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Travaglio complicato per la nascita del bebè giallo-verde

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Se non ci fosse di mezzo l’Italia, con tutti i suoi problemi e le sue debolezze, le trattative estenuanti per un possibile Governo Lega-M5S, rappresenterebbero una spassosa telenovela. Una di quelle soap operas da seguire ogni giorno, alla ricerca di un finale che non arriva mai. Sembrava fatta o quasi e le visite di lunedì scorso al Colle, rispettivamente di Matteo Salvini e di Luigi Di Maio, avrebbero dovuto essere la formale comunicazione al capo dello Stato di tutti i progressi compiuti nei vari incontri, anche notturni, fra il vertice leghista e quello pentastellato. Un passo importante che avrebbe dovuto dare sostanzialmente il via al Governo giallo-verde e invece no!

I seguaci di Alberto da Giussano e quelli di Beppe da Genova, hanno bisogno di altro tempo. Quanto non si sa! La vicenda inizia a tediare gli italiani e forse i primi a non poterne più, sono proprio gli elettori di Lega e M5S. La responsabilità di questo stallo che si complica ogni giorno di più, è attribuibile sia al presidente Mattarella che ai due ragazzi, Matteo e Giggino, i quali amano farsi ogni tanto una passeggiatina al Colle senza concludere nulla. Pensando male, sembra che Mattarella provi a demoralizzare i due baldi giovani attraverso probabili niet ad alcuni potenziali premier (in pubblico non si discute ancora di nomi, ma in privato forse sì). Inoltre, sempre pensando male, ma con il rischio di azzeccarci, pare che il Quirinale abbia già messo in guardia Salvini e Di Maio, invitandoli a lasciar perdere qualsiasi baldanza destinata a modificare gli attuali equilibri fra l’Italia e l’Ue, sia sul fronte dei migranti che per quanto riguarda i vincoli di bilancio.

Sergio Mattarella non è molto loquace in pubblico, ma dietro le quinte non sembra una mammoletta. Il presidente della Repubblica ha gioco facile perché si trova davanti due leader politici, Salvini e Di Maio, i quali finora sono stati bravissimi nel raccogliere voti di opposizione, ma arrancano visibilmente nel ruolo di potenziali uomini di governo. Non si può dire di aver raggiunto un accordo con solo qualche virgola o punto da sistemare e dover ammettere immediatamente dopo, nell’imbarazzo generale, che rimangono ancora diverse questioni da discutere, ben oltre ai punti e alle virgole. Ciò è segno di dilettantismo che fa perdere la credibilità nel giro di poco tempo. In tutti gli incontri precedenti la salita al Colle di lunedì scorso, di cosa hanno discusso Salvini e Di Maio? Hanno giocato a poker anziché confrontarsi sul futuro Governo

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