Matteo Renzi riesce a vendere bene il proprio prodotto, se non agli elettori (Italia Viva non supera il 3 per cento nei sondaggi), quantomeno ai media i quali hanno dato ampio risalto all’undicesima edizione della Leopolda, la kermesse annuale organizzata dall’ex premier.
Durante lo scorso fine settimana Renzi ha quasi scalzato il Covid dalle cronache televisive ed è parso essere un leader più che determinante per le sorti della nazione, pur essendo in realtà a capo di una piccola formazione politica. In effetti, Matteo Renzi è riuscito finora ad incidere nella vita politica nonostante le dimensioni di Italia Viva, aiutato senza dubbio, su questo Romano Prodi non ha torto, dalla legge elettorale e da un sistema che si tiene sempre lontano da una completa maturità democratica. È stato determinante nell’avvio del secondo governo di Giuseppe Conte ed ora si guarda anche alle mosse della pattuglia parlamentare renziana in vista dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Dalla Leopolda è uscito sostanzialmente questo messaggio: il progetto politico di Renzi si insedia al centro e ad enorme distanza da ciò che è stato identificato come “il sovranismo-populismo di Conte e Meloni”. Probabilmente il leader di Iv sta pensando a quel neo-centrismo sognato da molti ed intenzionato ad aggrapparsi alla figura di Mario Draghi, anche perché Italia Viva, che non ha nemmeno le percentuali della vecchia Udc di Casini e Cesa, concluderebbe ben poco in completa solitudine. Per quanto, e questo non possiamo purtroppo ignorarlo, l’Italia stia scivolando sempre più verso una involuzione proporzionalista in cui le piccole parrocchie politiche possono dettare legge.
L’avversione di Renzi per il cosiddetto sovranismo-populismo è legittima, ma contraddittoria. Di fronte ad una determinata offerta politica è del tutto lecito in democrazia opporre un’alternativa, sebbene occorrano dei contenuti e non basti dirsi soltanto “contro” qualcosa o qualcuno. La contraddizione sta nella repulsione nei confronti di Giuseppe Conte, che peraltro rappresenta una realtà non assimilabile a quella di Giorgia Meloni. Certo, i 5 Stelle, coadiuvati dal Fatto Quotidiano, non si sono mai tirati indietro dallo strumentalizzare pesantemente le grane giudiziarie di Renzi e famiglia, e naturalmente non può scorrere buon sangue fra i due entourage, ma ci siamo sorbiti quasi un anno e mezzo di paternalismo contiano e di populismo, quello sì che era ed è davvero tale, giallorosso, grazie soprattutto alle manovre della stessa persona che domenica scorsa, dal palco della Leopolda, esclamava: “Mai con Conte!”.
Notiamo che il sovranismo continua ad essere un incubo da scacciare per Matteo Renzi e per molti altri, quasi un mostro da sopprimere con il napalm. C’è chi ha vissuto e magari si è costruito una bella carriera sull’antifascismo, sull’antimafia, oppure anche sull’anticraxismo e l’antiberlusconismo, quindi, perché no, si può campare anche sull’antisovranismo. Ma non si dimentichi che sono ancora tutte lì, irrisolte, le questioni emerse in una determinata stagione politica, peraltro nemmeno conclusasi, che si è articolata in tutto l’Occidente attraverso l’imprevista vittoria di Donald Trump in America, la Brexit e le affermazioni elettorali di forze euroscettiche nel Vecchio Continente, fra le quali la Lega di Salvini.
Trump non è più presidente degli Stati Uniti e Matteo Salvini fa parte di un governo di larghe intese che comporta una sfumatura, forse eccessiva, della linea politica del Carroccio, ma il malcontento delle classi medie occidentali non si è affatto sopito, e se qualcuno per varie ragioni smette di esserne l’interprete, arriva subito qualcun altro a raccogliere la torcia olimpica appena abbandonata (nel caso italiano, il “qualcun altro” potrebbe essere Fratelli d’Italia, stando almeno ai sondaggi).
La pandemia ha tristemente avvilito il dibattito politico e pubblico, annullando tutte le altre emergenze italiane e globali, e creando, con la complicità strumentale dei governi e di una informazione pessima, una sorta di guerra civile fuorviante, prima, fra i terrorizzati del virus e i così chiamati negazionisti, dopo, fra i vaccinati e i no-vax. Nel calderone no-vax è stato messo di tutto, anche i plurivaccinati i quali però non accettano tutte le imposizioni dell’establishment, Tuttavia, al netto delle tante menzogne giornalistiche, vi è una importante fetta di società che non si lascia incantare dal complottismo più estremo, sempre esistito peraltro, almeno fin dai tempi dell’attacco alle Torri Gemelle di New York, ma non vuole neppure finire stritolata sotto un nuovo autoritarismo, basato su ragioni sanitarie e presente, ahi noi, soprattutto in Italia e in alcune parti d’Europa.
Queste persone chiedono solo un po’ di buonsenso e si faranno sentire nelle urne, nel nostro Paese ed altrove. Si ricorderanno altresì di tutto ciò per cui si discuteva prima del febbraio del 2020, ossia una globalizzazione che non è un male di per sé, ma è avvelenata da concorrenti sleali come la Cina; una Unione europea che conserva intatti tutti i propri squilibri e che viene messa in discussione non da estremisti di destra, come si vuole far credere, bensì da governi democraticamente eletti come quello polacco e quello ungherese. Infine, una immigrazione clandestina che non fa quasi più notizia, ma prosegue come e più di prima nel totale disinteresse da parte di chi avrebbe il dovere di imporre uno stop ai mercanti di uomini e di morte.