Quattro libri per capire (davvero) Israele e il suo popolo

Letture utili per andare oltre la saggistica di estrema sinistra terzomondista e mettere da parte tutti i peggiori luoghi comuni su Israele

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storia Israele

Entrando in una qualsiasi libreria, nell’ultimo mese, non si può fare a meno di notare una sezione dedicata alla saggistica sul conflitto israelo-palestinese; è un fenomeno naturale, ogni volta che un evento internazionale come una guerra o la pandemia sono al centro dell’attenzione, i libri sul tema vedono un’impennata nelle vendite.

Il problema è che in questo caso, i libri che sarà più facile vedere in vetrina sono soprattutto quelli di autori vicini all’estrema sinistra terzomondista, come il guru dell’antiamericanismo Noam Chomsky o lo storico comunista Ilan Pappé (quest’ultimo, negli anni ’90, si candidò per un seggio nella Knesset, il Parlamento israeliano, con il partito comunista Hadash, senza essere eletto). E anche se si guardano le ultime classifiche di vendita su IBS, la situazione non è affatto confortante.

Per questo, di seguito viene offerta una “top 4” di libri per comprendere davvero certe dinamiche che stanno dietro alla situazione attuale, ognuno con una prospettiva diversa ma senza paraocchi ideologici.

Israele. Storia dello Stato

Partiamo dalla storia generale: per ripercorrere le tappe che hanno portato alla nascita dello Stato ebraico e ai mutamenti cui è andato incontro nel corso dei decenni, un volume degno di menzione è “Israele. Storia dello Stato” dello storico Claudio Vercelli (Giuntina). Uscito in origine nel 2007, è stato ristampato in una nuova edizione aggiornata nel 2023. Partendo dalle origini, spiega dove nasce l’aspirazione degli ebrei ad autodeterminarsi con un loro Stato-nazione, e quali sono le condizioni che, tra l’800 e il ‘900, hanno permesso l’affermarsi del movimento sionista e la nascita d’Israele.

Di quest’ultimo, oltre alle numerose guerre combattute per difendere la sua esistenza e gli accordi di pace stipulati con alcuni Paesi vicini, viene raccontato per filo e per segno come si è evoluto da Paese socialista e arretrato ad economia di mercato e terreno fertile per il settore high-tech. Il tutto citando numeri precisi, senza esprimere giudizi di parte ma lasciando che il lettore tragga da solo le dovute conclusioni.

Coloni

Andando più nello specifico, passiamo ad un tema assai dibattuto oggi: gli insediamenti in Cisgiordania. Nonostante se ne parli tanto, la loro è una realtà che nella sua interezza è molto più complessa di quello che si fa vedere. Chi è andato a intervistarli, per capire i loro punti di vista (e qui il plurale non è casuale) è il giornalista Pietro Frenquellucci, già caposervizio del quotidiano Il Messaggero, che ha raccolto varie interviste a queste persone nel libro del 2021 “Coloni. Gli uomini e le donne che stanno cambiando Israele e cambieranno il Medio Oriente” (LEG).

In generale, nelle parole degli intervistati si percepisce in maniera palpabile la disillusione verso i vari tentativi di risolvere pacificamente le dispute territoriali, in particolare dal fallimento degli Accordi di Oslo in poi. I coloni, più che contro la pace, sembrano essere contrari ad un certo tipo di pace, quella che prevede la “soluzione dei due Stati”.

Alla base delle loro convinzioni, vi è anche quella che per loro è una ferita tuttora aperta: lo sgombero avvenuto nel 2005 di tutti i coloni presenti nella Striscia di Gaza, voluto dall’allora primo ministro Ariel Sharon, che anziché rendere i palestinesi di Gaza più accondiscendenti ha portato un anno dopo all’elezione di Hamas e a tutto ciò che ne è seguito. Per questo molti israeliani non vogliono il ritiro dalla Cisgiordania: il timore è che, anziché fare progressi verso la pace, il risultato sia di ritrovarsi Hamas al potere anche lì, al confine con Gerusalemme.

Due pesi e due misure

Cambiando argomento, passiamo a un testo che si pone l’obiettivo di sfatare i miti secondo cui l’esistenza e l’operato d’Israele siano incompatibili con il diritto internazionale: “Due pesi e due misure. Il diritto internazionale e Israele”, scritto nel 2020 dallo storico David Elber (Salomone Belforte).

Attraverso un’attenta e meticolosa citazione delle fonti, l’autore smaschera tutti i peggiori luoghi comuni su Israele: ad esempio, esamina tutte le risoluzioni contro Israele emanate dalle Nazioni Unite negli ultimi decenni, spiegando come il diritto internazionale in questi casi viene spesso reinterpretato e piegato al volere di chi attacca Israele su presupposti puramente ideologici.

Spie di nessun Paese

Pe concludere, un libro che merita di essere letto, anche perché scorrevole e avvincente come un romanzo, è “Spie di nessun Paese. Le vite segrete alle origini di Israele”, scritto nel 2019 dal giornalista israelo-canadese Matti Friedman (e tradotto in italiano nel 2021 da Giuntina). Il libro racconta le vicende di un’unità di agenti segreti creata nel periodo della Palestina sotto Mandato Britannico, la Sezione Alba, più nota come la “Sezione araba”, dal momento che i suoi membri erano tutti ebrei originari dei Paesi arabi, e che parlavano l’arabo come madrelingua.

Essi venivano addestrati nel parlare e comportarsi come arabi musulmani, al fine di infiltrarsi tra la gente comune per carpire informazioni utili, condurre azioni di sabotaggio in territorio nemico o individuare i capi nemici da eliminare.

Nello specifico, Friedman racconta le vicende di quattro agenti della Sezione araba, in un lasso di tempo che va all’incirca dal gennaio 1948 all’autunno del 1949. Quando Israele divenne uno Stato indipendente, la Sezione araba per come era stata concepita divenne obsoleta a causa dei mezzi artigianali con i quali erano state condotte fino a quel momento le operazioni segrete; ma gli agenti più dotati vennero comunque reclutati nei nuovi servizi segreti, che si sarebbero evoluti negli attuali Mossad e Shin Bet.

Il libro di Friedman serve a ricordarci come numerose vittorie, non solo quella d’Israele sui suoi nemici, sono avvenute grazie a persone che agivano dietro le quinte poiché interessate non alla fama o alla gloria, ma a raggiungere uno scopo più grande, i cui frutti continuano ad essere colti dalle generazioni successive. E che la lotta per la vita e la libertà non vede mai vittorie definitive, ma va combattuta ogni singolo giorno.

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