa di Belpietro e de la Verità, se ne deduce, sarebbe di saper fare il loro lavoro, il merito degli altri di non capirci niente, di essere tragicamente minoritari, solita vocazione della sinistra che vuol cambiare il mondo ma restando per pochi.
Ma perché mai il pubblico dovrebbe continuare a seguire le prediche della loro stampa militante, cosa potrebbe trovare se non uggia sovietica nelle parole in libertà dei Raimo e i Bottura (di scatole), nella loro verve cemeteriale, nell’egocentrismo ossessivo o patologico di quelli del Fatto, gente che usa il giornale per la propria carriera, che più bivacca ai varietà televisivi e meno la seguono? Davvero è così stupefacente, così traumatico scoprire che se la Verità su Bibbiano costruisce una inchiesta potente, seria, documentata, il pubblico la premia, mentre non ne può più del salotto della blogger imprestata al giornalismo che ciarla con la politologa da fiction intenta a minimizzare, a relativizzare su Bibbiano per salvare il partito? L’autocritica di sinistra è famosa: dove avete sbagliato, compagni? E si rispondono: noi in niente, è il porco mondo che va a rotoli.
Siamo alle viste della crisi di governo e la colpa sarebbe del Capitone, il ministro di polizia responsabile di aver raccolto un partito dissestato, al 3 per cento e averlo portato prima al 17, poi quasi al 40, fagocitando il sacrario estetico di Forza Italia e la setta grillesca. Gli adepti di Casaleggio sono crollati a meno del 20 per cento ma, a sentirli, c’è da trasecolare: anche loro il mantra del popolo infame, che non li premia, che non li capisce; per forza, come si fa a capire una formazione buona a nulla ma capace di tutto, senza capacità alcuna di restare convincente, di sapere almeno spiegare il mutamento di scenario che induce a correzioni di rotta? L’accozzaglia dei Di Battista, dei Fico, dei Toninelli, dei Trenta, dello stesso Di Maio è tragicomica, ma hanno imparato subito l’antica arte del vittimismo sdegnoso, in questo, una forza autenticamente di sinistra, organicamente omogenea a un Pd del quale nessuno capisce più nulla.
Questa pantomima di partito, sempre più somigliante ai Merry Pranksters o ai Monty Python, dinanzi ai propri fallimenti ha reagito nel più puro spirito ideologico: radicalizzandosi nell’ideologia e nella follia, ogni settimana riparte da piratesse, trecce sconclusionate, eroi etnici, discobole, pallavoliste, sindaci scriteriati, profetesse del gender infantile, “pur che ci sia posto”, come cantava Vasco Rossi, ma se qualcuno sa indicare una faccia presentabile, una testa decente in quel manicomio, si accomodi. E neppure loro, figurarsi, osano guardare in faccia la realtà dell’odiato e diffamato Capitone che ha raccolto il consenso di uno su due semplicemente arginando i confini e imponendo un rispetto sconosciuto nell’Europa che grazie al Pd ci considerava zimbelli; non pensano agli errori commessi in tema di immigrazione selvaggia, di sicurezza, di ambiguità con le sacche dei centri sociali, di follia gender da imporre ai bambini dell’asilo.
Se il mondo non va dove vogliono loro, morte al mondo: non c’è altra analisi, alternativa, soluzione. Il mondo fa schifo, i poveri fanno schifo, chi vota fa schifo, la democrazia è una trappola, il paese va riprogrammato, chi non resta umano peste lo colga! Invece muoiono solo loro, un giorno dopo l’altro e ogni giorno di più. E neppure “con grande dignità”, come direbbe Fantozzi, al massimo con la spocchia degli allucinati. Contenti loro, contenti tutti.