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Superata la soglia di uranio arricchito, lo schiaffo di Teheran a Lady Pesc Mogherini

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Neanche il tempo di vantarsene sul suo blog personale, che la Mogherini riceve uno “schiaffo simbolico” da parte del regime iraniano. Già, perché nelle stesse ore in cui da Bruxelles la Lady Pesc scriveva di aver avviato il meccanismo Instex per continuare gli scambi con Teheran, a Teheran si decideva di rompere definitivamente con l’accordo sul nucleare, il JCPOA, e di aumentare la produzione di uranio arricchito al 3.67 per cento oltre la soglia dei 300 chilogrammi (quanto stabilito nell’Accordo di Vienna del 2015).

Fa sorridere perché, proprio per giustificare il suo impegno in favore dell’Instex, la Mogherini scriveva che si trattava di “un annuncio importante per la difesa dell’accordo sul nucleare”. Peccato che in Iran questo annuncio importane è stato valutato, citiamo un diplomatico iraniano, “come una bella macchina senza benzina”. Peggio, il procuratore generale dell’Iran, Mohammad Jafar Montazeri, lo ha definito una “nuova cospirazione contro la Repubblica Islamica”.

Ovviamente, e non stupisce, dopo l’annuncio iraniano di aver superato i 300 kg di uranio arricchito al 3.67 per cento, dall’account Twitter della Mogherini o da quello dedicato all’Azione Esterna dell’Ue, non è partito neanche un tweet di condanna o di commento. Non c’è da stupirsi: è solo l’ennesimo silenzio che si aggiunge agli innumerevoli silenzi passati. Così come la Mogherini non ha mai trovato nulla da commentare davanti ai continui test missilistici iraniani con vettori capaci di trasportare ogive nucleari, non ha trovato nulla da dire in merito neanche quando, a condannare questi test, non sono stati i cattivi sionisti, ma gli ambasciatori all’Onu di Francia, Germania e Gran Bretagna, che definivano quei test missistici come una violazione della risoluzione 2231.

Peggio, la Mogherini non ha avuto nulla da dire quando – intervistato dalla tv iraniana – il capo dell’Agenzia atomica iraniana (ed ex ministro degli esteri), Ali Akbar Salehi, ammetteva candidamente di aver ingannato la comunità Internazionale, acquistando pezzi di ricambio per l’impianto nucleare di Arak illegalmente e inviando fotografie false della calandra del reattore ad acqua pesante riempito di cemento, come richiesto dall’AIEA (foto modificate con Photoshop). Ribadiamo: affermazioni fatte da Salehi alla tv iraniana e non diffuse da “intelligence occidentali”.

Il JCPOA non è morto con il ritiro americano, tantomeno con il superamento della soglia dei 300 kg di uranio al 3.67 per cento da parte iraniana. Il JCPOA è morto poco dopo essere nato ed è stato tenuto in vita solamente dalle fette di prosciutto negli occhi dell’amministrazione Obama, del direttore dell’AIEA Amano e della Lady Pesc Mogherini, totalmente disinteressati al merito della questione nucleare, ma unicamente orientati a provare a giustificare un Nobel vinto senza fare nulla o a provare a vincerne uno, preferendo dialogare con i regimi fascio-islamisti, piuttosto che con i Paesi democratici alleati. Punto.

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