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“Ronald Reagan – Un conservatore alla Casa Bianca”, di Edwin Meese III: biografia definitiva sul presidente Usa più amato degli ultimi 40 anni

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Recensione a cura di Patrick Bateman

Sono trascorse poche settimane dalla conclusione (?) delle ultime elezioni presidenziali americane che hanno visto prevalere il Democratico Joe Biden sul presidente uscente Donald Trump. E proprio l’esito di queste elezioni mi ha fatto venire voglia di cimentarmi nella lettura di una biografia su uno degli ultimi (se non l’ultimo) grande presidente a stelle e strisce: Ronald Wilson Reagan. Ancora oggi stella polare del conservatorismo e insuperato campione di libertà (non solo economica e d’impresa), il quarantesimo presidente americano è stato spesso oggetto di dileggio e scherno da parte della solita stampa liberal, ma ciò non è bastato per spodestarlo da un trono di apprezzamento e consenso (non solo popolare) basato sulla determinazione e sulla concretezza, qualità che gli hanno consentito di guidare gli Stati Uniti attraverso uno dei periodi più delicati della loro storia.

Il ruolo di Reagan nella caduta dell’Evil Empire sovietico è infatti tutt’altro che marginale (sebbene storici e giornalisti malaccorti tendano a sottolineare solo i meriti, comunque altrettanto rilevanti, di Gorbachev); la sua scelta di considerare l’elefantiaco apparato governativo come un problema e non come soluzione è una rivoluzione di paradigmi di portata storica e anche il suo modo di presentare e diffondere al mondo l’idea di un’America terra di prosperità e benessere ha determinato una crescita di fiducia bipartisan culminata con il quasi plebiscito della rielezione del 1984.

Questi e altri sono i meriti di una delle presidenze più dinamiche di sempre, e il punto di vista offerto da questa preziosa biografia edita da Giubilei Regnani nel 2018 è un punto di vista d’eccezione, affidato nientemeno che a Edwin Meese III, direttore dello staff del presidente e dal 1985 al 1988 procuratore generale degli Stati Uniti.

Il racconto di Meese III inizia in medias res, poco prima delle primarie in New Hampshire del 1980, il primo aut-aut dell’allora candidato repubblicano Reagan: in Iowa contro George Bush andò malissimo e un’altra debacle avrebbe senz’altro portato all’inevitabile ritiro di quel candidato outsider e un po’ visionario che tanto aveva fatto bene come governatore della California. Del resto l’ex attore (come veniva sempre chiamato dai suoi detrattori), aveva un bel daffare contro avversari del calibro di Gerald Ford e George Bush, apprezzati e sostenuti dalla maggior parte dell’establishment repubblicano. Neanche a dirlo fu un successo, e fu un successo anche la successiva sfida elettorale contro il presidente uscente Carter, dal quale Reagan erediterà enormi problemi di deficit federale e una controversa situazione in Iran che rappresenterà anche il tallone d’Achille di otto anni di presidenza brillante (lo scandalo Iran-Contras).

Nelle pagine di Meese si assiste a una certosina operazione di vero e proprio debunking, in cui la narrazione giornalistica e poco approfondita di tanta saggistica schierata viene messa alla berlina da fatti e statistiche, con l’autore che si pone l’obiettivo di sbugiardare chi ritiene che Reagan abbia solamente effettuato tagli selvaggi al bilancio dichiarando guerra ai poveri, chi ritiene che il presidente fosse solo una bella faccia da presentare in pubblico mentre a prendere le decisioni erano altri e soprattutto chi pensa che Reagan non abbia fatto altro che rischiare di esacerbare i rapporti con l’Unione Sovietica in maniera puerile e disordinata anziché seguire una linea coerente e articolata.

La figura del presidente esce fuori vittoriosa da questa biografia, ma non si deve pensare che l’opera di Meese III rappresenti un’agiografia, anzi. L’autore è infatti molto limpido nell’ammettere alcuni errori, soprattutto nella gestione della questione mediorientale (dal Libano all’Iraq, passando per lo spinosissimo Iran), e ciò dà al libro una profondità che solo le ricostruzioni oneste sono in grado di dare. In conclusione, “Ronald Reagan – Un conservatore alla Casa Bianca” è un’opera imprescindibile per chi vuole avvicinarsi alla figura complessa e alle scelte decisive di un presidente unico e fuori dal coro, paragonabile per completezza e densità informativa solo ai diari vergati dal pugno del presidente stesso.