Nel panorama asfittico della saggistica italiana che indugia troppo spesso nell’autoreferenzialità, se non nell’autocompiacimento, “Bomba a orologeria – L’autunno rovente della politica italiana” (edito da Piemme) il nuovo libro di Daniele Capezzone, va in netta controtendenza.
In primo luogo, perché l’autore sceglie di osservare fatti e personaggi senza mai sovrapporsi come nella tradizione del migliore giornalismo anglosassone. Poi, perché fin dalle prime battute mostra di leggere gli avvenimenti con sguardo analitico e lucido.
Il declino occidentale
Non manca, tuttavia, fin dalle prime battute, una critica appassionata del declino occidentale dimostrata dalla gestione pandemica che ha sacrificato incredibilmente diritti e libertà, dall’involuzione dei media tradizionali sempre più in crisi di credibilità, dalle pericolose oscillazioni di un’opinione pubblica in bilico tra sterile ribellismo e dannoso populismo.
Peraltro, Capezzone, che rifugge le semplificazioni, prova a suggerire uno sbocco intelligente al disfattismo imperante così come arginare la tendenza a rifugiarsi in fonti di dubbia attendibilità come fallo di reazione al mainstream.
Tra i paradossi di un’epoca distopica come questa, c’è pure la stridente contraddizione di coloro che hanno giustamente contrastato e criticato il regime sanitario per poi mostrarsi putiniani e anti-occidentali dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Una risposta istintiva (se non intestinale) che, però, palesa una preoccupante frattura con i nostri valori tradizionali.
Uscire dal labirinto
Come uscire da questo labirinto quasi kubrickiano? La ricetta proposta è ovviamente quella di matrice liberale, rispettosa dell’individuo e delle sue libertà economiche, con un’auspicabile e drastica riduzione dell’interventismo statale.
Seppure conscio delle difficoltà del momento e di una realtà così articolata, Capezzone non perde quello che potremmo definire l’ottimismo della ragione e col suo saggio traccia un sentiero da seguire nei prossimi mesi.
Infatti, dedica ben due capitoli alla pars costruens, un encomiabile tentativo di canalizzare la rabbia sociale verso un approccio più liberale alle gravi criticità di questi tempi bui, in modo da creare un punto di raccordo tra chi governa (percepito come una élite) e il popolo sempre più sfiduciato e disorientato.
Anche perché, come recita il titolo, il momento è cruciale e si rischia un declino inarrestabile sotto la spinta di inflazione, bassa produttività, crisi energetica ed estremismo ecologico.
Prima che l’ordigno deflagri e, come danno collaterale, apra definitivamente le porte all’autoritarismo sul modello putiniano facendo terra bruciata delle nostre democrazie di stampo liberale. Il tempo che ci rimane per salvare il salvabile è poco e sarebbe delittuoso sprecarlo.