La crisi del Covid-19, il virus cinese, ha fatto esplodere la questione delicata dei rapporti tra Cina e Regno Unito anche a Londra nel partito di governo. Il 25 aprile infatti è nato il China Research Group (CRG) all’interno del Partito Conservatore, con lo scopo di “valutare le ambizioni del Dragone in Inghilterra” in ambito di investimenti finanziari, 5G, cyber-security e infrastrutture. A presiederlo è il deputato Tory più critico nei confronti delle relazioni tra Londra e Pechino: l’ex veterano di guerra e attualmente presidente della Commissione affari esteri, Tom Tugendhat, il quale ha affermato che il CRG “non è anti-cinese ma vuole promuovere un dibattito e un pensiero più aggiornato sulla Cina”.
La diffusione del coronavirus, i dubbi sull’ingresso dei cinesi di Huawei nello sviluppo della rete 5G britannica, e le mire della China Railway Construction Corporation (CRCC) sull’alta velocità britannica (HS2) hanno portato alcuni deputati, guidati dal parlamentare dell’Isola di Wight, Tom Seely, a scrivere una lettera al premier Johnson la scorsa settimana. Tra i backbenchers che hanno partecipato all’iniziativa di Seely anche gli ex ministri Iain Duncan Smith e David Davis. Il Guardian ha riportato che anche all’interno del Cabinet di Johnson ci sono tre ministri sino-scettici: la titolare dell’Home Office, Priti Patel, il Defence Secretary, Ben Wallace, il Leader della Camera dei Comuni, Jacob Rees-Mogg. Nomi tutt’altro che di secondo piano negli equilibri interni ai Tories.
Lo stesso Tugendhat tempo fa aveva criticato il via libera del governo all’ingresso di Huawei nella parte “edge” della rete 5G affermando che “il Regno Unito non aveva abbandonato Bruxelles per vedere la sua sovranità limitata da Pechino”. Parole forti che hanno fatto seguito anche alla lettera di intenti della CRCC in cui i cinesi si proponevano al governo UK per portare a termine l’High Speed 2 – la rete dell’Alta Velocità che porterà i passeggeri da Londra Euston a Birmingham Curzon e Manchester Piccadilly – più in fretta e con costi minori.
Anche all’interno dei Servizi Segreti e nel mondo fuori dalla luce dei riflettori di Whitehall si parla di Cina. Il nuovo direttore generale dell’MI5, Ken McCallum, ha parlato di un “maggior focus sul rapporto Londra-Pechino da parte dei servizi”. Nel Civil Service, invece, Sir John Manzoni, nominato ceo della PA britannica nel 2014 da David Cameron, ha lasciato il posto a Alex Chisholm.
Proprio David Cameron nel suo periodo di leader del Partito Conservatore si fece portatore di una politica di corteggiamento nei confronti degli investitori cinesi nella City e nelle infrastrutture. Volle che il Regno Unito fosse il primo Paese occidentale ad aderire al Fondo Infrastrutturale creato dalla Cina, di cui dal 2017 ha assunto la guida. Eppure, nel CRG c’è anche una sua ex collaboratrice, Laura Trott, e il segretario del gruppo è Neil O’Brien, ex consigliere del Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne. Il Notting Hill Set ha cambiato valutazioni sulla politica filo-cinese di Londra? Difficile sostenere una cosa simile. Certo è che già ai tempi di Theresa May nei Tories si sono confrontate due visioni dei rapporti tra UK e Cina e che la stessa ex premier ordinò una review dell’investimento della China General Nuclear Power Group (CGNPG) nello stabilimento nucleare di Hinckley, senza tuttavia fermare il progetto.