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I BlackBerry inglesi di Mifsud ottenuti da Durham: ma che fine hanno fatto i telefoni con Sim italiana?

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Come i lettori di Atlantico Quotidiano hanno potuto apprendere già mercoledì mattina, il Dipartimento di Giustizia Usa è entrato in possesso di due telefoni BlackBerry che “erano stati dati in uso a Mifsud” e che ora la difesa del generale Mike Flynn ha chiesto le siano forniti, perché potrebbero contenere prove che scagionano il suo assistito, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, e già membro della Campagna, tra i primi ad essere travolto dal Russiagate già nel gennaio 2017.

Ma sappiamo che più che con Flynn, sono noti gli incontri e le conversazioni di Mifsud con George Papadopoulos, l’ex consigliere della Campagna Trump a cui confidò che i russi erano in possesso di materiale “dirt” sulla Clinton, nella forma di migliaia di sue email. La “notizia” da cui il 31 luglio 2016 partirà (almeno formalmente) l’inchiesta di controintelligence dell’FBI sulla Campagna Trump. Non è da escludere quindi che questi telefoni contengano dati o anche registrazioni degli incontri Mifsud-Papadopoulos, il primo dei quali avvenuto a Roma e gli altri a Londra. Il che indicherebbe un’attività investigativa e di intelligence che avrebbe dovuto svolgersi con la collaborazione delle autorità italiane (Procura di Roma e servizi) e inglesi, o almeno a loro conoscenza.

I due telefoni dunque potrebbero contenere risposte ai molti interrogativi sul caso Papadopoulos e sul possibile coinvolgimento del nostro Paese nelle origini del Russiagate/Spygate, di cui ormai si parla apertamente a Washington, anche alla Casa Bianca.

Mercoledì, rispondendo ad una domanda durante la conferenza stampa congiunta con il presidente Mattarella, il presidente Trump ha parlato esplicitamente del coinvolgimento dell’Italia. Ha detto di non conoscere i “dettagli” della recente visita a Roma dell’AG Barr, ma ha ribadito che il Dipartimento di Giustizia sta indagando sulla “corruzione nelle elezioni del 2016” e che la visita riguardava queste indagini. “È stata un’elezione corrotta, che sia Comey, o McCabe, o Strzok e la sua amante Lisa Page”, ha detto riferendosi agli agenti FBI convolti. “Ci fu molta corruzione. Forse fino al presidente Obama”. E, ha aggiunto, “non so nulla dell’incontro, ma certamente sarebbe appropriato perché la notizia è – e l’hai letta negli stessi documenti in cui l’ho letta io – che sono andati in altri Paesi per provare e nascondere ciò che stavano facendo. E l’Italia potrebbe essere stata uno di questi“.

Importante quindi sarà ricostruire il percorso che hanno fatto i due telefoni usati da Mifsud fino ad arrivare al Dipartimento di Giustizia. Chi li ha consegnati agli americani? E ce ne sono altri?

L’avvocato di Flynn, Sidney Powell, ha riferito al Washington Examiner che solo “molto di recente” i due telefoni sarebbero entrati in possesso del Dipartimento di Giustizia e ha rivelato al Washington Times che in particolare è stato l’ufficio del procuratore Durham a ottenerli. La loro “recente” acquisizione, dunque, è il frutto delle indagini, avviate nella primavera scorsa, dell’Attorney General William Barr e del procuratore Durham per ricostruire le origini del Russiagate/Spygate. Potrebbero averli consegnati a Durham l’avvocato di Mifsud, Stephan Roh, ma anche le autorità dei Paesi a cui Washington ha chiesto di collaborare per chiarire il loro ruolo nel caso – ed è noto che le attività del professore maltese si dividevano tra Roma e Londra.

Sappiamo, da una foto diffusa dall’avvocato Roh, che il 21 maggio 2018 Mifsud si è recato nello studio del suo legale a Zurigo: potrebbe aver lasciato al suo avvocato sia la deposizione audio acquisita dal Dipartimento di Giustizia almeno da questa estate sia i suoi telefoni.

Sta di fatto che questi telefoni spuntano fuori pochi giorni dopo la visita di Barr e Durham a Roma, lo scorso 27 settembre, per incontrare i vertici dei nostri servizi segreti. Circa due settimane più tardi, l’11 ottobre, l’avvocato Powell chiede al Dipartimento di Giustizia di averli. Solo una coincidenza? Sì, stando a quanto affermano fonti qualificate della nostra intelligence interpellate dall’Adnkronos, che hanno negato con decisione: “Non abbiamo dato noi i cellulari di Mifsud agli Stati Uniti”.

Anche il legale di Mifsud, Stephan Roh, conferma all’Epoch Times di sapere che il Dipartimento di Giustizia Usa è in possesso dei due BlackBerry del professore maltese e afferma di essere a conoscenza del fatto che Mifsud li abbia usati per comunicare con “almeno una persona negli Usa”. Ma né l’avvocato di Flynn né quello di Mifsud spiegano come siano venuti a conoscenza dei telefoni e della loro acquisizione da parte del DOJ.

Come si può facilmente constatare dall’istanza presentata martedì scorso dall’avvocato Powell, le Sim Card dei due telefoni sono britanniche (44 è il prefisso per il Regno Unito, 39 per l’Italia), quindi non si può escludere che siano stati consegnati agli americani da autorità britanniche, forse prima della visita di Barr e Durham a Roma, e che i due procuratori Usa abbiano chiesto ai nostri servizi i telefoni di Mifsud con Sim italiana. Ma se è vero, come ha riferito l’avvocato Roh all’Epoch Times, che fino a marzo-aprile di quest’anno Mifsud si nascondeva ancora in Italia, non potendo viaggiare, allora sembra più fondata l’ipotesi che tutti i suoi telefoni siano stati custoditi nel nostro Paese.

Perché non sono arrivati al Dipartimento di Giustizia Usa anche i telefoni con Sim italiana che, vivendo e lavorando a Roma, Mifsud probabilmente doveva avere e dai quali si potrebbe ricostruire la sua “rete” di contatti nel nostro Paese? L’avvocato Roh non avrebbe avuto alcun interesse a consegnare solo quelli inglesi… Chi ha quelli con Sim italiana?

Il procuratore speciale Mueller non ha arrestato né incriminato Mifsud, nonostante abbia mentito all’FBI. Perché non ha nemmeno cercato di ottenere i suoi telefoni?

Compito del Copasir, ora che da pochi giorni ha scelto il suo nuovo presidente, il leghista Raffaele Volpi, è vederci chiaro, non solo e non tanto sulla legittimità degli incontri tra Barr e Durham e i vertici dei nostri servizi segreti, autorizzati da Conte, o sulla correttezza della condotta del premier, ma anche sugli eventi che si sono svolti a Roma, nel marzo 2016, alla Link Campus, e sui mesi successivi durante i quali Mifsud si è nascosto, sempre a Roma, mentre era in corso l’inchiesta del procuratore speciale Mueller.

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