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Sul coronavirus le fake news sono quelle di Pechino: i rischi della globalizzazione alla cinese

Zuppa di Porro: rassegna stampa del 15 dicembre 2019

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Com’è noto, quello delle fake news è un terreno minato. E se, in particolare, si riferiscono alla Cina, occorre prestare attenzione doppia considerata l’assoluta mancanza di trasparenza del governo di Pechino.

Su Atlantico Quotidiano sono stati pubblicati molti articoli su questo tema, e i suoi lettori hanno avuto quindi modo di capire che, quando c’è di mezzo la Repubblica Popolare, non si può mai essere certi di nulla.

Per un lungo periodo, ad esempio, è stata classificata come fake l’ipotesi dell’origine artificiale del virus causa della pandemia di Covid-19 che ha coinvolto il mondo intero. A un certo punto diventò pressoché impossibile parlarne. Si doveva accettare la versione ufficiale di Pechino, secondo la quale il virus ha avuto origine nel mercato degli animali selvatici di Wuhan. Principali indiziati i pipistrelli, ma un ruolo fu attribuito pure ai poveri pangolini.

In realtà, molti servizi di intelligence occidentali sapevano da tempo che l’origine della pandemia andava invece rintracciata nei laboratori di Wuhan, dove venivano condotti esperimenti su vari tipi di coronavirus in assenza di condizioni di sicurezza accettabili.

Ciò che ancora non si sa con precisione è se si sia trattato di un incidente fortuito, oppure se tali esperimenti venissero condotti per scopi militari, vale a dire per elaborare nuove strategie di guerra batteriologica. Eppure c’erano segnali allarmanti. Nel mese di settembre del 2019, nel corso delle olimpiadi militari tenutesi proprio a Wuhan, vennero sperimentati metodi di difesa da un coronavirus.

Ma non se ne poteva parlare, gli articoli venivano censurati e i post – quando andava bene – rimossi. Il problema, a quel tempo, era che sull’argomento continuava a insistere Donald Trump, e tanto bastava per ribadire di essere in presenza di una clamorosa fake news.

Con l’avvento alla Casa Bianca di Joe Biden il vento iniziò a cambiare. Persino il virologo principe degli Stati Uniti, Anthony Fauci, che aveva sempre contrastato Trump, ha nel frattempo cambiato opinione, insistendo sulla necessità di capire una volta per tutte cos’è davvero accaduto a Wuhan. E il cambiamento, è lecito pensare, si deve al fatto che Fauci è in maggiore sintonia con il nuovo presidente (mentre era assai critico nei confronti del suo predecessore).

Intanto, si è fatta più prudente anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che prima accettava la versione ufficiale cinese senza fiatare. Per non parlare di molti politici europei, desiderosi di non compromettere gli intensi rapporti economici e commerciali con la Repubblica Popolare.

Basti pensare all’entusiasmo con cui il nostro ministro degli esteri, Luigi Di Maio, incoraggiò la firma assai precoce del progetto di Xi Jinping della “Nuova Via della Seta”. Pure lui, adesso, è diventato molto prudente e disposto ad accettare i caveat provenienti da Washington.

Insomma, non bisogna mai dare per scontato che una presunta fake news sia davvero falsa. Facendolo, si rischia di compromettere una carriera politica. Anche se ciò non è avvenuto per il ministro degli esteri italiano, dimostratosi abilissimo nel compiere giravolte repentine.

Riusciremo mai a scoprire la verità circa la diffusione del virus? Chi scrive ne dubita. L’opacità informativa dei cinesi è ormai proverbiale, né pare che i leader del Partito comunista si pongano quesiti di tipo etico.

In realtà, Xi Jinping sta perseguendo il suo sogno di egemonia globale. Ha buon gioco nel legare a sé i Paesi in difficoltà economiche, concedendo generosi prestiti che, non potendo essere restituiti, danno vita alla “trappola del debito”.

Chi scrive rammenta di aver sentito spesso – durante un soggiorno a Pechino – i colleghi cinesi parlare di “globalizzazione giusta”. Era il momento in cui Xi faceva la figura del liberista a tutto tondo, lasciando a Trump il ruolo di bieco sovranista. Tuttavia la globalizzazione, per i cinesi, è “giusta” nella misura in cui favorisce i loro interessi. Europa e Usa ormai hanno capito quanto sia difficile districarsi dall’abbraccio economico, finanziario e commerciale di Pechino, un abbraccio che minaccia di diventare mortale.

Le menzogne sull’origine della pandemia dovrebbero indurre tutti ad essere molto cauti nello stringere accordi con un regime autoritario al massimo grado come quello cinese.

Rammentando, tra l’altro, che anche la pretesa sconfitta definitiva del virus nella Repubblica Popolare è una fake news. Lo dimostra il fatto che la pandemia sta riesplodendo nella metropoli di Guangzhou (la vecchia Canton), inducendo le autorità a proclamare un nuovo e drastico lockdown.