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Tutto ciò che vi è stato detto di male su Cristoforo Colombo è una balla

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento di Armando Simón*

English Version

“Per liquidare un popolo si comincia col privarlo della memoria. Si distruggono i suoi libri, la sua cultura e la sua storia. E qualcun altro scrive altri libri, lo fornisce di un’altra cultura e inventa un’altra storia. Dopo di che il popolo comincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è stato. E, intorno, il mondo lo dimentica ancora più in fretta”.
Milan Kundera

Se c’è una cosa che dimostra ampiamente l’ignoranza della sinistra in storia sono i recenti atti vandalici e la distruzione delle statue di Cristoforo Colombo a Richmond, St. Paul, Miami, Wilmington, Sacramento, St. Louis, Detroit, Boston e Providence (in quest’ultima città, il vandalo è stato un insegnante delle medie). I crimini attribuiti a Colombo da parte di questi individui isterici (perché tali sembrano, senza sosta) sono totalmente inventati. Una menzogna. Falsità. Stronzate.

Quel che è ancor più deprimente, e che in realtà non fa che peggiorare il tutto, è che i pochi difensori di Colombo sembrano essere altrettanto ignoranti. Hanno accettato l’opera di diffamazione di cui è divenuto vittima, sostenendo che, nonostante i suoi crimini, i suoi meriti di esploratore sono degni di lode – il che dimostra ancora una volta il potere della ripetizione a spron battente.

Se queste persone sapessero che in realtà Colombo si è battuto contro i delitti commessi dai conquistadores nei confronti degli indiani, gli stessi di cui ora viene lui stesso accusato da parte dei progressisti, morirebbero di imbarazzo e di vergogna, il che presupporrebbe un minimo di decenza e integrità. Quindi non se ne fa nulla.

In un certo senso, non deve sorprenderci se si pensa che le statue di Thomas Jefferson, Raoul Wallenberg, Stevie Ray Vaughan, Julius Ceasar, Earl Grey, Robert the Bruce, Caesar Rodney, George Washington, General Kosciuszko, Abigail Adams, Calvin Griffith, Winston Churchill, Napoleon, Ulysses Grant, Theodore Roosevelt, St. Junípero Serra, Andrew Jackson, Hans Christian Heg, Mahatma Gandhi e Abraham Lincoln sono state vandalizzate da altri progressisti qui e all’estero (Earl Grey, Ulysses Grant, e Abraham Lincoln, in caso non si sapesse, hanno abolito la schiavitù, mentre Abigail Adams era abolizionista). A Boston, le Guardie Rosse hanno anche vandalizzato il monumento del 54esimo Reggimento della Guerra Civile (costituito da afroamericani), assieme all’Holocaust Memorial. Se aggiungiamo i saccheggi, gli omicidi e i roghi nelle città, dovrebbe essere ormai evidente che l’obiettivo non è soltanto Colombo, o le statue dei Confederati, ma la civiltà stessa, una distruzione culturale. Non siamo stati invasi dai barbari, li abbiamo creati. (Notare che i media nazionali non riportano la profanazione delle statue).

Riguardo la statua di Churchill, una signora ha dichiarato “alcuni dicono che fosse razzista, altri che fosse un eroe. Ma io non l’ho mai incontrato”. Ecco che tipo di barbari ignoranti stanno cercando di rifare la società a loro immagine.

La storia degli ultimi decenni degli Stati Uniti d’America è stata deliberatamente mutilata e distorta con la rinascita del comunismo autoctono. Non sto delirando. Basti guardare al “1619 Project” della Pravda d’America. L’effige della falce e martello campeggia a Seattle, Austin, New York, San Francisco, Berkeley e altre città. E chiunque sappia qualcosa dei comunisti, sia qui sia in Europa, sa che hanno una lunghissima esperienza, ben documentata, nel distorcere e censurare la storia (come in “1984” di Orwell). Tra queste, è degna di nota la “Storia del popolo americano dal 1492 a oggi” di Howard Zinn (ogni volta che appare la parola “popolo” si può essere certi che parliamo di comunisti), un testo usato nelle scuole. Il libro è stato propagandato senza sosta da tv e film, il che dimostra, se non altro, il livello a cui i comunisti si sono infiltrati nei media. Una volta completata la lettura di questa storia d’America mutilata, verrebbe da farla saltare in aria con la dinamite, tanto è piena di orrende menzogne. Proprio così. Invenzioni, falsità. Stronzate. Alcune impercettibili, altre lampanti. Ecco un esempio delle bugie di Zinn su Colombo:

“In un località dell’isola ebbe una scaramuccia con alcuni indiani che si rifiutavano di scambiare tutti gli archi e le frecce che lui e i suoi uomini volevano; due Arawaks furono passati a fil di spada e morirono dissanguati”

Ma prima, il contesto. L’incidente avvene sulla via del ritorno dal primo viaggio. Fino ad allora, gli indiani erano sempre scappati alla vista degli esploratori, credendoli dei cannibali. Gli Arawaks/Tainos erano terrorizzati dai cannibali che solcavano i mari. Si avventuravano tra le isole in barca, catturando le loro prede una volta sbarcati; quindi, li portavano via ancora vivi, e se erano uomini, li castravano per migliorarne il sapore della carne. I cannibali (Caribs/Caribes/Canibas) possedevano un vantaggio tecnologico, gli archi e le frecce, mentre gli altri indiani non avevano che bastoni. Quando fu chiaro che gli spagnoli non erano cannibali, gli indiani li accolsero, pensando che venissero dal cielo. Seguì quindi un vivace scambio delle pepite d’oro che gli indigeni indossavano. Nell’isola di Hispaniola, l’oro era così tanto che si poteva trovare tra le radici degli alberi (era l’unico metallo che gli indigeni conoscessero, essendo ancora all’età della pietra). Tra l’altro, gli indigeni erano nudi, non portavano neanche un perizoma, e alcuni di loro erano bianchi come gli europei. Colombo raccomandò più volte ai suoi uomini di scambiare senza rubare, in segno di rispetto verso gli indigeni.

Quando Colombo giunse presso l’isola di cui parla Zinn, le dinamiche furono molto diverse da quanto da lui raccontato. I nativi (cannibali, non Arawaks/Tainos) si avvicinarono alla barca con arco e frecce, gridando e con aspetto “feroce”. Senza dubbio, erano sorpresi che qualcuno stesse venendo da loro. Gli fu intimato di lasciare archi, frecce e corde da parte. Colombo barattò due archi (aveva raccolto piante, animali, cibo e oggetti d’artigianato come prova del viaggio), ma gli indigeni si rifiutarono di continuare. Quando gli spagnoli furono in procinto di andarsene, i cinquanta cannibali corsero con i loro archi, frecce e corde con cui intendevano legare la loro cena, cercando di assalire i sette spagnoli. Una volta tanto, la loro cena fu in grado di reagire. Un cannibale fu pugnalato nelle natiche e un altro in petto, al che tutti si dileguarono. Nessuno “morì dissanguato”. (Più tardi, durante il secondo viaggio, entrarono in un villaggio abbandonato e trovarono un braccio umano mentre veniva arrostito e recipienti pieni di ossa umane. Quindi, catturarono le donne non cannibali che li avevano implorati di portarle via).

Com’è evidente, il racconto di Zinn è sufficientemente dettagliato da sembrare veritiero. Ma una montagna di dettagli sono stati deliberatamente omessi, e sono quelli che ci danno un quadro completamente diverso.

E non è soltanto Zinn. Ci sono molti, molti altri che ripetono a pappagallo bugie su Colombo. Per cominciare, basta leggere le orrende menzogne pubblicate sul Philadelphia Tribune da un certo Michael Coard. In molti ripetono le bugie che hanno sentito o letto, credendole vere. Entrano perfino con prepotenza nei programmi televisivi (i Soprano, The Office, The Good Place). Alcune di queste menzogne sono talmente stupide da lasciare a bocca aperta, come l’accusa – da parte di alcuni nativi americani – che Colombo avrebbe condotto un genocidio negli Stati Uniti. Ma Colombo non ha mai messo piede in Nord America.

A voler controllare le fonti primarie, si verrebbe a sapere che Colombo era solito lamentarsi presso la Corona dei crimini commessi dagli spagnoli, in modo particolare nei confronti delle donne, tra cui anche le bambine. È tutto documentato. Eppure, i comunisti hanno proclamato che fosse stato proprio lui a commettere questi delitti – senza uno straccio di prova con cui corroborare le accuse, ma con abbondanza di odio e cinismo. Dopo la sua morte, gli spagnoli hanno commesso atrocità contro gli indigeni, al livello di quelle dei mongoli o dei Khmer rossi. Come se non bastasse, i comunisti hanno attribuito questi crimini documentati a Colombo – anni, decenni dopo la sua morte. Evidentemente, non danno molta importanza alla precisione storica.

C’è un altro importante fatto che bisogna segnalare, e cioè che le città in cui non è stato fatto neppure un tentativo di difendere le statue (Sacramento, St. Louis), il sindaco era un Democratico. Molto spesso, sono stati gli stessi sindaci a rimuovere le statue (a Philadelphia, il sindaco Democratico è montato su tutte le furie quando un gruppo di cittadini ha tentato di difendere la statua di Colombo). Questo rimanda alla situazione nelle università, dove gli studenti comunisti sembrano essere fin troppo potenti e influenti – sono gli amministratori dei college e gli accademici comunisti stessi che danno loro questo potere e facilitano le loro azioni, restando nell’ombra.

E le “punzioni” per questi atti di vandalismo? Uno schiaffetto sulla mano. Quando la polizia ha comunicato a Mike Forcia che sarebbe stato denunciato per danni criminali alle proprietà per aver distrutto lo statua di Colombo, l’attivista  barbaro dell’AIM ha risposto “va bene”.

E mentre i politici Democratici permettono gli atti vandalici, i repubblicani si comportano da codardi, temendo un possibile attacco dei media.

Intanto, in Francia, Macron ha affermato che non tollererà la distruzione delle statue. È deprimente che gli americani debbano prendere lezioni di coraggio dalla Francia.

Non mi aspetto che gli atti di vandalismo contro le statue finiscano, o che la sinistra diventi razionale ed equa dopo avermi letto, almeno non con il livello di propaganda isterica ormai presente a ogni livello della società, ma forse il messaggio riuscirà a raggiungere qualcuno qui e là. È il minimo che si possa fare. E infine, come ha di recente sottolineato qualcuno, la storia dimostra che, una volta vandalizzate e distrutte le statue, si comincerà ad attaccare e uccidere le persone.

* Armando Simón è originario di Cuba, trilingue e psicologo forense in pensione, con una laurea in storia e numerose pubblicazioni, spettacoli e libri, come “Very Peculiar Stories”, “The U, Sex Science and Beethoven”, e “The Cult of Suicide and Other Scifi Stories”.

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