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Un centrodestra più unito, ma guai a ripetere gli errori del passato e pensare di isolare la Meloni

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Il centrodestra, come è noto, si trova ora diviso a livello nazionale, ci auguriamo a tempo determinato, fra la Lega, Forza Italia, altri soggetti centristi, i quali sorreggono il governo di Mario Draghi, e Fratelli d’Italia che invece ha scelto di opporsi all’esecutivo di unità nazionale presieduto dall’ex governatore della Banca centrale europea. Oltre a questo, il mondo alternativo al Partito democratico e al Movimento 5 Stelle è in preda da giorni ad una sorta di agitazione, non tanto per una crisi di consenso, (anzi, i sondaggi sorridono un po’ a tutte le forze di centrodestra, anche a Forza Italia che mantiene comunque uno zoccolo duro), bensì a causa di alcuni posizionamenti e riposizionamenti fra partiti vicini.

La nuova creatura politica centrista di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, che ha sfilato alcuni parlamentari a Forza Italia e cercherà inevitabilmente di pescare voti nel medesimo lago degli azzurri, pare che abbia fatto saltare i nervi, al proprio arrivo, sia a Silvio Berlusconi che ad Antonio Tajani. Sta facendo discutere ed ha già ricevuto qualche no ed alcuni sì, la proposta di Matteo Salvini di federare le forze politiche di centrodestra. Non si starebbe pensando ad un partito unico e nemmeno ad una nuova formazione frutto magari della fusione fra Lega e Forza Italia. L’idea sarebbe quella di avvicinare maggiormente, con un coordinamento dei gruppi parlamentari più marcato di quello attuale, i partiti di centrodestra, in primis il Carroccio e il partito di Berlusconi, che fanno parte della maggioranza di governo, anche se non si chiude, almeno a livello formale, a Fratelli d’Italia. Salvini dice che una interazione più assidua ed organizzata dei deputati e dei senatori di centrodestra può intanto aiutare a contrastare meglio l’offensiva di Pd e satelliti su questioni come la patrimoniale o lo Ius Soli.

A tal proposito, il leader della Lega non ha torto, ma, oltre alla giusta motivazione della necessità di avversare con più efficacia i desiderata della sinistra, peraltro inopportuni in un governo come l’attuale, bisognerebbe attribuire alla ipotetica federazione qualche contenuto politico ed ideale. Altrimenti, il rischio sarebbe quello di un’operazione dal respiro corto. Certo, per ora non si parla di fusioni e nuovi contenitori politici, ma se due o più partiti scelgono di federarsi è evidente che non escludano la possibilità di costituire insieme una nuova aggregazione, magari in prospettiva e non nell’immediato. I maliziosi dicono che Salvini intenda “papparsi” Forza Italia, ma in realtà è fra gli azzurri che inizia a circolare il bisogno di ridefinire il futuro, sia per l’età di Silvio Berlusconi che per la mancanza di validi successori del fondatore. Infatti, la proposta salviniana della federazione ha ottenuto subito un’apertura da parte del Cav.

Quindi, se non si può escludere un orizzonte ancora più impegnativo della federazione, bisogna, proprio per non ripetere gli stessi errori, tornare con la mente alle fragilità dell’ormai defunto Popolo della Libertà, che non ebbe una vita molto lunga. Il Pdl fu il primo partito unico, per così dire, del centrodestra, che andava ben oltre al concetto di mera federazione, ma la sua nascita non fu accompagnata dalla convinzione entusiasta di tutti i fondatori. Ricordiamo i tira e molla di Gianfranco Fini (prima no e poi sì allo scioglimento di Alleanza Nazionale nel Pdl). Nessuno si preoccupò, a livello di vertice, di arricchire il nuovo e grande partito di centrodestra di contenuti, anche diversi e competitivi fra loro come succede nei partiti di massa anglosassoni. Ci si limitò a tenere in piedi i governi e a puntare sul carisma personale di Berlusconi, ma quando il berlusconismo ha iniziato a declinare anche il Popolo della Libertà è venuto giù come un castello di carte.

Se procederanno alla federazione, Lega e Forza Italia avranno il dovere di chiarirsi da un punto di vista ideale, a cominciare, per esempio, dalle rispettive e differenti collocazioni in Europa, e dai diversi giudizi circa questa Unione europea. Giorgia Meloni si sente estranea a questa operazione, e, a dire il vero, sia Salvini che Berlusconi non si stanno affannando più di tanto per coinvolgere Fratelli d’Italia, ma la federazione Lega-FI sarebbe fallimentare se fosse basata solo sul desiderio di isolare la Meloni o contrastarne la crescita politica. Oltre al fatto che i veri avversari di Lega e Forza Italia si trovino altrove, una eventuale conventio ad excludendum nei confronti di Fratelli d’Italia non farebbe altro che rafforzare ancora di più questo partito, che, a maggior ragione, potrebbe rivendicare meglio la propria coerenza di fondo.