Fra le tante bassezze alle quali può ricorrere il genere umano, vi è la strumentalizzazione delle tragedie e dei morti, finalizzata a raggiungere scopi tutt’altro che nobili. Un esempio di questo deplorevole comportamento viene fornito negli Stati Uniti da tutti coloro i quali, dai media liberal ad ampi settori del Partito democratico, vogliono combattere e sconfiggere Donald Trump non con le armi lecite della politica e della critica, bensì con il fango e la distorsione palese della realtà. Come tutti, tristemente, già sappiamo, qualche giorno fa un pazzoide è entrato in una sinagoga di Pittsburgh ed ha aperto il fuoco, uccidendo 11 povere persone, colpevoli soltanto di trovarsi lì a pregare per la loro religione, ovvero quella ebraica. L’assassino pare un seguace di quel suprematismo bianco che spesso si aggancia al neonazismo e pertanto, all’antisemitismo. Un’ideologia balorda, presente in America da molto prima dell’avvento di Trump, che è minoritaria, per fortuna, ma può produrre mostri come il killer di Pittsburgh. La condanna dell’intero mondo politico americano è stata unanime e non poteva essere altrimenti.
Nemmeno a cercarle con il lanternino, non è possibile trovare connivenze fra la politica a stelle e strisce e questi fanatici razzisti. Eppure, numerosi sciacalli liberal stanno tentando, forse in vista anche delle elezioni di midterm, di dimostrare una strisciante vicinanza del presidente Trump al suprematismo bianco neonazista. Quindi, una sua qualche responsabilità indiretta nella strage di Pittsburgh. Si tratta di tentativi osceni che mortificano la democrazia e la politica, nel senso più alto di questo termine. Il presidente americano, si sa, ha un linguaggio diretto che a volte può destabilizzare, ma i suoi attacchi frequenti ai principali media Usa, costruttori di “fake news”, sono abbastanza motivati.
L’informazione ha posto l’accento sulle contestazioni anti-Trump, esterne alla sinagoga teatro dell’eccidio, ma naturalmente si sono ben guardate dal segnalare come tante persone, all’interno però della struttura religiosa, abbiano voluto stringere la mano al presidente, al loro presidente, durante la sua visita dopo la strage. È un modo d’informare assai truffaldino, peraltro basato sul nulla. Trump può avere mille difetti, ma la sua amicizia nei confronti non solo dello Stato d’Israele, bensì verso gli ebrei in generale, è una di quelle cose certe che non possono essere nemmeno oggetto di varie interpretazioni. Il riconoscimento di Gerusalemme come capitale d’Israele, il trasferimento dell’ambasciata Usa e l’atteggiamento con l’Iran, sono fatti che parlano chiaro e contraddicono ufficialmente tutte le distorsioni di certi disinformatori.