Gentili signore e signori, va ora in onda: I Sussiegosi, programma dell’accesso su quelli che pigliano tutto e soprattutto loro stessi così maledettamente sul serio che se per caso (per caso??) passano davanti allo specchio, lo specchio esplode in schegge. I Sussiegosi, alias quelli che se la tirano, con la fotina da rotocalco col dito che preme sulla faccia severa ma, se non stanno attenti, gli sfonda una narice, sono quei bei tipini fini che si agitano da sussiegosi ossessi, fanno un shake d’ogni fake, ‘na traggedia d’ogni farsa, un allarmi! d’ogni sospetto, sono color che son sospesi nella tensione de rompe li cojoni, vanno sempre ai materassi, se scrivi qualcosa per conto tuo sul tuo profilo medesimo di persona personalmente incombono come la morte perché non je la fanno, non si tengono, sempre col ditino alzato, lo sguardo acuto pronto e fiero, la pelata recriminatoria, la controbarbetta petulante, il tono ammonitore. Contano tutti i puntini, fanno tutte le pulci, correggono tutte le virgole (son cattedratici all’Accademia della Pippa), gli è sconosciuta qualsiasi leggerezza, sono allergici ad ogni (auto)ironia, sono idiosincratici verso qualsivoglia cazzeggio, sono paranoici che vorrebbero regolare il pianeta con tutti i sette miliardi e mezzo che contiene tarandoli sulla mentalità distopica, bisbetica, tipica di chi non prova niente per nessuno ma idolatra la realtà apparecchiata, i posti assegnati, il mondo-Lego a mattoncini, l’algoritmo morale, la procedura uber alles, il Politburo come suprema forma democratica, il politicorretto come suprema forma dementis.
Il Sussiegoso, per cominciare, è un Esagerato. Con la maiuscola. Così come, con la maiuscola, scrive, e perfino pronuncia, concetti quali: la Bellezza. La Bellezza come noumeno, entità autoregolante, categoria kantiana e stupore del verdoniano Mimmo al cospetto della Sorca, la Bellezza che sgorga dai Bei Pensieri, dalle Belle Persone, dalle Belle Parole, dai Musei, dalle Gallerie, dai Libri, ma quelli belli, dai Dischi, ma quelli giusti. La Bellezza, che salverà il mondo, che nutrirà il popolino e il popolaccio, e che sempre, pervicacemente, qualche nazista della società dello spettacolo vuol negare, velare, impedire, perché come dicevano Debord, e Baudrillard, e Adorno e Marx (Carlo, Groucho o Chico?) e… e… e… (a piazèr, come i crauti della Vitti, però tutti maiuscoli, per la Madonna), il disegno perverso del protopostcapitalismoglobalsovranista è precisamente quello di lasciare i cittadini nelle tenebre della loro incolpevole ignoranza. Che poi i lumpenvisitatori nei musei non ci entrino manco a pagarli, che preferiscano un pogo feroce a 40 gradi quando sbarca un calciatore all’aeroporto, e soprattutto che siano piaccia o spiaccia nel pieno diritto di preferire quel che preferiscono, tutto ciò non sfiora il Sussiegoso, neanche di gomito.
I Sussiegosi, quando premiano un genio, anzi un Genio, della Scienza e della Matematica, si sdilinquiscono con un sussiego da Oscar, però anche partono in gnagnisteo da prefica perché questo Paese non li merita, pieno di rassisti fassisti sessisti com’è; d’altra parte loro, i Sussiegosi, sanno, sentono di far parte della stessa Famiglia, per osmosi sono un po’ genii anche loro per via dei Libri, dei Dischi, delle Recite, delle Zuppe di farro assimilate negli anni, per non dire dei loro figli, ah!, sapeste che precoci! (e qui l’intonazione assume sfumature da Francesca Bertini aggrappata al tendaggio), non perché sono i figli loro, sia chiaro e democratico, ma è proprio che son bennati, con la genialità incorporata, sono ogm, organismi genialmente metabolizzati, certo l’Educazione ha il suo peso ma insomma buon Sangue non mente, la Quercia fa la Ghianda, si semina bene dove il terreno è fertile, eccetera. Tutto con gran sussiego, attenzione, con quella degnazione, sì, siamo tra esseri superiori, ma restiamo snob.
I Sussiegosi, inoltre, son di quei Savonarola laici che, risalendo alle estreme conseguenze, colgono la dannazione del vivere, dunque del peccare cattolico, negli atti più innocenti, fisiologici, urgenti. Caschi in un programma pomeridiano sulla Radio 3 della Rai, c’è un dibattito farneticante per il quale ci si interroga se a farsi una doccia, insomma a darsi una sciacquatina alle gioie nascoste dopo una giornata torrida, non ci si renda complici del riscaldamento globale, che ovviamente ruggisce, e dunque dove sta il confine tra libero arbitrio e pianeticidio?, e inesorabilmente, “il problema è politico”, e fatalmente, attenzione, la responsabilità è collettiva, però personale, però Trump, però occhio a come si vota; però merda. Una litania talmente demodé, talmente 1977, 1968, 1871, 1848, che uno altro che doccia, cerca subito il primo mare disponibile e ci si sfiamma dentro come una sbarra d’acciaio temperato.
I Sussiegosi trovano di che indignarsi come respirano: è un mondo difficile, dappertutto sperequazioni e soprattutto offese alla Poesia, signora mia, e così gessetti, palloncini, cover di “Imagine”, magliettine vermiglie non bastano mai. Per esempio, se qualche imbecille gioca al tiro al bersaglio uber alles, e tra le vittime c’è pure una giovane atleta di colore, fermi tutti, si deve scendere: è senza dubbio un-frutto-avvelenato-del-clima-che-è-cambiato, senonché questa volta il riscaldamento ha un nome ben preciso, all’anagrafe fa Holocaust Salvini. Ci si mette anche l’interessata, che all’inizio ci va cauta ma poi, travolta da un insolito uovo nell’azzurro mare di Twitter, si scatena con la empia trimurti, “razzismo-sessismo-fascismo” e finisce per crederci, “sicura al 120 per cento” (di meno pareva poco), fino a quando un giudice, dati causa e pretesto e le attuali conclusioni, non finisce per escludere la matrice etnica. Cosa che dovrebbe venire salutata con sollievo e invece i Sussiegosi, gementi e piangenti come Carolina Crescentini, non sono convinti, cercano casi paralleli, li mettono in fila, come si fa a dire che il razzismo non c’è? D’accordo: solo che sarebbe meglio cercarlo dove sta, non nella “narrazione” che poi torna indietro come un boomerang da Commedia all’Italiana: i protagonisti qua eran tutti piddini, vittima, tiratori, genitori, una frittata fatta in casa. “No, no e no!” pestano i piedi i Sussiegosi: “Noi abbiamo comunque ragione, perché noi, che vogliamo un mondo di uguali, siamo moralmente superiori!”. (per amor d’equità, anche quelli che non si stancano di cinguettar casi di migranti che delinquono, sono patetici, sia pur senza sussiego)
A proposito di farse d’importazione, la cronaca registra un’altra sconfessione clamorosa, quella di quanti, e/o quante, pitturavano il regista Fausto Brizzi come un Landru, un Barbablù di Cinecittà: mesi di sputtanamento, olè, poi un giudice, anzi una giudice, anzi una giudicia, una giudicessa, fate un po’ voi, sancisce: vero niente, il fatto non sussiste. Uno a questo punto s’aspetterebbe che la pletora di giustiziere nel nome della lotta al sessismo fassismo rassismo andasse lievemente a ranare: macché, eccole tutte lì, le metoo del pomeriggio, le autocandidate a tutto che sdottoreggiano ai talk da scosciata, ieri ce n’era una irriducibile, catafratta alle sue stesse stupidità: “Beh, intanto bisogna vedere…” (vedere cosa? Un giudice ha escluso le accuse). “Eh, si fa presto a dire…” (a dire che? Si fa presto ad accusare ad minchiam, se mai). “Intanto bisognerebbe capire chi è Brizzi” (tradotto: comunque è un porco, qui lo insinuo e il resto mancia). “Ah, certo, adesso le donne sono tutte mitomani, si fanno pubblicità, rovinano la gente per fare carriera: allora lo vedete che siete sessisti” (vittimismus mirabilis infantilis: si chiama cascare sempre in piedi ad onta della decenza). “Uh, ma lo sapete che una dddonna (duro, massiccio e trepidoso, come i pacifisti quando scandiscono: ggguerra) ha solo sei mesi per denunciare altrimenti scatta la prescrizione?” (casomai la decadenza, comunque è tutt’altro paio di maniche, e magari pure di mutande). Fino al climax, che, naturalmente, non può che essere: “Volete provocare, siete rosiconi”, e qui siamo alle ultime grida dalla Saviana.
I Sussiegosi fanno appelli, sono firmajoli da polso slogato, preferibilmente chiamate alla armi ad alto tasso di odio in nome dell’amore, alla censura in nome del pluralismo, al razzismo antropomorfo in nome dell’antirà e antifà, s’invitano, ma poi non accettano, sui barconi, sui carghi battenti bandiera liberiana, nei giardini incantati (qui accettano), nei litorali esclusivi, dove non tollerano migranti nemmeno dipinti, e, con molto sussiego, carburano a Libri, Dischi, Sacre Rappresentazioni e Apericene Bioparche senza efferate cannucce di plastica, solo terracotte e ciotole riciclabili dei nativi andini, però lo stesso sempre con un’ombra di preoccupazione sul volto per tutti quei condizionatori che, in tutto il mondo, si uniscono nell’aggravare la salute di Madre Terra cospirando contro gli accordi di Parigi. Che fare? Beh, dipende: se il popolaccio ha caldo, dategli dei ventagli di carta riciclata. Quanto a loro bennati, soccorrerà l’eterna saggezza dei gesuiti, che tra l’altro vanno di moda: nisi caste, caute. Dopodiché vanno a fare il Bagno di Mezzanotte, perché anche loro un cicinin di relax se lo meritano, Cristo Santo, loro Sentinelle del Sussiego, loro Avanguardie della Modernità Sostenibile, loro profeti a dorso di auto elettrica, loro che col Pallottoliere in Regalo di Repubblica perdono serate a calcolare la percentuale biologica diffusa di rassismo sessismo fassismo bisognosa di lattepiù e cura Ludovico e, già che ci sono, s’infilano il camicie Rosso Original, che sul Rolex ci fa sempre la sua Porca Figura.