Ieri è morto il padre di mio cognato. Un uomo di 71 anni, malato di Parkinson. La moglie era in ospedale e lui solo a casa e positivo al coronavirus. Prima è stato terrorizzato da questa diagnosi e poi abbandonato, letteralmente. Viveva in una zona rossa e nessuno, neppure i figli, si sono azzardati ad avvicinarlo per aiutarlo perché hanno creato questo clima per cui chi risulta positivo non può essere neppure guardato da lontano, è un appestato. I sintomi erano quelli di una influenza ma questi, e molto di più la situazione di isolamento e abbandono, gli hanno fatto perdere il suo fragile equilibrio. Rifiutava di mangiare e bere, non assumeva o assumeva a casaccio i farmaci che doveva prendere per contenere il Parkinson e perdeva lucidità ogni giorno. Dopo quasi 10 giorni in questo stato, la moglie è tornata a casa e lo ha trovato in condizioni pietose: incontinente, disidratato e sconnesso. Così in quelle condizioni la febbre ha trovato terreno fertile per salire. La moglie ha interpellato il medico e questi, al telefono e guardandosi bene dall’andare a visitarlo, ha sentenziato che la febbre doveva assolutamente essere tenuta bassa perché se no, con il Parkinson avrebbe perso del tutto il senno. E così ha ordinato alla moglie di somministrargli Tachipirina tutte le volte che la temperatura avesse superato i 37 gradi. Siccome la febbre tendeva a salire, quest’uomo è arrivato a prendere Tachipirina ogni due ore. Dato che questo era troppo anche per il medico, ha suggerito di alternare, ogni due ore, il Brufen alla Tachipirina. Dopo qualche giorno con questa cura da cavallo, questo poveruomo ieri mattina aveva una temperatura che arrivava a stento a 35 gradi, dopo di che è crollato a terra ed è morto. Il suo cuore, già indebolito dal Parkinson, non ha retto.
Ora, ufficialmente questa persona è morta per Covid. Ma quest’uomo è morto per il virus o per il sistema che è stato creato attorno a questo virus? Se non ci fossero il terrorismo estremo e tutte le misure restrittive, i figli, o qualcun altro per loro, sarebbero andati, nei giorni in cui il padre era solo, a dargli da mangiare e bere e a somministrargli i farmaci che gli erano necessari per tenere a bada il Parkinson. In condizioni normali, un medico normale sarebbe andato a visitarlo e a rincuorarlo a casa, oppure lo potevi portare da qualche specialista. Invece, è stato trattato da appestato: andarlo a trovare significava violare qualche dannato Dpcm, quarantena e ciao al lavoro e a tutto il resto. Molti medici di famiglia si sono scordati il giuramento di Ippocrate (se mai l’hanno fatto) e più distante stai, meglio è.
Chiaro che qui il coronavirus non c’entra niente. Quest’uomo, anche avesse preso una banalissima influenza, se fosse stato impaurito, abbandonato e mal curato in questo modo, sarebbe comunque morto. Però per le statistiche, per i vicini di casa e per chi lo conosceva è l’ennesima vittima di questa folle pandemia. Un altro numero che andrà ad avvalorare le tesi distopiche e allucinanti degli Arcuri, degli Zingaretti e dei Galli per cui i focolai si annidano dentro casa ed è li che la polizia deve sgominarli. C’è uno spiegamento di forze sanitarie incredibile per scovare e fare i tamponi a gente perfettamente sana e poi manca il personale per curare chi ne ha davvero bisogno. Nel frattempo, Ricciardi, consulente Ministero della salute e rappresentante dell’Italia nell’Organizzazione Mondiale della Sanità, annuncia che arriverà una nuova pandemia ben più pericolosa di questa e che ci cambierà davvero la vita. Benvenuti all’inferno…