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Dai condottieri del XV e XVI secolo una lezione per ogni tempo: andare oltre i limiti. Una ricerca di Gabriele Campagnano

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Una preziosa opera di ricerca e diffusione storica, e una lezione per gli esseri umani di ogni tempo: andare oltre i limiti

Arricchito da una poderosa (ma tutt’altro che noiosa!) bibliografia commentata, da utili mappe e da preziose illustrazioni di Francesco Saverio Ferrara, il volume “I padroni dell’acciaio” è – insieme – una lettura appassionante e un manifesto che illustra l’eccezionale lavoro storico, di ricerca e divulgazione, di Gabriele Campagnano.

Eccezionale per passione, per qualità del prodotto, per ricchezza delle fonti (la rete consente un accesso ormai sterminato a fonti internazionali), e soprattutto per gli incredibili numeri raggiunti su Internet e sui social network da Campagnano attraverso Zhistorica (pagina Facebook con oltre 50mila follower) e da www.zweilawyer.com (sito con oltre 7 milioni di visite in pochissimi anni).

Così, Campagnano ha anche deciso di sostenere la pubblicazione di interessanti lavori di giovani ricercatori: ad esempio, l’ultimo volume uscito, “Il Diario di Federmann”, è curato da Riccardo Mardegan, e si occupa di un conquistatore tedesco a metà del 1500 in Sud America, tra cannibali, animali feroci e malattie.

Ma torniamo al saggio scritto da Campagnano: siamo nel quindicesimo secolo e poi nel successivo, la tecnologia militare sta cambiando radicalmente rispetto al passato, e l’autore si dedica a raccontare dieci storie di personaggi diversissimi tra loro (da belve sanguinarie a raffinati tattici e strateghi), ma tutti capaci di usare l’acciaio, di far tesoro del nuovo elemento, di farne un prolungamento e un’estensione del corpo.

Tra i personaggi oggetto delle diverse monografie, Giorgio Castriota Scanderbeg (“Il Dragone d’Albania”), Pregent de Bidoux (“che ama la guerra e odia i turchi”), Ettore Fieramosca (non solo per la Disfida di Barletta), Pier Gerlofs Donia (circondato da leggende incredibili: aver decapitato più persone con un solo colpo, essere stato capace con un solo fendente di tagliare in due un uomo, aver portato in spalla il proprio cavallo), e poi ancora, in una sequenza vorticosa di imprese, assedi, spargimenti di sangue, atti di eroismo, Enrico V di Brunswick, Jean de la Valette, Giovanni delle Bande Nere, Alberto Alcibiades (il Bellator di Brandeburgo), Astorre Baglioni, fino al leggendario Franz Schmidt (il Boia di Norimberga), che in quarantacinque anni di servizio giustizierà 361 persone, tra colpi di spada, impiccagioni, squartamenti e uso della ruota, tenendo per tutto il tempo un meticoloso diario “professionale”, e meritando a fine carriera un documento che cancellerà il marchio del “boia”: sulla sua stessa lapide si leggerà “l’onorabile Franz Schmidt, medico”.

Ma, al di là del carnefice oggetto dell’ultimo saggio, le altre biografie riguardano guerrieri e condottieri. Sullo sfondo, molto spesso, c’è il tema dei turchi, degli ottomani: da secoli, il “nemico” per antonomasia, qualcosa che è o dovrebbe essere nell’”inconscio” dell’Occidente. Più si va avanti nella lettura delle storie di Campagnano, più appare surreale la pubblicistica contemporanea politically correct – politologica e giornalistica – che oggi bolla tutto con il marchio dell’”islamofobia”.

Speriamo di non tradire le intenzioni dell’autore e la sua accurata ricerca storica. Ma, al di là del valore scientifico del suo lavoro, c’è anche un essenziale elemento umano e direi umanistico: siamo dinanzi a personaggi eccezionali, capaci letteralmente di andare oltre le capacità conosciute, di misurarsi con imprese impossibili, mutilazioni orribili, rischi assoluti.

Forse il messaggio di Campagnano è anche questo: non solo il nostro Occidente ha dimenticato la dimensione della guerra, della difesa, del nemico, ma si è pure adagiato in una sorta di medietà, di vita ordinaria, di andamento consueto delle cose, dimenticando che il mix di coraggio, resistenza e ingegno può condurre gli esseri umani a imprese inimmaginabili, ben oltre la modesta barriera del consueto.

“I padroni dell’acciaio”
Gabriele Campagnano
Zweilawyer, ed. Zhistorica