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Basta lockdown: il dietrofront dell’Oms e la Dichiarazione di Barrington. Modello cinese (e italiano) sconfessato

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“Noi non sosteniamo i lockdown come mezzi primari di controllo di questo virus”, avverte il dottor David Nabarro (Oms). Ma il discredito che l’Oms si è attirata per il modo in cui ha gestito l’emergenza Covid-19 non aiuta a prendere sul serio il cambio di rotta. L’Oms è ancora in attesa del via libera di Pechino alla missione internazionale di esperti che dovrebbe svolgere un’inchiesta indipendente sulla pandemia

“Noi non sosteniamo i lockdown come mezzi primari di controllo di questo virus. Crediamo che l’unico caso in cui un lockdown è giustificato sia per prendere tempo per riorganizzare, riequilibrare e riordinare le risorse; e per proteggere il personale sanitario. Ma in linea di massima è meglio evitarlo. Per questo ci rivolgiamo con forza a tutti i leader del mondo: smettete di usare il lockdown come metodo principale di controllo”.

A fare questa dichiarazione, un vero e proprio appello, è stato il dottor David Nabarro, inviato speciale dell’Oms per il Covid-19, intervistato dal giornalista del quotidiano britannico The Spectator, Andrew Neil, l’11 ottobre. I lockdown, ha aggiunto, “fermano il virus, ma non lo eliminano. Per contro, hanno una sola conseguenza che non deve mai essere sottovalutata, e cioè rendono i poveri spaventosamente più poveri”.

Le dichiarazioni del dottor Nabarro rispecchiano quelle contenute in un suo articolo pubblicato pochi giorni prima su 4SD, “Reflections about the Middle Path”, nel quale esorta i governi a trovare un equilibrio tra restrizioni e vita normale. “Troppe restrizioni riducono i mezzi di sussistenza a disposizione e provocano risentimento nella gente”, scrive Nabarro. Il messaggio dell’articolo è che le misure essenziali da adottare sono una accurata igiene personale, mentre ai sistemi sanitari pubblici spetta di organizzare servizi di individuazione e tracciamento del virus, isolamento di chi si ammala e protezione dei soggetti a rischio: “È importante disporre di risorse per rilevare il virus, individuare i picchi e gestirli”.

“È un cambio di rotta di 180° per l’organismo Onu che aveva sempre consigliato di adottare misure restrittive, sul modello cinese. Misure estreme, prima esaltate, sono ora ritenute non tanto necessarie”, ha commentato l’agenzia di stampa AsiaNews, una delle prime a diffondere la notizia in Italia, proprio mentre l’aumento del numero dei casi fa temere nuove misure restrittive e i danni economici e sociali che comporterebbero.

Il discredito che l’Oms si è attirata per il modo in cui ha gestito l’emergenza Covid-19 non aiuta a prendere sul serio le parole del dottor Nabarro, la sua richiesta di un diverso approccio.

La sfiducia è tale da indurre alcuni Paesi, tra cui Stati Uniti e Regno Unito, a prendere in considerazione la possibilità di lasciare l’Oms e sospendere i contributi. Facendosi portavoce dei Paesi danneggiati dal ritardo con cui la trasmissione da uomo a uomo del nuovo coronavirus è stata denunciata dall’Oms e dalle modalità adottate per affrontare la pandemia, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, durante l’annuale assemblea dell’agenzia Onu svoltasi in video conferenza il 18 e 19 maggio scorso, ha chiesto miglioramenti sostanziali nella gestione dell’organismo e ne ha definito il direttore generale un “pupazzo della Cina”. Usano espressioni meno colorite, ma sono tanti nel mondo a denunciare, non a torto, che il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, deve rendere conto alla Cina in ragione degli stretti rapporti del suo Paese, l’Etiopia, con Pechino.

Nella giornata conclusiva dell’assemblea generale, il 19 maggio, i 194 stati membri dell’Oms hanno votato all’unanimità una mozione presentata dall’Ue per chiedere una inchiesta indipendente sulla pandemia e sull’operato dell’agenzia Onu durante la crisi. Ma al momento l’Oms è ancora in attesa del via libera di Pechino alla missione internazionale di esperti che dovrebbe svolgere l’inchiesta. Il 5 ottobre, Mike Ryan, direttore esecutivo del Programma per le emergenze sanitarie dell’Oms, ha confermato che le autorità cinesi ancora non hanno approvato la lista dei partecipanti. È chiaro che la attendibilità dell’indagine dipenderà molto dalla composizione della missione.

Le dichiarazioni inattese del dottor Nabarro confermeranno in alcuni la sfiducia nell’Oms. Sta di fatto che seguono di pochi giorni il lancio di una petizione sottoscritta da professori, medici, epidemiologi, scienziati di tutto il mondo contro i lockdown generalizzati: la Great Barrington Declaration, dal nome della località negli Stati Uniti in cui il 4 ottobre è stata firmata dai primi tre scienziati.

“In qualità di epidemiologi delle malattie infettive e di scienziati della salute pubblica siamo molto preoccupati per gli effetti dannosi sulla salute fisica e mentale causati dalle politiche prevalentemente adottate dai governi in materia di Covid-19”.

Così inizia la petizione che raccomanda di adottare invece un metodo che i firmatari hanno chiamato “protezione mirata”:

“Il modo più caritatevole, che pareggia i rischi e i benefici di raggiungere l’immunità di gregge, è consentire a chi corre un rischio minimo, di vivere normalmente per acquisire l’immunità al virus tramite l’infezione naturale, mentre nel frattempo si proteggono bene le persone più fragili, a rischio elevato”.

Spiegano ancora nella petizione:

“Le attuali politiche di blocco stanno producendo effetti devastanti sulla salute pubblica, a breve e lungo periodo. I risultati (solo per citarne alcuni) includono tassi di vaccinazione infantile più bassi, peggioramento degli esiti delle malattie cardiovascolari, meno screening per il cancro e deterioramento della salute mentale, con la conseguenza che questo porterà negli anni a venire a un aumento della mortalità”.

In concreto, la Great Barrington Declaration chiede che la vita economica, sociale, culturale… si svolga normalmente: bar, ristoranti, scuole, centri sportivi, cinematografi aperti e frequentati senza restrizioni, ferme restando le norme igieniche raccomandate. Il 15 ottobre l’avevano già firmata 25.000 medici e poco meno di 10.000 scienziati. Ma in Italia il loro appello e quello del dottor Nabarro non sembra siano stati presi ancora in considerazione.

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