Tra Jovanotti e Veltroni: la retorica vuota delle Sardine ad “Amici”

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Tanto rumore per nulla. Il discorso sull’odio delle sardine alla trasmissione tv “Amici”, che aveva generato un vespaio di polemiche tra gli stessi militanti del movimento, ha seguito il solito copione. Fiumi di retorica, poca sostanza ed un’eccessiva celebrazione mediatica per una prestazione che non ha nulla di significativo. Gli interventi di Mattia Santori, Lorenzo Donnoli e Jasmine Cristallo, in effetti, non hanno presentato nulla di nuovo, se non la solita narrazione. La bellezza che vince sull’odio, la paura che può essere un motore di mobilitazione e infine che, sì, serve sperare. Insomma, il testo di una canzone di Jovanotti, mischiato con alcuni dei tòpoi della sinistra movimentista: la partecipazione, i diritti e la bellezza di veltroniana memoria. Quella bellezza partigiana che è incarnata solo dalla parte “giusta” dello scacchiere politico, che deve contrastare quella “sbagliata” additata ovviamente come il male da combattere, perché esclude, discrimina e odia.

Per capire come funziona questa logica basta leggere l’intervento di Jasmine Cristallo, facendo attenzione ai termini utilizzati e al loro significato:

“La paura è un sentimento che ci abita un po’ tutti, sempre. Ed è un’emozione potentissima, fortissima che ci salva anche la vita perché se il pericolo è reale, grazie alla paura, possiamo fuggire. Ma se il pericolo è indotto, o immaginato, allora può far scaturire dei sentimenti che sono pericolosi, come l’intolleranza, l’astio, la violenza. E quindi dobbiamo fare attenzione perché c’è chi usa la paura per poter ottenere dei consensi. Noi a questo dobbiamo dire basta e dobbiamo cercare invece di portare avanti la bellezza, perché qualcuno ci ha raccontato che la bellezza può salvare il mondo”.

Ciò che emerge con chiarezza è la mancanza della soluzione al problema posto. A fronte della paura (un sentimento?) che può essere pericolosa se usata strumentalmente, serve rispondere con la bellezza. In cosa consista questa bellezza e come possa frenare la paura non è chiaro. Resta un contenitore vuoto, privo di contenuto, che però salta all’orecchio e rende un discorso povero un discorso ricco, che potrebbe compiacere un ascoltatore poco attento. Del resto, chi si opporrebbe alla bellezza? Chi direbbe no al bello? La seconda caratteristica che deve essere considerata è la sfera semantica ricca di termini di natura jovanottiana: emozione, sentimento, bellezza e paura. Ancora una volta un vocabolario che può far presa su chi ascolta, ma che nasconde un vuoto di significati. Esemplificato dalla conclusione di Mattia Santori: “Il nostro augurio è proprio questo: abbiate paura, superatela ogni giorno, perché la bellezza è a portata di mano”.

Una conclusione degna di un discorso altisonante, che utilizza un vocabolario fortemente evocativo, ma che non fa presa sulla realtà. E che, in definitiva, non dice nulla.

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