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Se lo stato di emergenza diventa la nuova normalità: i Mandarini e il nuovo assetto costituzionale

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Abbiamo scritto del nostro sospetto che lo Stato italiano si stia trasformando, da Repubblica ordinata dalla Costituzione, in qualcosa di diverso. Secondo l’ipotesi che abbiamo formulata, nello Stato perfezionistapaternalistaburocratico del 1814, per di più arbitrario. Oggi vorremmo confrontare tali sospetto e ipotesi con l’opinione espressa da chi ne sa assai più di noi: Cacciari, Irti, Agamben.

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Chi osa affrontare l’argomento è Massimo Cacciari, il quale aveva cominciato a fine luglio attaccando il Green Pass, con Giorgio Agamben alla garibaldina:

“è di per sé un fatto gravissimo, le cui conseguenze possono essere drammatiche per la vita democratica … ogni regime dispotico ha sempre operato attraverso pratiche di discriminazione, all’inizio magari contenute e poi dilaganti … tutti sono minacciati da pratiche discriminatorie … il renderlo oggi legge è qualcosa che la coscienza democratica non può accettare e contro cui deve subito reagire”.

Considerazioni sacrosante e che forse i due immaginavano pure di senso comune, cosicché Cacciari si concedeva persino l’interrogazione retorica: “sono idee ed esigenze che non avvertiamo neppure più, tutti a caccia di assicurazioni a prescindere? Se così fosse, brutti tempi davvero”. Invece no, invece il tempo di Draghi è un tempo brutto davvero e le sacrosante considerazioni dei due sono state accolte dalla deprecazione pubblica generale.

Con l’effetto (involontario ma da noi assai benvenuto) di costringere il Cacciari a notare, stupito, “una indifferenza oggi sempre più diffusa al problema delle libertà individuali”. Per poi rifugiarsi in Dante.

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E, solo infine, scuotersi e guardare nell’abisso:

“da certe manifestazioni di pensiero negli ultimi tempi ho tratto l’idea che alcuni ritengano del tutto ovvio che il concetto di persona vada sussunto in quello, diciamo così, di comunità concreta, e che al posto di relazioni personali occorra porre, appunto, l’idea di ordinamento e di comunità … Queste idee comportano una radicale reinterpretazione della nostra Costituzione in una chiave di Stato etico”.

Stato etico, quello di Dino Grandi: quello che “affermava contro i diritti dell’individuo i diritti della Nazione”.

E si domanda: in uno Stato etico, “come custodire quell’idea di persona, che è uno dei pilastri del nostro vecchio assetto costituzionale?”. Affermazione che vogliamo tradurre in Italiano. (1) Idea di persona sta a dire diritti della persona, libertà personale (con l’avvertenza che Cacciari non dice diritti dell’individuo perché, per lui: “ognuno esiste soltanto in rapporto all’altro … ma sempre per sé, a partire dal sé, altrimenti tale relazione si trasforma in alienazione”); qui Cacciari è deciso: “la libertà è della persona o semplicemente non è”. (2) Vecchio assetto costituzionale, in quanto superato da un nuovo assetto costituzionale: nel quale lo stato di emergenza è divenuto la nostra condizione normale e la democrazia è divenuta il “governo di chi sa e di chi può, fusi in un unico universale Mandarinato”. Insomma, tradotta in italiano la domanda di Cacciari è: “è possibile custodire la libertà personale, pure nel nostro nuovo assetto costituzionale del Mandarinato?”. Risposta implicita: no.

Cacciari ha guardato nell’abisso. Con coraggio. Tanto coraggio che sente il bisogno di giustificarsene, in due modi: (1) “la funzione del lavoro intellettuale … consiste nell’individuare la logica interna delle tendenze in atto e a che cosa queste possano condurre”. (2) occorre stimolare “un pensiero critico e democratico che affronti questa logica delle cose … per opporvisi dall’interno con idee costituzionali, giuridiche, politiche coerenti e praticabili”; praticabili “nelle attuali condizioni dell’organizzazione di massa, di fronte alla potenza del sistema economico, finanziario, mediatico”.

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In una intervista immediatamente successiva, Cacciari ripete come “il modo in cui è stato introdotto il Green Pass sia certamente lesivo di alcuni diritti … tutto ciò non va bene, non è così che si procede, non è così che si opera”, al punto da definire la propria posizione come “no-Green Pass”.

E poi chiarisce il concetto di Mandarinato: “un popolo impotente e, al governo, i Mandariniconcentrazione del potere nell’esecutivo, che è la vera e pericolosissima tendenza di questo momento … pericolosissima, perché è lo svuotamento delle assemblee rappresentative e (ancora di più) di tutte quelle forme di organizzazione autonoma della società civile, senza cui la cosiddetta società civile non ha voce, o ha una voce solo confusa, contraddittoria, incompetente e, quindi, non può contare”. Cioè, non la soppressione di Parlamento e sindacati, bensì il loro svuotamento (Giorgio Agamben aveva spiegato che “un cambiamento radicale può prodursi di fatto, senza bisogno di alterare il testo della Costituzione”). Par di capire sia questa la ragione per la quale Cacciari dà per scontato che “il regime politico in cui viviamo non ha nulla a che fare con fascismi o autoritarismi di quel genere”.

Non lo esplicita, ma è chiaro nel testo, che è il Mandarinato ad aver imposto il Green Pass lesivo di alcuni diritti costituzionali.

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Gli risponde Natalino Irti, facendo grossomodo propria tale descrizione del nostro nuovo assetto costituzionale:

“la rottura della normalità può generare altre [=diverse] forme di Stato o altra [=diversa] dislocazione dei poteri decisori. E qui non vi sarebbe eccezione, che stia di contro a una regola, ma piuttosto una diversa regola, cioè l’inizio di altro [=diverso] sistema”, “figure e uffici non previsti dalla Costituzione (che è principio e misura della nostra normalità), finiscono per adombrare la fisionomia di un altro [=diverso] Stato. Il quale non trova più il proprio centro nelle camere rappresentative, ma in una pluralità di autorità tecniche”.

Autorità tecniche che, “si riveleranno, prima o poi, impazienti di rendersi autonome e di stare, come tali, al di sopra dei governati”. Ripetiamolo: la Costituzione è principio e misura della nostra normalità, cioè il nuovo assetto è fuori dalla Costituzione.

Irti da uno sguardo all’abisso: “certi sviamenti … turbano l’animo e sollevano le domande ultime … le domande assumono un’ineludibile e tragica perentorietà. Nessuna diagnosi è temeraria; nessuna trepidazione eccessiva”. Ma subito si ritrae: le nuove autorità non previste dalla Costituzione sono “per ora raffrenate e unificate dal prestigio personale di un leader [=Draghi]”, “che si profili il fantasma tenebroso dello Stato etico, come teme Cacciari, forse dubiterei: non ne vedo la passione del tutto [=intenzioni totalitarie] né l’energia di volontà”. Traduciamo: Draghi avrebbe sì affermato i diritti dello Stato contro i diritti dell’individuo, ma al servizio di un progetto da lui stesso unificato e privo di intenzioni totalitarie.

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Cacciari coglie il suggerimento e fa mostra di ritrarre pure lui lo sguardo dall’abisso. Concede che Draghi possa essere un Cincinnato, cioè un dittatore temporaneo che salva la Repubblica: “Draghi è un Cincinnato? Mi pare evidente … In questa fase per me è un bene. Perché dovrebbe essere male un Cincinnato? Per Roma non lo fu”. Purtroppissimo, ci mette la zeppa: “poi però tornò la Repubblica perché, se il Cincinnato si stabilizza, si finisce nell’Impero”. E siamo da capo.

Allo stesso modo, in altro intervento, Cacciari non solo concede che “nessun fascismo sarà comunque nei nostri destini”. Ma pure sembra andare più in là: “il professor Irti ha del tutto ragione nel ritenere insensato il riferimento, nel mio precedente articolo, allo Stato etico, cosa serissima”. Purtroppissimo, egli supporta tale seconda concessione con argomenti molto poco convincenti: (1) “a discolpa posso dire che lo intendevo in senso un po’ ironico come l’opposto di quel relativismo in materia di gerarchia di valori connaturato all’idea stessa di democrazia”; relativismo da lui definito in negativo: non è relativista “chi ritiene di possedere valori e di voler giungere sulla loro gerarchia a tiranneggiare”. Traduciamo: non Stato etico, bensì Stato che pratica l’opposto del relativismo della democrazia, cioè ritiene di possedere valori e di voler giungere sulla loro gerarchia a tiranneggiare … che è poi la stessa cosa. (2) “un regime democratico … se vuole difendere davvero sé stesso” deve esercitarsi “su chi per sé, cosciente di sé, preparato e informato, può vedere nel nomos, nella legge, l’espressione, per quanto sempre relativa, della propria stessa libertà”. Il che manifestamente non è, visto che, nella precedente citata intervista, Cacciari ha già chiarito che “la cosiddetta società civile non ha voce, o ha una voce solo confusa, contraddittoria, incompetente e, quindi, non può contare” e, nel precedente articolo, ne ha già tratto la conclusione che nel nostro nuovo assetto costituzionale non è possibile custodire la libertà personale. (3) “dove finiremo nessuno lo sa o può dirlo, ma certo sarà un regime che assolutamente nulla ha a che fare con i mantra democratici che continuiamo a ripetere”.

Insomma, la correzione di Cacciari è parziale: va bene, il nuovo regime italiano non è lo Stato etico del fascismo ma, lo stesso, non è lo Stato della nostra Costituzione (lo ha ammesso pure Irti), non è un regime democratico, è un’altra cosa.

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Quale altra Cosa, Cacciari non lo ripete. Ma ha già parlato di Mandarinato, collegandolo allo svuotamento di Parlamento e sindacati. Sicché, dobbiamo confermare il nostro sospetto e correggere la nostra ipotesi: sì, lo Stato italiano da Repubblica ordinata dalla Costituzione si sta trasformando nello Stato perfezionistapaternalistaburocratico del 1814. Ma da quest’ultimo si differenzia, non solo per il suo essere arbitrario, bensì pure per la sopravvivenza formale di Parlamento e sindacati, ancorché svuotati di funzioni e contenuti: meri relitti della Costituzione che fu. Che i sostenitori tutti di tale nuovo assetto italiano si proclamino all’unisono liberali, che la Guida di tale trasformazione abbia ricevuto il Premio Cavour, colora la tragedia di un tono farsesco. Ma resta una tragedia.