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Day by Day: Magnaghi Aeronautica atterra negli Stati Uniti e un’annata che promette bene per il Chianti

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La napoletana Magnaghi Aeronautica (Ma Aviation Group), leader nella produzione di carrelli di atterraggio per aerei ed elicotteri, rafforza la propria espansione internazionale grazie al supporto del polo Sace Simest (gruppo Cdp) e di UniCredit. Dopo la costituzione con Simest di una newco che le ha consentito nel 2012 di accedere al mercato brasiliano, ora Magnaghi Aeronautica, sempre con il supporto del polo, “atterra” anche sul mercato statunitense. Il rafforzamento dell’azienda campana sul mercato Usa, avviato attraverso una operazione di finanziamento da 11 milioni di euro erogato da UniCredit con garanzia di Sace, si è concluso grazie all’acquisizione da parte di Simest, avvenuta con l’adesione a un aumento di capitale, di una quota di circa il 49 per cento della controllata Magnaghi Aeronautica Usa, per un importo pari a 7 milioni di euro. Le nuove risorse sono rivolte a completare l’acquisizione della Blair, affermata azienda americana, attiva dagli anni ’50 nella produzione di sistemi completi di atterraggio e componenti per i settori civile e militare. L’ingresso di Simest nel capitale di Magnaghi Aeronautica Usa fornisce un rilevante ulteriore contributo allo sviluppo di un gruppo integrato, che investe costantemente in prodotti innovativi ad elevato contento ingegneristico e tecnologico. “Siamo particolarmente soddisfatti dell’operazione, perché contribuendo all’acquisizione di Magnaghi in Usa abbiamo supportato l’ingresso di un’eccellenza del Sud d’Italia nel comparto civile e militare statunitense, riservato a produttori locali”, ha commentato Alessandra Ricci, ad di Simest, e “questo rappresenta un’importante opportunità di crescita per il nostro partner anche in Italia, visto che sono attesi risvolti positivi anche sull’attività di ricerca e sviluppo, effettuata nello stabilimento di Napoli”. Da parte di Magnaghi Aeronautica, l’ad Paolo Graziano ha affermato: “Siamo orgogliosi che l’operazione di acquisizione della Blair si sia conclusa positivamente. I nostri progetti di internazionalizzazione, seri e credibili, rappresentano l’eccellenza del nostro Paese nel mondo. Ed è per questo che, come già avvenuto in passato, le istituzioni italiane sono state al nostro fianco, sposando i progetti e sostenendo l’azienda”. L’obiettivo è completare il piano industriale 2017-2022, che comporterà l’assunzione di circa 100 unità nel sud Italia.


Il 2019 promette di essere una grande annata per i vini della denominazione Vino Chianti docg: il clima favorevole, soprattutto nella parte finale della stagione, e gli importanti investimenti fatti negli anni scorsi sui vigneti, daranno un prodotto di grande qualità alle aziende del Consorzio Vino Chianti. “L’uva è molto sana, non ci sono problemi di natura fitosanitaria”, dice il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi: “Le quantità sono nella norma e, grazie all’abbattimento del 10 per cento della produzione che abbiamo richiesto alla Regione Toscana, avremo volumi che ci consentiranno di non provocare una ripercussione sui prezzi”. Il Consorzio Vino Chianti produce mediamente 850 mila ettolitri di vino: per la vendemmia 2019 ha ottenuto dalla regione Toscana l’autorizzazione a ridurre le quantità prodotte del 10 per cento per non generare un surplus produttivo che comporterebbe un abbassamento dei prezzi di vendita. Nel 2019, quindi, le aziende associate al Consorzio Vino Chianti immetteranno sul mercato circa 750 mila ettolitri di vino, pari a 100 milioni di bottiglie. La politica di riduzione dei volumi adottata dal Consorzio Vino Chianti è la strategia scelta per affrontare il calo delle vendite che si è registrato su alcuni mercati tradizionali nel corso del 2018. In particolare, la Germania, che per il vino Chianti è il secondo mercato di sbocco, dopo gli Stati Uniti, ha registrato una riduzione delle masse esportate pari al 6-7 per cento: “Si tratta di una contrazione dovuta al rallentamento dell’economia tedesca, che spinge i consumatori ad orientarsi su vini meno costosi”, spiega il presidente del Consorzio Vino Chianti: “Abbiamo scelto di ridurre le quantità prodotte per mitigare l’impatto sul prezzo così da affrontare il calo delle esportazioni mantenendo comunque una remunerazione adeguata per tutti gli attori della nostra filiera, dai viticoltori agli imbottigliatori. Il clima di quest’anno, che ha provocato danni consistenti ad altre colture, per noi invece va benissimo”, prosegue Busi: “La situazione è piuttosto omogenea su tutto il territorio: anche le zone che hanno risentito maggiormente della siccità, come l’empolese, stanno andando bene perché la nostra uva d’elezione, il sangiovese, è un’autentica spugna e bastano poche gocce d’acqua per tenere le viti in salute. Abbiamo avuto notizie da parte dei media su possibili danni arrecati dai temporali di domenica scorsa, fortunatamente solo in alcuni territori, ma al momento dalle aziende non abbiamo segnalazioni. Grazie all’andamento complessivamente favorevole della stagione e ai consistenti investimenti nei vigneti fatti negli ultimi anni dalle nostre aziende, si possono fare grandi vini: il 2019 sarà una grande annata per i vini della denominazione Chianti”.


Saranno 34, tra chef, maestri pizzaioli, pasticcieri, maître che si alterneranno sul palco di Lsdm nelle due giornate del congresso (martedì 1 e mercoledì 2 ottobre) in programma a Paestum, nei bellissimi spazi del Savoy Beach Hotel. Temi etici e futuro della cucina, questa la traccia lanciata da Barbara Guerra e Albert Sapere, ideatori e curatori di quello che ormai da dodici anni è uno degli appuntamenti più attesi nel calendario degli eventi enogastronomici internazionali. “Possiamo dire”, sottolineano Guerra e Sapere, “che questa è la prima versione di Lsdm con un taglio gastro-umanista. Nel senso che, pur non mancando come è ovvio che sia una costante attenzione agli aspetti tecnici, abbiamo però voluto approfondire alcune tematiche a nostro giudizio fondamentali nella ristorazione attuale e, ancor di più, in quella dei prossimi anni”. Un’ideale prosecuzione rispetto al decalogo del cuoco, al centro dell’edizione 2018 di Lsdm, che già aveva puntato i riflettori su alcuni problemi etici che contraddistinguono l’attività dello chef dei giorni nostri. Un argomento delicato che, nel corso di Lsdm 2019, si arricchirà di ulteriori suggestioni, ponendo quesiti che, è facile immaginare, avvieranno serrate dialettiche. “Il tema principale verte sulla libertà del cuoco di fronte alle nuove e sempre più sentite sensibilità”, continuano i due ideatori: “ Libertà di scegliere qualsiasi materia prima, senza limiti di spazio e di compatibilità ambientale oppure libertà di interpretare, anche grazie all’utilizzo delle moderne tecniche, il comune sentire in ambito etico e ambientale proponendolo nei propri piatti”. In effetti, anche da parte dei consumatori, è sempre più avvertibile l’esigenza di guardare alla materia prima non più soltanto in riferimento alla qualità e al gusto della stessa ma anche, se non soprattutto, in relazione all’aspetto salutistico e al rispetto ambientale. Un cambiamento di prospettiva che già di per sé offre diversi spunti.

L’inaugurazione sarà affidata ad Ernesto Iaccarino, che sarà accompagnato dal giornalista e saggista Pino Aprile. Ci saranno altre sorprese nelle moderazioni che saranno annunciate in seguito. Spunti che verranno approfonditi nel corso delle due giornate di Paestum che comunque promettono di affrontare anche altri temi, a partire dai grandi cambiamenti in atto nell’ambito della cucina d’autore tra passato, presente e futuro, focus della prima giornata. E l’elemento transgenerazionale caratterizza anche la scelta degli ospiti di questa edizione dove alla presenza di alcuni dei padri nobili della cucina italiana si alternerà quella di una nouvelle vague sempre più presente e in grado di caratterizzare stili e tendenze. Saranno proprio i giovani a contraddistinguere la seconda giornata del convegno con un tema, “Il futuro della ristorazione italiana”, di notevole appeal. Tornando alla giornata di martedì primo ottobre, da non perdere l’approfondimento “Italia fuori dall’Italia” che vedrà protagonista un vero e proprio dream team di chef italiani che rappresentano ai massimi livelli la nostra cucina nel mondo. Giornata inaugurale che si concluderà con un attesissimo focus sulla pizza e su 5 dei premi speciali assegnati da 50 top pizza. Mercoledì 2 ottobre, grande spazio alle giovani leve della cucina d’autore italiana. E finale tutto da vivere con una selezione di straordinari maestri italiani e internazionali che chiuderanno nel migliore dei modi il congresso. “Riteniamo di aver messo a punto un programma di altissimo profilo, visto il valore delle tematiche e l’importanza degli protagonisti sul palco”, concludono Barbara Guerra e Albert Sapere, “al quale abbiamo voluto aggiungere un significativo plus. Quest’anno l’accredito non sarà libero ma vincolato a una donazione di 50 euro per le due giornate. Donazione che verrà effettuata direttamente sul conto corrente del Parco Archeologico di Paestum, nell’ottica di una collaborazione sempre più stringente tra mondo della cultura e quello del cibo.