Stellata è un brandello di terra “di poche centinaia di abitanti, raccolto tra la strada e il fiume” dove Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia incrociano il loro sguardo in un “triello” da far cascare la mascella a Sergio Leone. “La casa sull’argine” che dà il titolo al romanzo d’esordio (edito dalla casa editrice Nord) della poetessa Daniela Raimondi si trova qui. Testimone impassibile delle vicende della famiglia Casadio.
Il racconto sboccia dal matrimonio proibito tra Giacomo Casadio e la gitana dallo “sguardo selvatico” Viollca Toska. I loro discendenti si divideranno in due ceppi: i sognatori dai capelli biondi, gli occhi azzurri e la pelle candida di Giacomo e i sensitivi dalla chioma corvina, gli occhi neri e la carnagione olivastra di Viollca. I Casadio vivono tra sogni irrealizzabili, passioni sconsiderate e amori disperati. Non importa quali siano le loro scelte o aspirazioni, nonostante l’oscura profezia lasciata in eredità da Viollca, lotteranno fino alle estreme conseguenze.
Daniela Raimondi segue le vicende della famiglia Casadio dalla fine del ‘700 fino agli Anni di Piombo, attraversando i moti che portarono all’Unità d’Italia e le due guerre mondiali, per arrivare ai giorni nostri. Quasi due secoli raccontati con semplicità, seguendo un ordine cronologico lineare che permette ai lettori di mantenere la rotta.
La profonda conoscenza della letteratura latinoamericana, in cui l’autrice è specializzata, è evidente fin dalle prime pagine. Sfogliando il romanzo è possibile assistere a un incontro armonioso tra la tragica solennità de “La casa degli spiriti” di Isabel Allende e il realismo magico di “Cent’anni di solitudine” di Gabriél Garcia Marquez. Il sovrannaturale si affaccia tra le pagine del romanzo con delicatezza e spontaneità, senza mai essere slegato dal contesto: i dialoghi con i morti, la lettura dei tarocchi e le previsioni del futuro si intrecciano in un edificio solido fatto di suggestioni, superstizioni e leggende popolari. Il surreale di Daniela Raimondi ha lo sguardo rivolto verso il cielo ma i piedi ben piantati in terra, è un surreale terreno, umano troppo umano. I protagonisti sono profondamente legati alla terra. Possono essi essere garibaldini, soldati o partigiani, ma la terra ce l’hanno nel sangue e sotto la pelle. Se da un lato ci ritroviamo a sognare sulle onde del surrealismo latinoamericano dall’altro andiamo a sbattere contro il crudo verismo di Giovanni Verga e de “I Malavoglia”.
La scrittura intensa fonde prosa e poesia. Le emozioni emergono senza compromessi, ci squarciano il torace e ci assalgono. I lettori piangeranno fino ad aver gli occhi disidratati o gioiranno col cuore che scoppia nel petto. Le tonalità sono estreme, non ci sono sfumature. “La casa sull’argine” è più di un romanzo, è una tempesta emotiva travolgente, un’esperienza sensoriale intensa fatta di gusti, profumi e rumori amplificati al massimo, di paesaggi reali e tangibili in ogni dettaglio regalati al lettore con pochi e semplici colpi di penna.
Daniela Raimondi ci ha regalato un inno all’umanità, fatto di sogni e limiti, paure e speranze. Un’epopea di anime che lottano, per vivere, contro l’ineluttabilità del destino.