In Cold BloodSpeciali

La guerra che verrà. Anzi, che c’è già. E buon Natale, forse

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La terza guerra mondiale non verrà combattuta, come paventa il presidente russo Vladimir Putin, con le armi nucleari. Troppo stupido e rischioso. La civiltà finirebbe e nessuno ha davvero intenzione di sparire. In quel modo orrendo, soprattutto.

La terza guerra mondiale è già iniziata. L’ha dichiarata l’Islam al resto del mondo l’11 settembre 2001 con l’attentato kamikaze alle Torri Gemelle di New York. È una guerra apparentemente strana, forse impari. Ma ha una sua precisa strategia. Lo si può vedere, per chi la vuole vedere, tutti i giorni sotto i nostri occhi. Non è possibile dire che l’Islam è diverso da Stato a Stato. Non regge, secondo me, la motivazione che sunniti e sciiti si odiano come i protestanti e i cattolici che diedero vita alla Guerra dei Trent’anni e per questo non sono uniti. Esiste, a me pare, un patto subdolo, non scritto, fors’anche non dichiarato, fra tutti gli Islam (sunnita e/o sciita che sia). Sono millenni, dalla sua fondazione, che questo sistema politico-religioso tenta di imporsi, di espandersi, di colonizzare (ha già colonizzato tutto il Medio Oriente, il Nord Africa e oggi anche parte dell’Africa). Il suo vero obiettivo siamo noi. L’Europa e gli Stati Uniti, la civiltà occidentale con la sua tecnologia e la sua superiorità scientifico-militare.

Chiaramente il nemico giurato numero uno è Israele considerato un’enclave occidentale nel cuore della loro terra. Ma la guerra che l’Islam sta muovendo al mondo, potendo vantare dalla sua i numeri, ovvero una popolazione mondiale di almeno due miliardi, è di tipo nuovo, molto ambizioso. Non potendo confrontarsi militarmente nazione contro nazione, la Umma sta tentando, con grande successo bisogna dire, di infiltrarsi all’interno delle società. Con la scusa della globalizzazione, anzi cavalcando la globalizzazione pseudo liberista, sibillinamente fa infiltrare i suoi all’interno dei sistemi occidentali (e latinoamericani, non si salveranno nemmeno loro). Li vedi crescere e riprodursi all’interno delle città, dei Paesi; dove vivono queste famiglie, il paesaggio si modifica, s’incupisce, s’intristisce.

Le donne non sono più femmine ma fagotti ingombranti. I figli non sprizzano entusiasmo dagli occhi ma odio, rancore e aggressività, i volti coperti da barbe pulciose e nere come cani arrabbiati in cerca di qualcuno da sbranare. I padri tacciono, sanno che la battaglia sarà lunga e dura ma pregano e sperano. Fingono benevolenza. Qualcuno che si integra davvero magari c’è; la maggior parte, ne sono convinto, finge. A leggere le cronache che arrivano tutti i giorni e che i mass media ci propongono (molto spesso in realtà nascondono) c’è da avere paura. Intere periferie di città occidentali ormai occupate militarmente da loro; bande di adolescenti selvaggi che scorrazzano e spadroneggiano come malavitosetti, gang di stupratori, spacciatori, molti malati e killer seriali, che violentano e, non di rado, uccidono (i casi di Rotherham in Inghilterra, centinaia di abusi e violenze sessuali su minori, sono solo la punta dell’iceberg). Le gang di malavitosetti islamici (che siano pakistani, tunisini, algerini o marocchini poco importa) imperversano in tutta la Francia, la Germania, il Belgio, l’Olanda; nei Paesi scandinavi alcune zone sono off limits come Rinkeby a Stoccolma, trasformate in medine simil trincee.

Gli intellettuali che provano a opporsi, gli artisti, i dissenzienti, vengono minacciati (Salman Rushdie, Michel Houellebecq, Eric Zemmour), a volte uccisi (Theo Van Ghog in Olanda, la redazione di Charlie Hebdo a Parigi). Si vedono filmati su internet in cui nelle tranquille periferie delle città occidentali un tempo noiose e forse teatro di qualche omicidio di pervertiti e serial killer da film horror, oggi bande di somali, nord-africani o pakistani fanno scorribande, razzie, pestaggi, accoltellamenti.

La terza guerra mondiale sarà una guerriglia urbana costante. Come quella che Hamas combatte contro Israele. Accoltellamenti per la strada, auto che falciano i pedoni, spari all’impazzata nei punti popolosi. Il Natale che ci apprestiamo a vivere è stato un nuovo bagno di sangue per l’Europa. L’attentato al mercatino di Natale di Strasburgo ha colpito anche l’Italia: la morte di Antonio Megalizzi, giornalista trentino pieno di vita e speranza in un’Europa unita è, a mio avviso, proprio il più tragico simbolo di questo fallimento europeo che da sogno dell’integrazione si è trasformato in incubo. Mentre scrivo, un’auto a Stoccarda ha falciato ignari pedoni che aspettavano l’autobus a una fermata facendo un morto e diversi feriti. Giorni fa, due ragazze scandinave sono state stuprate e decapitate in Marocco da una banda di animali affiliati all’Isis.

Questo strazio andrà avanti fino a distruggere dall’interno, come una malattia autoimmune, come un cancro maligno, il sistema difensivo delle nostre società. Più entreranno nei nostri Paesi, nelle nostre nazioni, più fingeranno di integrarsi, più distruggeranno il paesaggio, ammazzeranno l’arte, la creatività, la femminilità, la libertà. La musica. Più chiederanno moschee, carne halal, tempi e spazio per pregare. Lo faranno, in parte, attraverso i loro preparatissimi avvocati che hanno studiato nelle nostre università; sfrutteranno, anzi già sfruttano, le nostre leggi e s’impongono come vogliono (complici i nostri sistemi giuridici garantisti al limite della complicità). Se non riusciranno con la legge lo faranno con la violenza. Mi preme ricordare qui Pier Paolo Pasolini, che, profetico, in “Alì dagli Occhi Azzurri” scritto a metà degli anni ’60 del secolo scorso, aveva preconizzato pure questo flagello. “I Persiani si ammassano alle frontiere. Ma milioni e milioni di essi sono già pacificamente immigrati, sono qui, al capolinea del 12, del 13, del 409 … Il loro capo si chiama Alì dagli Occhi Azzurri”. E poi ancora: “Alì dagli Occhi Azzurri, uno dei tanti figli di figli scenderà da Algeri su navi a vele e a remi. Saranno con lui migliaia di uomini coi corpicini e gli occhi di poveri cani dei padri… sbarcheranno a Crotone o a Palmi, a milioni, vestiti di stracci asiatici e di camicie americane.”

Da brividi i suoi versi finali, come solo lui sapeva fare: “Essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare, essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo… distruggeranno Roma e sulle sue rovine deporranno il germe della Storia Antica. Poi col papa e ogni sacramento andranno come zingari su verso l’ovest e il nord con le bandiere di Trotzky al vento…” Trotzky sembrerebbe una metafora per indicare i complici materiali, autoctoni, di questa invasione. L’Occidente che credeva in certi valori (uso volontariamente l’imperfetto) sembra ormai arreso. Buon Natale 2018, forse.