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Toccato il fondo: il Palazzo si blinda mentre i cittadini annaspano, rinchiusi e sottomessi

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Quando hai toccato il fondo, comincia a scavare. Hanno inventato pure i responsabili in prestito, a pendolo, a tassametro. La cosa in certo modo sconcertante è che non si mascherano, non si vergognano affatto, il rompete le righe è compiuto, il si salvi chi può ingovernabile. Ma tutto pur che non si voti! Si vedono e si sentono cose turche: figuranti a Palazzo Madama e all’Ariston, dire per disdire, subito, a volte nella stessa dichiarazione e su tutto un insopportabile tanfo di tariffa, di prostituzione neanche virtuosa. La fine di ciò che rimane – poco, pochissimo – di una civiltà avanza spedita e nel fondo da scavare c’è chi prospera e si muove con disinvoltura. Costoro si schiudono come le primule al sole, si offrono.

Le primule, a proposito: abbiamo appreso che quelle per i comprensori vaccinali “le ha disegnate Arcuri, ma gratis”. Ora si spiega tutto. Ma i comprensori non ci sono, dei milleduecento promessi ne faranno, se va bene, una ventina e sovvenzionati dai cittadini: non è politicamente miserabile, non è oltre l’indecenza? Ma se il supercommissario dei superflop avanza una proposta così, è segno che si aspetta un riscontro e non mancheranno i fanatici disposti a scucire. Gente, non a caso, della sinistra danarosa, che, vai a capire come, più tuona contro le disuguaglianze e le evasioni fiscali e più prospera. Praticamente Arcuri dice: vi facciamo le prigioni per immunizzarvi e le pagate voi. Siamo oltre la Cina, siamo alla Corea del Nord.

Ma neppure i sieri arrivano, ennesima dafaillance dell’Unione europea provvidenziale. Non contento, il governo fantasma apparecchia una nuova mazzata sugli immobili: il Paese è ribaltato, il celebre attacco di Giorgio Bocca a Vigevano, “fare soldi per fare soldi per fare soldi” potrebbe essere aggiornato come segue: pagare per pagare per pagare.

Le stesse cronache dalla crisi manicomiale fanno rabbrividire, responsabili e costruttori usano un linguaggio da malavita, da balordi: “Hanno provato a fotterci”, “io a quello lo faccio fuori”, “ma questi dove c…. credono di andare?”. Stupisce, ma non troppo, che Mattarella accetti tutto questo ma forse, da politico vaccinato, si rende conto meglio di altri che la situazione è degenerata e va semplicemente accompagnata, con dolcezza, al suo epilogo; che poi sia la cinesizzazione o la grecizzazione, per il Paese non fa gran differenza. All’inizio si poteva anche credere, con molta buona volontà, con molta ingenuità, alla inadeguatezza di un pugno di disperati; dopo un anno di disastri viene, forte, bruciante, il sospetto di una programmazione meticolosa in ossequio a certe cancellerie, a certe istituzioni sovranazionali. E sarà pure complottismo, ma come altrimenti motivare un anno di figuracce, di oscenità, di impoverimento esponenziale? Come interpretare l’indifferenza dei partiti di sinistra per le centinaia di migliaia di attività distrutte, e di più ancora all’ultimo miglio? Ci sono cose che francamente non si riescono a capire e delle quali ci si può solo limitare a prendere atto.

Il Festival della canzonetta che s’ha da fare a qualunque costo e a qualunque prezzo, perché la Rai non può rinunciare a trenta o quaranta milioni di pubblicità mentre il resto della filiera culturale, teatri, musei, sale da concerto rimane serrato ad ammalarsi di muffa e di silenzio; le scuole che bene o male ripartono laddove l’intero circuito dei servizi socioassistenziali è fermo, impotente. Ma perché mai le strutture per i più deboli, i più abbonati alla solitudine e alla alienazione, non possono più funzionare, condannando gli ultimi a una disperazione irreversibile? Poi tocca leggere di reparti di contenzione che scoppiano, di suicidi e atti di autolesionismo in esplosione. Sono queste le cose che premono e sono queste le cose di cui non si parla.

Ma è da come un Paese reagisce alla sua disperazione che si capiscono le riserve disponibili: umane, sociali, collettive. A questo punto, più ancora della dignità, è la coesione che sembra mancare, nel generale ciascuno per sé e Dio per tutti. Brutto, bruttissimo momento anche perché l’informazione di regime fa orecchie da mercante, tace sui disagiati, è fatta in larga parte di Arlecchini pronti a seguire, a motivare qualunque voltafaccia, qualunque contorsione. Ne deriva, oltretutto, un drammatico peggioramento qualitativo. Ieri il Corriere, in fama di prima testata nazionale, ipotizzava in un titolo “un governo techno” per uscire dalla crisi. Tipo un rave party. Credevamo di averle viste tutte nell’arco di un Dopoguerra di governi anche impresentabili ma pare proprio che ogni nuovo regime faccia rimpiangere il precedente. Adesso torna in auge l’ammucchiata, la grosse koalition che è se mai grasse, avanti tutti insieme fin che c’è da spolpare l’osso, chiamato Recovery Fund.

Il distacco tra Palazzo che si blinda e cittadinanza rinchiusa, sottomessa e totalmente alla mercé degli eventi è peggio che abissale, è galattico. Quando hai toccato il fondo, comincia a scavare e non fermarti. Troverai sempre qualcosa, anche se somiglia sempre più a resti dissotterrati dai cani.

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