Finalmente si gioca a carte scoperte. Da ieri risulta più facile provare a comprendere i motivi del vero e proprio killeraggio, apparentemente insensato, ai danni del vaccino AstraZeneca da parte di governi e autorità sanitarie Ue. Stop-and-go, allarmismi, caos comunicativo che hanno portato, nei Paesi dove ancora viene somministrato, come in Italia, ad un alto tasso di rinunce da parte dei cittadini (ai quali, come vedremo, senza pudore si imputa persino di essere ignoranti e inseguire refoli complottisti).
Ebbene, ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato un accordo con Pfizer-BioNTech per l’anticipo della consegna di 50 milioni di dosi dal quarto al secondo trimestre 2021. Ciò significa che 50 milioni di dosi attese a partire da ottobre cominceranno ad arrivare già da questo mese. Benissimo.
Sempre la Von der Leyen ha inoltre annunciato che la Commissione ha ottenuto dai governi Ue il via libera a negoziare con Pfizer un nuovo accordo per il 2022 e il 2023 che prevede l’acquisto di 900 milioni di dosi e l’opzione per altre 900, per un totale di 1,8 miliardi. Benissimo.
Fonti italiane qualificate, citate dall’agenzia Ansa, spiegano che l’orientamento prevalso nell’Ue è quello di affidarsi ai vaccini a mRna, che verrebbero preferiti a quelli a vettore virale per alcuni rarissimi casi di trombosi segnalati.
Sarà una coincidenza, ma non appena i vaccini di AstraZeneca e Johnson&Johnson sono stati messi praticamente fuori gioco, Pfizer ha alzato il prezzo del suo vaccino, per l’Ue, da 12 euro a 19,50 (7,50 euro in più a dose, un aumento del 60 per cento) con decorrenza dal 2022. E la Commissione, vista l’offertona, si è subito precipitata a negoziarne l’acquisto per il prossimo biennio (il conto per 1,8 miliardi dosi sarebbe di circa 36 miliardi). Stavolta evidentemente senza badare a spese, essendo rimasta scottata dall’aver tirato sui prezzi dei vaccini per il 2021, con i risultati che abbiamo visto tutti.
Ma nel prossimo biennio produzione e componenti delle dosi Pfizer-BioNTech saranno basati tutti in territorio Ue. Sovranismo vaccinale, benissimo. Peccato che il sovranismo sia quello tedesco, infatti va a tutto vantaggio di una sola azienda – tedesca – e gli impianti di produzione sono collocati quasi tutti in Germania e Olanda, i Paesi che per primi e con maggiore determinazione hanno alimentato dubbi e sospetti sulla sicurezza di AstraZeneca. Prima del rilascio dei vaccini destinati all’Europa, riporta Camilla Conti (La Verità), Pfizer-BioNtech fa testare ogni lotto dall’Istituto federale tedesco per i vaccini “Paul Ehrlich”, lo stesso che a marzo ha innescato il primo blocco di AstraZeneca in tutta Europa.
Ora, consapevoli che sui vaccini la competizione, sia geopolitica tra gli stati, sia commerciale tra le case farmaceutiche, è serratissima, e senza scivolare in letture complottiste, ma nemmeno ciechi davanti agli enormi interessi in gioco, qualche domanda occorre pure porsela. Non è che abbiamo troppo sbrigativamente ascoltato qualche suggeritore interessato? I casi di gravi reazioni avverse dopo la somministrazione di Pfizer sono stati indagati con la stessa solerzia con la quale sono stati esaminati i rarissimi casi di trombosi dopo AstraZeneca?
È stato correttamente presentato alla popolazione il rischio di incorrere in questi eventi paragonandolo ai rischi che si corrono con altri farmaci in circolazione o addirittura attività comuni come un viaggio in aereo? Al 4 aprile sono stati segnalati 222 casi a fronte di 34 milioni di dosi AZ somministrate. Vale a dire circa 6,5 casi per milione (lo 0,00065 per cento). Il nesso causale non è stato ancora dimostrato e si tratta, ricordiamolo, di un vaccino che nel frattempo è stato somministrato ad oltre 20 milioni di britannici. Il 7 aprile scorso l’ente regolatore di Londra ha parlato di 79 casi segnalati, di cui 19 fatali, di coaguli del sangue in forma rara, ossia trombosi venose cerebrali o trombosi associate a mancanza di piastrine, su 20 milioni di dosi, dunque 4 casi per milione.
Guarda caso, i vaccini fatti fuori sono i meno costosi, quelli con una maggiore efficacia già dopo la prima dose (J&J è addirittura monodose), quelli a vettore virale (tra cui anche l’italiano ReiThera, simile a quello di Oxford), la tecnologia tradizionale quindi anche più conosciuta. I vaccini a mRna si stanno dimostrando efficacissimi. Ma hanno, o avevano, un difetto: il costo. Relativo, cioè del tutto sostenibile, finché si tratta di uscire più in fretta possibile dall’emergenza che stiamo vivendo. E infatti, a ragione, è stato rimproverato all’Ue di aver avuto il braccino corto nei suoi primi acquisti.
Ma non dimentichiamo che il business dei vaccini anti-Covid non si esaurirà con il cessare dell’emergenza sanitaria, perché già si parla di richiami annuali, come per i vaccini anti-influenzali, per le fasce di età più avanzate, se non per quasi tutta la popolazione. Dunque, stiamo parlando di un business che è solo all’inizio. Ed è ragionevole supporre che a regime, con il passare dei mesi, e a livelli di efficacia paragonabili, il fattore prezzo possa diventare decisivo. Per i vaccini a mRna la concorrenza di quelli a vettore virale, altrettanto efficaci ma a costi molto inferiori, avrebbe potuto farsi molto agguerrita.
Insomma, per lo meno il dubbio che Pfizer sia stata più brava a “spingere” il suo prodotto, e che la Germania sia riuscita a far fuori il vaccino di produzione britannica a vantaggio di quello prodotto da un’azienda tedesca e in gran parte in territorio tedesco, lasciatecelo nutrire.
La decisione della Fda e del Cdc americani di raccomandare la sospensione di Johnson&Johnson per 6 casi di trombosi su 6,8 milioni di somministrazioni è stata duramente criticata in una nota dall’ex presidente Trump. “L’amministrazione Biden ha reso un terribile disservizio alle persone di tutto il mondo”, “i risultati di questo vaccino sono stati straordinari ma ora la sua reputazione sarà messa in discussione in modo permanente”. E l’ex presidente ha parlato esplicitamente di “motivazioni politiche” dietro a queste decisioni, forse “l’amore della Fda per Pfizer“, “i loro amici alla Pfizer l’hanno suggerito”, ricordando come la Fda abbia dato l’annuncio dell’approvazione del vaccino Pfizer “due giorni dopo le elezioni presidenziali”. “Non gli piacevo molto perché li ho pressati molto forte”.
Questo grande gioco è già costato alle campagne vaccinali Ue ritardi probabilmente di settimane, se non mesi, quantificabili anche in termini di vite umane, perché gli anticipi delle dosi Pfizer non andranno a colmare del tutto il vuoto lasciato dalle limitazioni o addirittura dallo stop totale di AstraZeneca e Johnson&Johnson.
Né va dimenticato che la decisione Ue di puntare sui vaccini mRna e abbandonare AZ e J&J a partire dal prossimo anno arriva nel bel mezzo di una campagna vaccinale che richiederà ancora mesi prima di essere completata e per la quale l’uso di questi due vaccini è ancora determinante. Quale sarà la reazione dei cittadini a cui verranno comunque proposti, sapendo che l’Ue non li acquisterà più?
In Italia in particolare, il killeraggio di AstraZeneca ci sta costando tassi di rinuncia dal 20 al 70 per cento, azzoppando una campagna vaccinale non ancora decollata.
E il nostro governo ha avuto la faccia tosta di prendersela con i giovani “furbetti” che saltano la fila – un caso inesistente, come abbiamo già dimostrato – o addirittura con i cittadini, colpevoli di dare retta ai “complottisti”. Beh, i primi complottisti no-vax in questa vicenda sono stati proprio i governi e le autorità sanitarie.
Qualche giorno fa, il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio ammetteva, in una intervista a Repubblica, che uno dei problemi della campagna vaccinale è che molti cittadini non si prenotano: “Un pezzo di Paese ascolta ogni sussurro complottista“. Veramente troppo, c’è un limite anche alla mistificazione. Tra governi Ue e agenzie del farmaco hanno fatto di tutto per minare la fiducia in AstraZeneca, e ora se troppe persone non si prenotano è per i “sussurri complottisti”… Non sarà, forse, per le informazioni confuse e contraddittorie che ricevono dalle istituzioni?
Proprio ieri, il “sussurro complottista” è arrivato addirittura dal commissario per l’emergenza Figliuolo, quando ha osservato che mai “si sono iniettate in pochissimo tempo decine di milioni di dosi di vaccini senza saperne l’esito se non quello sperimentale”. E gli irresponsabili che non si fidano a vaccinarsi sarebbero i cittadini?
È la conferma che la ricerca del capro espiatorio è stata la cifra della comunicazione pandemica dei governi italiani per scaricare le colpe dei propri fallimenti. Come il Governo Conte, quando provava a scaricare sui cittadini la responsabilità della risalita dei contagi e delle necessarie chiusure (la caccia al runner, la movida, etc…), così il governo attuale prova a scaricare le sue evidenti responsabilità nei ritardi della campagna di vaccinazione, prima sulle categorie alle quali il governo stesso ha assegnato la priorità, se non l’obbligo di vaccinarsi, a prescindere dall’età, poi sui cittadini che non si prenotano facendosi abbindolare dai “complottisti”.