Day by Day: il “Rigoletto” di Verdi in mostra a Modena e i testi di Bob Dylan a Roma

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E’ il capolavoro della lirica italiana, e Giuseppe Verdi la definiva “la sua opera più bella”: a Modena, dal 30 novembre al 2 dicembre, Novecento propone un’esposizione interamente dedicata al “Rigoletto”, dalla prima alla Fenice di Venezia nel 1851 a oggi. In mostra gli spartiti storici, i costumi di scena, locandine e programmi teatrali. Un focus della mostra è dedicato ai grandi interpreti: Enrico Caruso, Titta Ruffo, Maria Callas, Luciano Pavarotti. Una wunderkammer che raccoglie oltre 200 cimeli per ricostruire la storia di una delle espressioni più alte della nostra lirica. “Delle mie opere come maestro preferisco Rigoletto, come dilettante La traviata“: in queste parole, una confessione dello stesso Verdi, è contenuta tutta la grandezza dell’opera che vede protagonista il buffone di corte più leggendario del palcoscenico. L’esposizione, a cura di Studio Archeo900, proporrà oltre 200 cimeli, selezionati tra 600 pezzi del collezionista mantovano Nicola Zanella, che ripercorrono la storia di quest’opera verdiana, ma anche dell’intera lirica italiana. E’ frutto di anni di ricerche sul mercato antiquario, trascorsi da Zanella a viaggiare intorno al mondo e a scandagliare online i siti e i cataloghi della case d’asta in Italia, Inghilterra, Francia, Spagna, Germania, Russia, America del Nord e del Sud. La mostra è organizzata in sezioni tematiche che raggruppano gli oggetti a seconda del periodo (ad esempio la prima alla Fenice di Venezia nel 1851) o della tipologia: costumi, spartiti, libretti, incisioni discografiche, manifesti e locandine storiche, programmi teatrali, fotografie d’epoca. Ecco così fotografie con le firme autografe dei grandi interpreti dell’opera verdiana: Enrico Caruso nel ruolo del Duca di Mantova a New York nel 1910, Titta Ruffo, Tito Gobbi, Tito Schipa, Beniamino Gigli, Mario Lanza, Mario Del Monaco, Giuseppe Di Stefano,Plácido Domingo, Luciano Pavarotti, Maria Callas, Toti Dal Monte, Renata Tebaldi, Renata Scotto. Ci sarà anche la foto originale di Felice Varesi, il primo interprete di Rigoletto, al teatro La Fenice di Venezia nel 1851. E la Gazzetta uffiziale di Venezia del 12 marzo 1851 con la recensione dell’opera al debutto il giorno prima. Poi i costumi di scena: uno di Gilda del 1870, un altro è quello indossato nel 1960 da Richard Tucker, il più grande tenore americano; fino alla metà degli anni ’50 del ‘900 non c’erano costumisti, se non raramente, e a procurarsi gli abiti erano i cantanti, che se li portavano dietro nelle tournée. Un pezzo rarissimo e curioso è una trascrizione per piano, del 1880 circa, con in copertina il buffone che fa un gesto irriverente; poi, dalla sezione dei giornali e delle riviste, un Rigoletto a fumetti pubblicato sul Corriere dei piccoli. C’è anche una litografia autografata di Annetta Casaloni, che interpretò Maddalena alla Fenice nel 1851. E una foto del soprano Lina Aimaro Bertasi, Gilda nel Rigoletto alla Scala di Milano nel 1943, in tempo di guerra.

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A due anni dalla controversa assegnazione del Nobel per la Letteratura a Bob Dylan, l’Università degli studi Roma Tre celebra il cantautore americano con il convegno internazionale “Bob Dylan and the Arts. Masked and Anonymous: the Many Facets of the Art of Bob Dylan”. Fino al 31 ottobre, nell’aula magna della Scuola di Lettere Filosofia Lingue dell’ateneo, sedici esperti tra cui accademici, artisti e musicisti provenienti da tutto il mondo rifletteranno sui molteplici aspetti della produzione artistica di Dylan. Un confronto che, partendo da musica e cinema, attraverserà pittura, teatro, letteratura, filosofia e religione, sulle tracce dell’identità cangiante e sempre mutevole di una tra le personalità più influenti e discusse degli ultimi sessanta anni. “Abbiamo voluto rendere omaggio alla poetica di un grande artista, riunendo esperti e studiosi che insieme potranno elaborare spunti innovativi sulla poliedrica attività del menestrello di Duluth. Un modo per condividere con i nostri studenti e tutti gli appassionati un lavoro di ricerca e approfondimento che il settore disciplinare di ‘Lingua e Letterature Angloamericane’ dell’Ateneo porta avanti da tempo” ha dichiarato la Maria Anita Stefanelli, docente dell’Università Roma Tre e curatrice dell’evento insieme a Fabio Fantuzzi. La manifestazione, inaugurata dal rettore Luca Pietromarchi, vedrà nel corso delle giornate la partecipazione di numerosi esperti “dylanisti”. Tra questi Alessandro Carrera, docente della Houston University e premio Montale di poesia, parlerà del complesso rapporto tra Dylan e la cultura afroamericana, e David Pichaske, docente della South West Minnesota University, esplorerà il retroterra culturale del Midwest nelle sue canzoni e nelle opere del cantautore. Una sessione speciale sarà dedicata all’opera pittorica del misterioso mentore di Dylan, il maestro Norman Raeben. Dei suoi lavori sarà presentata per la prima volta un’esposizione digitale, accompagnata dal commento dell’artista newyorchese Roz Jacobs, allieva del Maestro insieme a Dylan. Tra le attività in programma, il concerto-spettacolo “The Greenwich Village Folk Scene”, ideato dall’esponente del movimento del folk revival Newyorchese cantautore Chris Lowe, che ripercorrerà in musica la storia culturale del Greenwich Village.

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Per la prima volta nella capitale, dal 9 novembre l’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano ospiterà le opere dell’artista belga Julien Friedler nella mostra monografica Behind the world. L’esposizione proporrà un percorso lineare nel mondo mitico dell’artista: 20 recenti opere di grande formato e l’installazione La Forêt des Âmes consentono al visitatore di entrare nell’immaginario costruito da Friedler che unisce spettacolarità, pensiero mitologico e forza evocativa. Fulcro centrale della mostra, l’installazione La Foresta delle Anime – La Forêt des Âmes (2009-2010): 9 colonne ideate per rappresentare la volontà partecipativa e azionista dell’universo di Friedler e che mirano alla nascita di una moderna spiritualità collettiva fondata sull’arte. Questa “foresta di anime“ universalmente radunate a Roma è il progetto più alto di Friedler, ovvero quello della creazione di un’umanità nuova capace di essere comunità. L’opera, dopo New York, Bruxelles, Milano, Spoleto, Rivara e prossimamente esposta anche a Parigi, prende le mosse dallo Spirit of Boz, progetto partecipativo che si esprime nelle risposte spontanee date dal pubblico a un questionario. Le migliaia di risposte raccolte finora in tutto il mondo, unite adesso a quelle dei visitatori romani, costituiscono la materia di cui sono composte le 9 colonne-contenitori dell’opera. Al Vittoriano sarà quindi possibile depositare il proprio messaggio e leggere quello degli altri. Dipinti e installazioni sono i portavoce di un immaginario ricolmo e costituiscono i segni visibili di una verità che l’artista sviluppa attraverso tematiche dal taglio molto personale. Julien Friedler si fa portatore di una visione umanista, delineata tramite le opere ma anche con un’attività di condivisione che porta avanti attraverso l’associazione Spirit of Boz che esprime l’urgenza di riconciliare azione e contemplazione, nell’intento di promuovere un pensiero umanista e catartico. I lavori di Friedler in mostra, per lo più acrilici su tela come La Fenice (Le Phoenix) del 2016 e La Crocifissione del 2016 ma anche acrilici e collage su tela come per l’opera L’Altro (L’Autre) del 2018, illustrano un estro d’inspirazione “Art Brut” o espressionista, generato dalla necessità creatrice, dal desiderio di trasmissione spontanea e viscerale, derivante dal “tentativo di scoprire ciò che costituisce l’essenza passionale delle persone”, come spiega l’artista. Friedler procede secondo modalità quasi ipnotiche, senza vincolo di soggetti, di materiali messi in opera, definendo così un ritmo, un modo d’espressione informale. I suoi dipinti definiscono una pittura fatta di equilibri sottili riflettendo la sua propensione per le conoscenze subliminali del mondo. La sua energia in espansione deriva dalla capacità di dissociazione e introspezione che applica a se stesso prima di interessarsi agli altri, scoprendo nell’altro le motivazioni più intime. Un viaggio per esplorare l’animo umano nella sua complessità atavica e universale. L’arte è per l’artista azione inclusiva di tutte le forme espressive, derivanti dalla propria o altrui esperienza e comporta sfaccettature contrapposte, le une d’ispirazione collettiva, le altre di meditazione individuale. La mostra intende presentare questa contrapposizione tra il colore e il gesto acceso dei quadri e l’immaterialità silenziosa dell’installazione. Julien Friedler. Behind the world è prodotta dall’Associazione Spirit of Boz for Contemporary Art.

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Anche quest’anno Warner Bros. si prepara a sbarcare a Lucca in occasione dell’edizione 2018 di “Lucca Comics & Games”. Dal 31 ottobre al 4 novembre, i fan potranno immergersi nel mondo Warner Bros. grazie al rinnovato padiglione interamente dedicato a Wizarding World e Dc Comics, nella centralissima area di più di 150 metri quadrati allestita in Piazza San Michele. La novità assoluta dello spazio, realizzato in collaborazione con Infinity, sarà il temporary shop a tema Wizarding World, con la possibilità di acquistare prodotti imperdibili, la presenza di props ed allestimenti unici per un’esperienza immersiva nel magico mondo creato da J.K. Rowling. Nell’area dedicata al Wizarding World troveranno spazio anche i costumi di scena utilizzati in “Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald”, in uscita nelle sale italiane dal prossimo 15 novembre, da Newt Scamander, Gellert Grindelwald, Albus Silente e Queenie Goldstein, oltre ad uno speciale “Wand Master Training” dove i fan potranno sperimentare le proprie doti magiche. Nello spazio dedicato al mondo Dc Comics sarano invece presenti le statue di Mera e “Aquaman”, protagonisti dell’omonimo film in arrivo nei cinema italiani dal prossimo primo gennaio del prossimo anno, un’area dedicata agli appassionati di videogames con delle postazioni di gioco Lego DC Super-Villains, capeggiate dalle statue Lego di Joker e Harley Quinn, oltre ad un intero shop dedicato a tutto il mondo Dc, e alla zona dedicata alla nuova serie tv “Krypton”, dal 14 Novembre su Premium Action e dal giorno successivo disponibile su Infinity, con postazione fotografica dedicata ai fan. Appuntamento all’interno del Loggiato Pretorio, storica casa dell’Area Movie di Lucca, con l’area “The Big Bang Theory in 170 mila mattoncini Lego” popolata da 7 gigantesche installazioni dei protagonisti della celebre sitcom in versione Lego, oltre allo spazio dedicato alla “Virtual Reality di Creed II”, in arrivo nelle sale italiane dal prossimo 24 gennaio del prossimo anno. “Spider-Man: Un Nuovo Universo”, in arrivo al cinema dal 25 dicembre, sarà presente con un’ “immersiva” ed originale installazione a piazza San Michele, che consentirà ai visitatori di entrare all’interno del Ragnoverso. Il nuovo film della Sony Pictures Animation racconta le vicende del teenager Miles Morales e delle infinite possibilità del Ragnoverso, dove più di una persona può essere Spider-Man. In anteprima per il pubblico di Lucca, sabato 3 novembre, presso il Cinema Astra, 40 minuti di footage esclusivo. A seguire, appuntamento al palco Music con Paul Harris: il coreografo dei duelli che hanno scandito le avventure di Harry Potter, terrà una masterclass dedicata a come impugnare correttamente la bacchetta e all’evocazione dei principali incantesimi. Sempre sabato, prenderà vita un magico evento che coinvolgerà tutta Italia, con l’accensione in piazza San Michele della riproduzione di oltre cinque metri della bacchetta magica di Newt Scamander, protagonista della saga. Quella a Lucca sarà una delle nove mega installazioni, raffiguranti altrettante bacchette del Wizarding World™ creato da J.K. Rowling, che si illumineranno contemporaneamente in altrettante città italiane.

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Il Polo Museale del Lazio, diretto da Edith Gabrielli, ha presentato il restauro e la nuova attribuzione della notissima icona Madonna con il Bambino conservata nella chiesa di Santa Maria del Popolo. L’icona, una delle più antiche, preziose e venerate oggi esistenti, rimarrà visibile nella Sala della Biblioteca di Castel Sant’Angelo fino al 18 novembre in una mostra curata da Simonetta Antellini, già funzionario Soprintendenza Speciale di Roma e direttrice del restauro, e da Alessandro Tomei, ordinario di storia dell’arte medievale presso l’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti e uno dei maggiori esperti in materia. L’esposizione è realizzata in collaborazione con la Direzione Centrale per l’Amministrazione del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, guidata dal prefetto Angelo Carbone, che è proprietaria dell’opera, e con la Soprintendenza Speciale di Roma diretta dall’architetto Francesco Prosperetti, che ha curato il restauro. “Ad oggi, oltre 700 mila persone hanno potuto i visitare i musei e i luoghi d’arte del Polo Museale del Lazio attraverso il progetto ArtCity Estate 2018. Un risultato rimarchevole, che conferma la qualità della proposta culturale del Polo, avviata nel 2015” dichiara Edith Gabrielli, che prosegue: “Ora, questa nuova e importante mostra: essa è l’attestazione della capacità del Polo di tenere uniti, senza strabismi, il piano della tutela, ovvero della ricerca e della conservazione, con il piano della valorizzazione”. L’opera, tradizionalmente attribuita all’evangelista Luca e per questo nota come Madonna di San Luca, è una delle immagini più venerate della storia della città di Roma, come attestano vuoi la fama di “immagine miracolosa” vuoi gli atti ufficiali della storia della Chiesa. La tavola (nello specifico una tela impannata su tre assi in legno di noce) mostra un’immagine di derivazione bizantina, la Vergine è ritratta di fronte, tiene in braccio il Bambino rigidamente eretto, completamente vestito e benedicente, e propone i tratti dell’iconografia tradizionale dell’Odigitria (“colei che mostra la via”, cioè Cristo), arricchita però di un diverso pathos, quello dell’affettuosità familiare: la Madre volge il capo verso il figlio, indirizzandogli uno sguardo pieno di tenerezza. Il figlio poggia la mano sinistra su quella della Madre, confermando il suo attaccamento. L’opera, pertanto, si discosta dall’inanimata astrazione delle figure, tipica dell’iconografia dell’epoca, e mostra nella gestualità e nella vivacità cromatica quel carattere d’intimità che sollecita l’empatia del fruitore. Dopo  l’ultimo e accurato restauro, che ha portato alla luce parti di firma che si è potuta riconoscere come quella di Filippo Rusuti, che firmò, verosimilmente entro il 1297, il monumentale mosaico che ancora orna, in parte nascosto dal loggiato settecentesco, la fascia superiore della facciata della basilica di Santa Maria Maggiore. Questa attribuzione consentirà agli studiosi di riscrivere con nuove precisazioni il percorso artistico di uno dei maggiori esponenti della pittura romana della fine del Duecento, il quale, secondo quanto attestato da documenti dei primi decenni del Trecento, proseguì la sua carriera insieme al figlio Giovanni e a un altro pittore romano, in Francia al servizio del re Filippo il Bello. Il catalogo della mostra, a cura di Simonetta Antellini e Alessandro Tomei, è edito da Silvana editoriale.

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