Spiace comunicarlo ai tifosi più accesi del “Capitano”, ma il bel saggio di Pietro De Leo (che esce oggi in libreria per le edizioni Giubilei Regnani) non è un libro su Matteo Salvini, che pure lo ha generosamente e simpaticamente presentato sabato, in un cliccatissimo minivideo sulla sua pagina Facebook, insieme all’autore.
O meglio: si tratta solo indirettamente di un libro su di lui. I veri protagonisti (loro malgrado) sono gli anti-Salvini professionali (nella sinistra, nel ceto intellettuale, nei media, e in qualche caso pure nel clero), con i loro tic, il loro disturbo ossessivo-compulsivo, i loro schemini, tutti drammaticamente autolesionisti: “i vinti che bucano il pallone”, il “partito della bontà”, la “vincibile armata dei vip”, sintetizza giustamente l’autore.
Pietro De Leo
“Tutti contro Salvini – Come la sinistra ha trasformato il leader della Lega in nemico numero uno”
(2018, ed. Giubilei Regnani)
De Leo ha mano felice nel raccogliere molto materiale, nell’ordinarlo, nel proporlo in modo intelligente e accattivante. Lascio al lettore la sorpresa della scoperta. Ma – diciamo così – gli appassionati delle esternazioni di Roberto Saviano, Laura Boldrini, Oliviero Toscani, fino all’incredibile (scopritelo voi a pagina 52) Furio Colombo, non rimarranno delusi. Ma sono sollo quattro delle centinaia di “campioni” selezionati da De Leo.
La sensazione, in chiave domestica, è che gli anti-Salvini descritti nel libro non abbiano compreso la lezione del ventennio berlusconiano: l’assedio costante pone il nemico al centro del ring, lo mette in evidenza, lo aiuta ad avere i riflettori addosso e spiegare meglio le sue ragioni.
E che, in chiave internazionale, non abbiano nemmeno capito il fenomeno Trump: anche lì, mostrificazione, disprezzo, sberleffi, ingiurie, estesi ai suoi elettori. Mostrando un drammatico distacco dalle ragioni e dai sentimenti di una parte così ampia della società.
Per dare una lettura alta, potremmo dire che non hanno letto “Morfologia della fiaba” di Vladimir Propp: qualunque lettore di fiabe, qualunque “bimbo”, e quindi qualunque pubblico, qualunque folla, tende a simpatizzare con l’”eroe” sotto attacco, a identificarsi con lui, non certo con il nemico, con il mostro che lo vuole “uccidere”.
Per dare una lettura meno sofisticata, e qui basterebbero le prime pagine del “manuale della politica”, hanno dimenticato la base di ogni campagna elettorale: si dovrebbero considerare un po’ meno i candidati, e molti di più gli elettori, cosa li muova, cosa li emozioni, cosa li spinga a comportarsi in un certo modo. Odiare non aiuta: se non a perdere, come stanno facendo contro Salvini. E soprattutto contro gli elettori.