Gigi Proietti racconta il suo amore per la scena e il pubblico attraverso le fotografie di Tommaso Le Pera. Sono diciotto gli spettacoli fotografati riportati nelle pagine di un volume imperdibile, pubblicato da Manfredi Edizioni e presentato nel Teatro Quirino di Roma. Sul palco una sfilata di ricordi, a partire dal successo clamoroso di “A me gli occhi, please!”, scritto con Roberto Lerici nel 1976, che rappresentò il primo one-man show in chiave italiana della storia. “La mia collaborazione con Gigi cominciò con quello spettacolo e, si può dire, non si è più fermata”, ha raccontato Le Pera. Il Teatro di Gigi Proietti è un libro che rappresenta la storia di mezzo secolo di vita nazionale.
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Solo per una serata, quella di mercoledì 23, Roma ricorda, nel Teatro India, con una serata speciale, il cinquantesimo anniversario della Primavera di Praga, evento di rilevanza storico-politica, ormai lontano nel tempo, ma ancora vivo nella memoria collettiva. In scena Jitka Frantova, attrice e moglie di uno dei protagonisti di questo avvenimento che ha segnato mezza Europa, Jiri Pelikan, diretta da Daniele Salvo. “La mia Primavera di Praga”, non esclusivamente uno spettacolo politico, ma un’occasione per ripercorre quei giorni drammatici, fatti storici, eventi reali visti dal punto di vista di un’attrice, Frantova, moglie di Pelikan, grande uomo politico ceco, direttore della tv della sua nazione, protagonista della vita pubblica della Cecoslovacchia in prima linea contro l’invasione dei carri armati russi nel 1968. Quindi l’addio al suo paese, l’asilo politico a Roma, la cittadinanza italiana. Fu la grande stima di Bettino Craxi per il valore della sua battaglia politica a portare Pelikan all’Europarlamento grazie al Partito Socialista Italiano, ma tutti lo hanno dimenticato.
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I nostalgici sono avvisati. Nell’ambito delle iniziative sui cinquanta anni dagli avvenimenti del 1968, che partiranno a novembre con una serie di giornate di studi e rassegne filmiche, la Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, offre una singolare anticipazione dell’argomento promuovendo una serata al cinema Farnese di Roma, nella serata di lunedì 28. Saranno infatti proiettate due film che mostrano materiali rari di archivio documentaristico. Si tratta di Della conoscenza, per la regia di Alessandra Bocchetti, realizzato in collaborazione con la redazione del movimento studentesco e in particolare sulle manifestazioni di Roma a Valle Giulia e a Piazza Cavour, e Le Chienlit, i giorni di maggio, di Luigi Perelli, realizzato nel 1968 in Francia. L’opera verrà presentata in versione restaurata e con sequenze di materiali inediti che in quegli anni furono portati in Italia dai responsabili degli Stati Generali del Cinema Francese, per sottrarli ad un possibile controllo delle forze di polizia. Alle proiezioni, alla presenza dei due registi, seguiranno gli interventi di Luciana Castellina, Corradino Mineo e del presidente della Fondazione Aamod Vincenzo Vita. La serata è promossa in collaborazione con il gruppo di lavoro sul cinema politico/’68 composto da Dario Cecchi, Marco Maria Gazzano, Domenico Monetti, Pietro Montani, Paola Scarnati, Giovanni Spagnoletti ed Ermanno Taviani. Preparate i fazzoletti. Rossi, ovviamente.
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A Venezia, nella prima metà del Settecento, oltre a Rosalba Carriera viveva un’altra pittrice di primo piano, purtroppo del tutto ignorata fuori dalla sua patria: Giulia Lama (1681-1747). Il Museo del Settecento Veneziano di Ca’ Rezzonico celebra questa figura con la presentazione di 12 studi di nudo realizzati dall’artista, parte di una più ampia raccolta di sue opere grafiche, appartenenti al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe del Museo Correr. Fino al 3 settembre.
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Il direttore ha sette vite: Beppe Severgnini nel ruolo di moderatore è stato il protagonista dell’incontro svoltosi al Volvo Studio Milano per il ciclo Vision 2020 Talks promosso da Volvo Car Italia. I racconti del grande campione Javier Zanetti, esempio indiscusso e riconosciuto di sportività, hanno catturato l’attenzione dei tantissimi presenti che gremivano il Volvo Studio. Venti le domande del direttore di Sette. Il campione argentino, vice presidente nerazzurro nonché simbolo della squadra, stimolato dall’amico nonché tifoso interista Severgnini, ha raccontato delle sue origini umili e dell’incredulità per la convocazione dell’Inter, delle gioie e delle delusioni di una lunghissima carriera, del rispetto per i tifosi e del rapporto con gli allenatori; ma soprattutto, ha sottolineato l’importanza di valori come l’amore per la famiglia e l’umiltà, che hanno sempre guidato la sua azione e la sua vita.