Il 6 Nations volge al termine e gli Azzurri sono al palo. Peggio della Tav…

5.1k 0
generica_porro_1-1200

Tre squadre separate da due punti per giocarsi il titolo di vincitrice, con uno scontro diretto a Cardiff e un altro match che, per via di vicende storiche, sportive e di semplice e pura rivalità, potrebbe infiammare la serata di Londra. Il 6 Nations 2019 si avvia dunque al termine con il Galles che comanda il gruppo con 16 punti davanti a Inghilterra (15) e Irlanda (14). I dragoni ambiscono al Grand Slam, ma dovranno vedersela con gli irlandesi, mentre gli inglesi affronteranno in casa la pazza Scozia nella centoventiseiesima edizione (scritta in lettere lascia meglio il segno) della Calcutta Cup, da dove praticamente tutto è nato.

Ci si è arrivati, a tale scenario, con il Galles che a Edimburgo è sopravvissuto a un secondo tempo in cui i padroni di casa hanno provato a rompere le uova nel paniere. “It was close“, ci scrive un amico dalla Vale of Glamorgan tirando un sospiro di sollievo. Dietro al punteggio finale di 18-11 c’è un colpo del ko mancato dai gallesi alla fine del primo tempo che avrebbe mentalmente tarpato le ali alla Scozia sotto già di nove punti ed invece, rientrati in campo, eccoli questi scozzesi bipolari che innestano la modalità attiva, risalgono il campo e rubano terreno, tra scelte propizie ed altre decisamente avventate, passaggi calibrati ed altri disperati e la meta di Darcy Graham, mentre si entra nell’ultimo quarto di gara. I gallesi dalla loro hanno la solidità che consente di vincere anche quando non si gioca bene: lasciano però sul campo l’estremo Liam Williams per problemi ad un braccio (si sacrifica per atterrare il pilone WP Nell lanciato a tutta velocità nello spazio), interprete preziosissimo del timing nel gioco al piede. 

Al Principality Stadium arriverà l’Irlanda che domenica pomeriggio ha tenuto a bada i francesi: primo tempo chiuso sul 19-0, allungo fino a +26 per poi tirare i remi in barca, permettendo così alla truppa gallica di marcare due volte negli ultimi tre minuti. Da mettere negli annali la meta del capitano Rory Best, che dagli sviluppi di una rimessa laterale incorna letteralmente il mediano francese Antoine Dupont per completare l’operazione: a fine partita ha fatto intendere che quella sarebbe stata la sua ultima apparizione davanti al pubblico di Dublino, lascerà dopo il Mondiale giapponese. La dura sconfitta della prima giornata contro gli inglesi poteva far crollare l’intero castello, ma gli uomini di quel galantuomo di Joe Schmidt hanno tenuto botta e proseguito con il loro game plan, passando per prestazioni opache come quella contro gli Azzurri, ma proiettate proprio al prossimo futuro (la Coppa del Mondo) e possono confermare o ribaltare l’esito della sfida (cit.)

Quanto alla Francia, beh, come anticipato nella puntate precedenti, sabato sarà a Roma contro l’Italia, rientrata da Twickneham con le ossa rotte. Non solo per il risultato della partita contro l’Inghilterra (57-14, otto mete a due), ma anche per gli infortuni ai due centri Michele Campagnaro e Tommaso Castello. Chiuderemo il torneo all’ultimo posto, siamo ancora a secco – i transalpini al contrario hanno messo da parte sei punti e una vittoria: siamo al palo, come la Tav, ma mentre questa tra sei mesi potrebbe ripartire salvo nuove pratiche da Azzeccagarbugli dell’avvocato Conte, gli Azzuri non si sa bene. Gli inglesi sono superiori, è un dato matematico, ma a preoccupare è la scarsità difensiva degli uomini di Conor O’Shea. Che a rugby si debba placcare purtroppo non è un fatto così scontato e se alla scarsa propensione individuale si unisce poi la mancata mobilità tattica delle guardie schierate in difesa la situazione da difficile si trasforma in drammatica, con conseguente catena di errori che fanno felici i tanker avversarsi.

Buoni propositi a cui appigliarsi? Due anni fa montava la polemica sul fatto se fosse lecito o meno tenere gli Azzurri nel gruppo o se fosse meglio rimpiazzarli con un’altra nazionale, tipo la Georgia. Al termine di quella settimana di accesi dibattiti, l’Italia si ritrovò sempre a Londra, perse, ma se ne uscì con un escamotage difensivo che mandò su tutte le furie il permaloso allenatore inglese Eddie Jones e rispedì al mittente le insinuazioni. Oggi ci risiamo: si vocifera infatti di inserire un sistema di retrocessione/promozione nel 6 Nations, con l’ultima classificata che cede al posto alla prima delle nazionali europee di seconda fascia. A questo giro per di più è il turno della Francia, che naviga in acque altrettanto agitate e quindi, dove non può la tattica, che riesca almeno la fortuna. Dai ruggers al golfer perché la nota finale spetta di diritto a Francesco Molinari, che domenica ha conquistato il prestigioso Arnold Palmer Invitational a Orlando, con un ultimo giro da star: otto birdie e dieci par che gli hanno consentito di risalire la classifica parziale dal 17° posto di sabato. Ha atteso in club house che arrivasse la conferma di una giornata straordinaria con il leaderbord Matthew Fitzpatrick che ha provato a tenerne il ritmo, ma alla fine è scivolato in seconda posizione. Foto finale con il tradizionale cardigan rosso per Molinari: dopo il trionfo all’Open Championship e le meraviglie alla Ryder Cup del 2018, gli calzerebbe a pennello la giacca verde di Augusta. Forza Chicco: stregala, colpiscila, imbucala.

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version