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“Abisso” di Dean Koontz: premonizioni del Covid-19?

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Recensione di Patrick Bateman

L’Italia è ormai avviata alla Fase 3 dopo la grande paura e il lockdown degli ultimi mesi – nonostante politici e virologi litigiosi e dagli orientamenti ondivaghi, complottisti variopinti disposti a credere a qualsiasi baggianata pur di negare l’evidenza, e un’incertezza geopolitica ed economica che non può non preoccupare anche il più codino degli osservatori. Tuttavia, in questo mare magnum di contraddizioni, una cosa è bene sconfessarla: ricordate il romanzo di Dean Koontz in cui si parlava dell’arma biologica perfetta in grado di sterminare tutta la popolazione mondiale chiamata Wuhan-400? Bene, l’ho letto per voi e in realtà non solo non è profetico di un bel niente – spiace per i complottisti – ma non può nemmeno definirsi un medical-thriller, essendo infatti più vicino a un thriller soprannaturale alla Stephen King che a un libro di Robin Cook.

“Abisso” (Fanucci, 2020) è la storia di una madre che deve affrontare innumerevoli peripezie per scoprire cosa è davvero accaduto a suo figlio – dichiarato morto in circostanze poco chiare durante un’escursione – e da questo canovaccio si parte per un’avventura in cui soprannaturale e thrilling si intrecciano con discreti risultati. Nelle circa trecento pagine che compongono “Abisso” c’è spazio per inquietanti apparizioni oniriche, sicari senza scrupoli, oscure trame da Deep State, sentimenti autentici come quello che lega indissolubilmente una madre al proprio figlio e un buon ritmo narrativo che ne avrebbe sicuramente facilitato la trasposizione cinematografica o televisiva, cosa che, stando allo stesso Koontz, sarebbe dovuta davvero accadere salvo poi naufragare nel mare dei progetti irrealizzati.

Ancor più interessante è però la storia editoriale di quest’opera, rispolverata in Italia solo adesso a causa delle suggestive assonanze con la pandemia di Covid-19. Pubblicata per la prima volta nel 1981 sotto lo pseudonimo Leigh Nichols – uno dei tanti utilizzati da Koontz nel corso della sua carriera e uno dei tanti fatti morire o scomparire in modo bizzarro – e intitolata “The Eyes of Darkness”, è stata ripubblicata con aggiornamenti e revisioni già nel 1989, e una delle revisioni sostanziali concerne proprio la cosiddetta parte “profetica”. Senza prestare il fianco agli spoiler, basti dire che l’arma perfetta che “colpisce solo gli esseri umani”, “non sopravvive al di fuori del corpo umano”, “non ha anticorpi o antibiotici efficaci” denominata Wuhan-400, nella prima edizione si chiamava “Gorki-400”, segno che nel gioco geopolitico della Guerra Fredda, nel 1981 era ancora l’Urss il grande spauracchio del mondo libero, spauracchio assai meno minaccioso nel 1989, quando l’Unione Sovietica ormai in disgregazione era prossima ad alzare definitivamente bandiera bianca, sostituita da minacce più avanzate e attuali come quelle provenienti dalla Cina.

Nessuna profezia quindi, ma solamente una accurata e fortunata revisione che ha dato nuova linfa a un romanzo semi-dimenticato, che ora si fa forza di una storia editoriale decisamente da raccontare e della consolidata bravura di un autore che da oltre quarant’anni dimostra di sapersi destreggiare alla grande tra horror, thriller, mystery, giallo e fantapolitica.

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