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Se la Mogherini ignora le sanzioni di Trump: il conto sull’Iran lo pagheranno le imprese italiane ed europee

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I ragazzi di Teheran – Gaiaitalia.com

Scriveva ieri sul Corriere il noto economista italiano Lorenzo Bini Smaghi che l’ipotesi del prossimo governo Lega-M5S di togliere unilateralmente le sanzioni alla Russia causerebbe un enorme danno alle aziende italiane, particolarmente nel medio termine. Questo perché, ovviamente, una decisione unilaterale italiana determinerebbe una reazione dei partner europei e quella degli Stati Uniti. Ovviamente, entrambi reagirebbero colpendo l’export italiano e limitandolo, con effetti molto più forti dei possibili vantaggi dell’export italiano in Russia (con il Rublo è in caduta libera).

Qualcosa di simile sta avvenendo per quanto concerne le aziende italiane interessate ad investire in Iran. In questo senso, va chiarito, la questione è un pochino diversa rispetto al caso russo. In questo caso, almeno apparentemente, l’Ue viaggia unita nel voler mantenere l’accordo nucleare e trovare forme di assicurazione verso le imprese europee che vorrebbero continuare a fare affari con Teheran. Nonostante gli intenti, però, si tratta di pura illusione, che rischierà unicamente di illudere gli imprenditori del Vecchio Continente, particolarmente quelli italiani.

L’Italia è un Paese che si fonda sull’export e gli Stati Uniti, come noto, rappresentano la prima destinazione dei prodotti italiani fuori dall’Europa. Il valore dell’export italiano negli Stati Uniti supera i 40 miliardi di dollari! Un valore superato solamente dall’export italiano verso la Germania e la Francia. Di contro, il valore reale dell’interscambio tra Italia e Iran è di circa 5 miliardi di euro. In questo caso, però, il valore dell’export italiano verso Teheran non raggiunge neanche 1,8 miliardi di euro, una cifra decisamente assai inferiore rispetto a quello con Washington.

Il segretario di Stato americano Mike Pompeo, parlando alla Heritage Foundation, ha espressamente dichiarato che, se l’Iran non cambierà radicalmente il suo atteggiamento, gli Stati Uniti approveranno devastanti sanzioni che colpiranno ogni settore economico e politico. In questo senso, quindi, ripartiranno fortemente le cosiddette “secondary sanctions”, ovvero tutte quelle sanzioni che la Casa Bianca impone contro soggetti non americani che fanno affari con la Repubblica Islamica. Per queste ragioni, come noto, la Cassa Depositi e Prestiti aveva rigettato la richiesta dei Governi Renzi e Gentiloni di assicurare il business italiano in Iran. La CDP, infatti, è all’80 per cento posseduta da fondazioni bancarie che, ovviamente, non hanno alcuna intenzione di rischiare i loro interessi negli Stati Uniti e di incombere nelle ritorsioni finanziarie del Dipartimento del Tesoro americano. Come noto, il Governo Gentiloni “pose rimedio” a questo diniego, superando a destra la CDP e trasferendo all’agenzia pubblica Invitalia questa responsabilità, spostando addirittura a tal fine dei fondi destinati ad incentivare l’imprenditoria giovanile. A questa decisione, ha fatto seguito quella di approvare una linea di credito di 5 miliardi verso Teheran.

Potranno bastare queste scelte del Governo Gentiloni per rassicurare gli imprenditori italiani? C’è da dubitarne. Sicuramente queste decisioni non assicureranno le grandi imprese italiane, come l’ENI ad esempio, per cui 5 miliardi di euro sono poca roba e soprattutto con interessi diretti e indiretti con gli Stati Uniti. Non basteranno neanche per le Ferrovie dello Stato, teoricamente impegnate a costruire l’alta velocità tra Qom e Arak in Iran, ma direttamente interessate anche ad avere business negli USA (nel business plan di FS, c’è chiaramente scritta la priorità di investire in America).

Cinque miliardi di euro potrebbero bastare per le piccole e medie imprese italiane, numerose come noto, e in passato molto in affari con Teheran (soprattutto nel settore della meccanica). Peccato che, proprio il settore della meccanica, sia uno dei “main export” italiani negli Stati Uniti.

Tutto questo senza contare altri dati, che ovviamente un buon imprenditore deve sempre tenere in considerazione quando investe all’estero. In questo caso, per quanto concerne l’Iran, secondo i dati internazionali, il sistema iraniano è poco trasparente, molto corrotto e dedito al riciclaggio di denaro al fine di finanziare il terrorismo internazionale.

Ovviamente, se vogliono davvero avere successo, gli Stati Uniti devono essere furbi ed escludere i principali alleati in Europa dai dazi all’import che Trump ha recentemente deciso di approvare. Solo in questo modo l’amministrazione americana renderà fallimentare la folle strategia di Federica Mogherini di promuovere le relazioni con l’Iran senza alcuna precondizione. Solo in questo modo, per un imprenditore italiano, l’ipotesi di investire in Iran diventerà una opzione totalmente “lose-lose”!