Smentite le voci su Khamenei, ma la lotta alla successione è aperta: ecco chi sono i contendenti

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Dall’Iran giungono voci, per l’ennesima volta, sulla salute precaria della Guida Suprema Ali Khamenei. Nelle scorse ore, avrebbe addirittura trasferito i suoi poteri al figlio Mojataba. Secondo alcuni, Khamenei sarebbe addirittura morto – ma non sarebbe la prima volta che la sua morte viene annunciata e poi smentita – e si attenderebbe il passaggio di potere per l’annuncio ufficiale. Solo voci, riportate anche da media autorevoli, ma tali restano fino a conferma ufficiale.

Questi rumors ci permettono però di dedicare due parole a Khamenei padre e Khamenei figlio. Per quanto riguarda il primo, prima che qualcuno provi a riscriverne la biografia, va ricordato che si tratta di un leader arrivato al potere in modo illegittimo, e di una leadership caratterizzata dalla repressione. Va ricordato infatti che Khamenei, dopo aver ricoperto dal 1981 al 1989 la carica di primo ministro, è stato nominato Rahbar (Guida Suprema iraniana) nel giugno del 1989, pur non avendone i requisiti religiosi. Egli infatti non era ancora un ayatollah e l’Assemblea degli Esperti lo nominò successore di Khomeini solo su forti pressioni di Ali Akbar Rafsanjani, divenuto poi presidente dell’Iran, che disse di aver personalmente sentito Khomeini chiedere che fosse Khamenei a prendere il suo posto. Ovviamente, dietro la sua nomina, non c’era nulla di religioso (anche se per essere nominato Rahbar, Khamenei venne elevato in un baleno al grado di ayatollah). Era un mero scambio di potere tra uomini forti del regime, che mise definitivamente da parte il Grande Ayatollah Hossein Ali Montazeri, i cui requisiti religiosi erano perfetti, ma caduto in disgrazia per essersi permesso di criticare Khomeini. 

La leadership di Khamenei si è caratterizzata, come suddetto, per la repressione. Khamenei è stato colui che, con il contributo proprio di Rafsanjani e quello successivo di Ahmadinejad, ha appaltato buona parte dell’economia iraniana ai Guardiani della Rivoluzione, i noti Pasdaran. La mano dei Pasdaran, soprattutto per mezzo della holding Khatam al-Anbiya, è oggi ovunque, a cominciare dal settore delle costruzioni e finendo a quello della farmaceutica. In cambio, i Pasdaran hanno assicurato a Khamenei il potere, pur in mancanza di titoli religiosi. Lo hanno fatto attraverso la repressione violenta di ogni forma di protesta, a cominciare da quella degli studenti dell’Università di Teheran nel 1999, finendo a quelle contro la corruzione e l’aumento del prezzo della benzina nel 2019, passando per la violenta repressione dell’Onda Verde tra il 2009 e il 2011, con i leader di quel movimento, Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, ancora oggi agli arresti domiciliari senza alcun processo.

In politica interna, quindi, Khamenei ha promosso – sempre sotto il controllo dei Pasdaran – l’avvio del programma nucleare clandestino e di quello missilistico, che oggi minaccia addirittura il sud dell’Europa. Senza dimenticare il potere concesso all’unità speciale dei Pasdaran nota come Forza Quds, per anni comandata da Qassem Soleimani, il cui compito è quello di esportare la rivoluzione khomeinista nel mondo, ovviamente attraverso il terrorismo e il finanziamento dei peggiori gruppi jihadisti sia sunniti che sciiti. D’altronde, proprio Khamenei è considerato il principale traduttore in farsi di Sayyd Qutb, ideologo per eccellenza della Fratellanza musulmana.

In politica estera, ciò che ha caratterizzato l’era Khamenei è il suo odio contro Israele – condiviso dal suo predecessore Khomeini – che ha portato la Guida Suprema iraniana non solo a definire Israele un cancro, ma anche a stabilire una data entro cui lo Stato ebraico sarebbe sparito. Con tanto di orologio, piazzato a Teheran, che calcola i giorni e le ore che mancano alla cancellazione di Israele. Ovviamente, il tutto condito con un profondo antisemitismo e negazionismo, che ha portato Khamenei a negare l’Olocausto e a promuovere conferenze in cui i peggiori negazionisti presenti al mondo si sono riuniti per esprimere il loro odio verso gli ebrei. Il vero unico successo di Khamenei in politica estera è stato l’accordo nucleare con gli europei prima (nel 2003, con Rouhani negoziatore) e con gli americani poi (nel 2015, con Obama presidente Usa, il famoso Jcpoa). Per gli iraniani un vero e proprio successo considerato che, proprio mentre il regime rischiava di implodere per il peso della crisi economica e delle sanzioni, grazie all’appeasement occidentale, i clerici e i Pasdaran non solo riuscirono a restare al potere, ma anche a espandere il programma nucleare, quello missilistico e le milizie paramilitari al loro servizio.

Chi è Mojataba Khamenei? 
Questo, in grandissima sintesi, il non eccellente curriculum di Khamenei. Cosa sappiamo, invece, del figlio Mojataba? Sappiamo prima di tutto che è nato nel 1969 presso Mashad (come suo padre), nell’Azerbaijan iraniano. Secondogenito, ha studiato teologia a Qom, allievo tra gli altri dell’ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi, che è stato anche a capo della magistratura iraniana e in quanto tale si è fatto notare per le sue violazioni dei diritti umani. Mojataba condivide con suo padre il fatto di essere un clerico di medio livello, di preferire la politica alla teologia e di avere una passione per la repressione: nel 1999, ad esempio, Mojataba era a capo della milizia Basij quando fu preso d’assalto il dormitorio dell’Università di Teheran per reprimere la protesta dei coraggiosi studenti.

Nel 2005, Mehdi Karroubi – prima Speaker del Parlamento, poi divenuto leader dell’Onda Verde e ancora oggi agli arresti domiciliari, scrisse una lettera a Khamenei denunciando che proprio suo figlio Mojataba si era attivato dietro le quinte per falsare il risultato delle elezioni presidenziali del 2005, per portare al potere Mahmoud Ahmadinejad. Così come, nel 2009, proprio Mojataba ha giocato un ruolo centrale nell’organizzazione dei brogli che hanno portato alla rielezione di Ahmadinejad e alla conseguente repressione del movimento di protesta noto come Onda Verde.

Di Mojataba si sanno poche altre cose, ma assai interessanti. La prima è che è sposato alla figlia di Gholam Ali-Haddad-Adel, ex Speaker del Parlamento iraniano, noto per le sue posizioni ultraconservatrici. La coppia ha almeno tre figli (questo al 2017). La seconda cosa, ancora più importante, è che Mojataba gestisce l’enorme impero finanziario che Khamenei ha all’estero. Una holding nota come Setad, di cui si sa pochissimo, ma che secondo una inchiesta della Reuters gestisce un patrimonio dal valore di 95 mliardi di dollari.

I competitors
Basterà tutto questo a Mojataba Khamenei per farsi nominare nuova Guida Suprema? Sebbene l’Assemblea degli Esperti sia oggi un organo facilmente corruttibile e molto legato a Khamenei, non è detto che il figlio della Guida Suprema possa farcela. Ci sono altri candidati di livello, tra cui l’attuale capo della magistratura iraniana, Ebrahim Raisi, l’ex capo del Consiglio per i Diritti Umani Sadiq Larijani (ultimamente finito non a caso sotto accusa per corruzione, l’attuale presidente Hassan Rouhani (inviso però ai Pasdaran) e Hassan Khomeini, nipote di Rohuollah Khomeini, che gestisce il Mausoleo dedicato al fondatore della Repubblica Islamica.

I competitors quindi non mancano, anche se probabilmente Mojataba proverà ad usare le informazioni personali che ha in mano sui vari avversari per costringere l’Assemblea degli Esperti a nominarlo in un baleno ayatollah ed elevarlo poi al gradino più alto del potere. Oppure, potrebbe provare a portare su quel gradino qualche suo fedelissimo, per continuare a muovere i fili da dietro.

Ieri, sono arrivate da Teheran le prime smentite: Khamenei sta bene e lavora regolarmente. Se così fosse anche questa volta, avremo comunque colto l’occasione per ribadire chi è veramente Khamenei, capire qualcosa in più su suo figlio, principale candidato alla successione, su chi muove i fili del potere politico, militare e finanziario nella Repubblica Islamica. 

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