Sicurezza di reti e infrastrutture: a Venezia la conferenza internazionale Expotech Esrel 2020 dall’1 al 5 novembre

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo un intervento di Betta Andrioli

Nel mondo si evidenzia una profonda esigenza di uno sforzo comune fra enti di governo, industria, formazione e ricerca per lo sviluppo e l’operazione affidabile, sicura e resiliente, degli impianti di produzione, dei sistemi di trasporto e distribuzione, delle infrastrutture critiche (rete elettrica, rete gas, rete acqua, rete stradale, rete ferroviaria, rete avionica, rete satellitare, rete delle telecomunicazioni, supply chain, etc.) che forniscono servizi e prodotti essenziali per la vita delle società, nella consapevolezza delle loro vulnerabilità endogene ed esogene, e della loro transnazionalità intrinseca. 

Gli impianti, i sistemi, le infrastrutture di cui si parla sono sistemi complessi, iper-integrati ed in continua evoluzione ed innovazione, e rivestono un ruolo “critico”, nel senso della criticità delle conseguenze di un incidente, di un collasso o anche solo di un malfunzionamento. Per questo, è necessario garantire che essi siano progettati ed operati con caratteristiche molto stringenti di safety, security e resilience. Tali impianti, sistemi ed infrastrutture (sia hard che integrati con le loro sempre più presenti capacità intelligenti, che ne fanno dei complessi sistemi cyber-fisici) consistono di elementi interdipendenti e interconnessi, sia a livello nazionale sia trans-nazionale. 

D’altra parte, eventi incidentali tecnici e naturali, più o meno recenti, hanno mostrato che il nostro territorio, le infrastrutture critiche che lo attraversano per il trasporto di persone, beni e servizi (reti ferroviarie, reti autostradali, reti elettriche, reti gas, reti acqua, reti di telecomunicazione) e, di conseguenza, le nostre comunità sono molto vulnerabili. 

D’altra parte, in tutto il mondo negli ultimi anni si sono registrati molti eventi naturali (inondazioni, tempeste di vento e ghiaccio, incendi, tsunami, terremoti) che hanno generato veri e propri disastri con conseguenze drammatiche sulle popolazioni. Restando lontani da casa nostra, negli Usa, tra il 1980 e il 2017 si sono verificati 219 grandi disastri naturali legati a eventi meteorologici, per un costo di oltre 1.500 miliardi di dollari (e 700 morti nel solo decennio 2004- 2014). Nello specifico delle inondazioni, usando sofisticati modelli geo-idrografici e socio-economici, è stato stimato che negli Usa circa 40 milioni di persone sono esposte al rischio di gravi conseguenze (fatalità) causate da eventi di inondazione e che i potenziali futuri costi associati a tale rischio si aggirino intorno ai 1.000 miliardi di dollari. In Inghilterra, ci sono circa 5 milioni di proprietà e 1.000 siti infrastrutturali, esposti a rischio di inondazione. 

Inoltre si è osservato un aumento della frequenza di accadimento di tali eventi, particolarmente significativo negli anni 2000, che porta a una giustificata forte preoccupazione che il numero di questi eventi e la loro intensità possano crescere in maniera importante nel prossimo futuro, a causa del cambiamento climatico che sta avvenendo (indipendentemente da quale ne sia la causa). I presidenti delle Accademie Scientifiche Americane hanno sottoscritto all’unisono quello che tutti sappiamo, che “l’atmosfera e gli oceani si stanno riscaldando, la dimensione e la frequenza di alcuni tipi di eventi naturali estremi stanno crescendo, e il livello del mare sta salendo”. Il numero di morti e il costo dei danni causati da disastri di origine naturale continua a crescere. Studi relativamente recenti hanno mostrato che la numerosità e l’intensità delle inondazioni sono aumentate sensibilmente in Europa. Non a caso, l’Olanda ha modificato i suoi criteri di “prevenzione di inondazione” passando da richiedere a livello progettuale specifici limiti sui tassi di cedimento delle barriere protettive, a introdurre un livello di rischio sistemico locale e individuale del cittadino, con l’obbiettivo di coprire in questo modo anche gli eventuali effetti da cambiamenti climatici futuri (in particolare, in considerazione dell’atteso aumento del livello del mare e degli scarichi dei fiumi). 

Questi temi, e altri ad essi connessi, saranno al centro della conferenza internazionale Expotech Esrel 2020 – Psam 15 della European Safety and Reliability Association (ESRA) e della International Association for the Probabilistic Safety Assessment and Management (IAPSAM), che si terrà per la prima volta in Italia, a Venezia, dall’1 al 5 novembre 2020, portata da Enrico Zio, General Charmaine della manifestazione, professore al Politecnico di Milano e a Mines Paris Tech, vincitore dell’Humboldt Research Award, uno dei più prestigiosi premi alla ricerca conferito dalla Fondazione Alexander von Humboldt in riconoscimento dell’intero percorso accademico. Questo evento costituisce una grande opportunità per il Sistema Paese Italia, che ospiterà la più grande e importante conferenza scientifica sulle sfide che si devono affrontare e le soluzioni che si devono adottare per progettare e assicurare la sostenibilità̀ delle produzioni industriali e dei servizi, la sicurezza delle infrastrutture, delle persone e degli ecosistemi in cui viviamo. Una moltitudine di scienziati provenienti dalle migliori università del mondo e tecnici provenienti dai più competenti centri di ricerca, istituzioni e agenzie governative, aziende ed imprese, si confronteranno per proporre e illustrare soluzioni innovative e concrete per la valutazione e gestione dei rischi, e metodi per la previsione, anticipazione e gestione dei rischi e delle emergenze in condizioni di incidente, a supporto dei principali attori, operatori e responsabili delle decisioni in merito alle politiche e strategie associate. Il perimetro di competenza comprende i rischi naturali e tecnologici, comprensivi dei rischi industriali e infrastrutturali trattati in modo sistemico, olistico e completo negli aspetti di sicurezza, security (incluso cyber) e resilienza. 

Se l’obbiettivo di un governo rispetto ai rischi deve essere quello di prevenirli e di assicurare che la nazione sia preparata a fronteggiare situazioni inattese, nel senso di saper limitare le potenziali conseguenze e i danni provocati da un disastro e sapere rapidamente ristabilire condizioni di vita ammissibili, è allora necessario continuare a rafforzare e ulteriormente sviluppare le competenze su metodologie e strumenti di valutazione e gestione del rischio, per fornire informazioni ai decisori utili a formulare scelte di investimento adeguate a proteggere e rendere resilienti, territori, popolazioni, infrastrutture. 

Vulnerabilità e rischio sono concetti fondativi di solide metodologie di analisi e gestione razionale, basate su approcci strutturati, sistemici e sistematici che devono essere profondamente radicati nelle pratiche di protezione e resilienza dei territori, delle popolazioni e delle infrastrutture: questo è l’unico modo per poter cercare di identificare e comprendere le loro fragilità e i pericoli ai quali sono esposti, così da poter sviluppare proattivamente le soluzioni tecniche, tecnologiche e sociali per la loro protezione e resilienza. 

Viviamo in un mondo 4.0, fatto da sistemi e infrastrutture sempre più interdipendenti, “sistemi di sistemi” sempre più̀ complessi. Industria 4.0: robotica, droni, automobili a guida autonoma, realtà̀ aumentata e virtuale, dati e intelligenza artificiale, connettività̀ e 5G, città e sistemi intelligenti… lo sviluppo sostenibile e il funzionamento sicuro di questo mondo che stiamo costruendo nel presente e che lasceremo in eredità alle future generazioni, dipende dalla affidabilità̀ e sicurezza dei sistemi e delle infrastrutture che lo sosterranno: se li progettiamo e li gestiamo in modo che siano affidabili e sicuri, allora sarà un mondo davvero intelligente e sostenibile. 

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