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Sui “congiunti” l’ennesimo pasticcio del governo Conte-Casalino: caos e invasione della sfera personale

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Quello dei “congiunti” è l’ennesimo pasticcio del governo nella gestione della crisi causata dal coronavirus. Sembrerebbe un’inezia ma un’inezia non è, perché rappresenta plasticamente l’incapacità comunicativa e politica dell’Esecutivo Conte, oltre che una certa tendenza autoritaria. In una settimana, infatti, Palazzo Chigi non è riuscito a fare chiarezza su chi siano i congiunti. Dalla conferenza stampa di domenica scorsa si sono susseguite voci, smentite e controsmentite, ma non si è ancora capito chi si potrà visitare. Sicuramente i parenti, probabilmente i partner e forse gli amici che però sabato sera fonti di Palazzo Chigi ritenevano “affetti non stabili”. A parte l’assurdità secondo la quale spetta al governo stabilire chi è un affetto stabile e chi non lo è, resta l’incertezza. Conte aveva sostenuto che dal 4 maggio non ci sarebbe stato un liberi tutti. Ma se i congiunti oltre ai parenti sono amici e fidanzati si assisterà proprio a quello che l’Esecutivo aveva provato a scongiurare.

Le vie percorribili da Conte, in vista della graduale riapertura, erano sostanzialmente due: impedire per altre due settimane le uscite extra-lavorative e legate ai beni di prima necessità, o ristabilire la libertà di movimento, a patto del mantenimento delle norme del distanziamento sociale e delle precauzioni igienico-sanitarie. La scelta dei congiunti rappresenta invece la solita via di mezzo tipica del contismo, che lascia più dubbi che certezze e che richiede la presenza dello stesso Conte per sbrogliare una matassa appositamente creata. Un circolo vizioso che innesca anche un pericoloso percorso che rovescia la gerarchia delle fonti: le FAQ che devono interpretare i Dpcm che a loro volta devono essere chiarificate dalle veline di Palazzo Chigi. Un processo che, come si vede, necessita del duo Conte-Casalino per essere portato a compimento.

Con questo intricato sistema, tra l’altro, il governo riesce facilmente a inserirsi nella vita degli italiani, stabilendo la natura delle loro relazioni personali. Una pesante violazione della sfera individuale che viene praticamente invasa da uno Stato che si ritiene in diritto di giudicarne l’intimità. Un modo di agire che, ancora una volta, non sorprende vista la propensione di Conte a “concedere” diritti e libertà. Come sottolineato chiaramente dal sindaco di Roma Virginia Raggi, che in una sfortunata clip ha definito la riapertura dei parchi come una “concessione” di Palazzo Chigi, che dovremmo addirittura dimostrare di “meritarci”. Anche in questo caso lo Stato educa i suoi sudditi come un padre che eroga premi e punizioni. Bastone e carota per i cittadini, che qualcuno crede debbano essere rieducati più che serviti.