Chiunque abbia a cuore le sorti del pensiero liberale dovrebbe esser grato a Daniele Capezzone per l’impegno e la passione che profonde quotidianamente per difenderne le ragioni. Il suo ultimo saggio “E basta con ‘sto fascismo – Cari compagni ci avete rotto…” (edito da Piemme) è un ulteriore tassello nel suo meticoloso lavoro di freedom fighter.
Fin dal titolo, si riconosce la vis polemica di Capezzone esercitata, peraltro, sempre in maniera propositiva e mai distruttiva. In questo caso, il bersaglio è naturalmente l’universo progressista impegnato nell’opera di fascistizzazione degli avversari politici e di chiunque non si adegui ai rigidi standard dell’ideologia woke.
Tutto questo ammorba la libera discussione e perimetra il recinto del free speech, sempre più in pericolo in una società sorvegliata dagli inflessibili guardiani del politicamente corretto. Così, l’opinione contraria a quella mainstream non viene contrastata con la forza degli argomenti ma ridicolizzata, bandita e perfino censurata.
Proprio l’autore racconta lo spiacevole episodio che gli è occorso all’Università La Sapienza di Roma, quando dei collettivi di sinistra volevano impedirgli di partecipare ad un convegno. Peraltro, Capezzone non poteva prevedere il futuro ma, come dimostra la vicenda degli studenti di Harvard anti-israeliani, la tendenza a trasformare i luoghi del sapere in cappe ideologiche è sempre più marcata.
Allora, il pamphlet di Capezzone (ora anche direttore editoriale di Libero) si pone come una necessaria boccata d’ossigeno che permette di approcciarsi alle questioni con spirito e atteggiamento liberale, rigettando qualsiasi istinto di contrapporre all’estremismo woke uno di segno uguale e contrario fatto di divieti anacronistici o posizioni retrograde.
Questa è la sfida che viene lanciata da Capezzone, in particolare alla galassia liberal-conservatrice a cui guarda con più simpatia e maggiore affinità. Peraltro, un’opposizione debole e inconsistente non è mai una buona notizia per la tenuta democratica di un Paese a cui occorrono coalizioni che, nella reciproca legittimazione, sappiano affrontarsi con asprezza ma con altrettanta lealtà nelle sfide elettorali dei prossimi anni.
Anche perché abbiamo il nemico alle porte pronto ad approfittare delle debolezze del sistema occidentale, magari imperfetto ma di gran lunga preferibile ai regimi dittatoriali. In questo senso, “E basta con ‘sto fascismo” rappresenta un contributo essenziale per provare a raddrizzare la rotta.