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L’altra faccia del lunedì – Christchurch: la lista dei mandanti morali, a volerla stendere, sarebbe assai lunga

L'altra faccia del lunedì / Speciali

Siete contro l’immigrazione incontrollata e selvaggia? Non amate Macron? Non considerate “populista” il peggiore degli insulti? Siete come Tarrant, il killer di Christchurch. È questa la linea di condotta dei media mainstream italiani che, in questo caso, applicano direttive dall’alto: bastava guardare titoli e principali commenti delle cattedrali del globalismo liberale, Financial Times, New York Times e Washington Post. Poi ognuno punta ad obiettivi diversi: per i media anglosassoni il mandante morale è Trump (e persino la Brexit!) per quelli italiani Salvini. Come se qualcuno potesse seriamente pensare che Enrico Berlinguer, Giorgio Napolitano, Pietro Ingrao fossero i mandanti morali delle Br perché usavano concetti presenti pure nei testi dei terroristi – con tutto che le Br erano un’organizzazione dotata di rapporti con il blocco orientale da cui il Pci continuava a ricevere fondi. Ancora una volta l’occasione per cercare di capire è svanita via.

E allora cerchiamo di mettere un po’ d’ordine. L’azione compiuta a Christchurch è prima di tutto criminale, e come tale va trattata, cioè con la repressione. Si potrebbe cominciare a rendere, in Nuova Zelanda, la vendita e la circolazione di armi meno facili, mentre ora la legislazione vi è assai più generosa che negli States. Certo, chi vuole uccidere altri mezzi li troverà, ma intanto gli si renderà la vita difficile. E poi, come vedremo tra poco, per questo tipo di azioni, la forma dell’attentato, lo shooting, è fondamentale. La repressione deve essere condotta con i servizi – bene quindi da parte del Viminale avere istituto una cellula per prevenire
eventuali imitatori. Così come il controllo sui social è possibile,
senza giungere a forme di censura teorizzate da Repubblica in un editoriale del 16 marzo (solo per i “sovranisti” però). Bisogna tuttavia essere chiari: come ha scritto un pericoloso organo suprematista, il Wall Street Journal del 16 marzo, nel mondo il pericolo viene soprattutto dagli islamisti, non certo da gruppi di ultra destra che spesso non sono neppure tali, ma individui isolati dietro ai quali non esiste alcuna organizzazione. Bisogna infatti distinguere tra attentati come quelli rivendicati da Al Qaeda e Isis, frutto di organizzazioni complesse, e che come tali perseguono obiettivi politici, e azioni individuali, di quelli che sono chiamati, con dubbia metafora, “lupi solitari”. La modalità di comportamento e di azione di questi individui isolati, sia che si tratti di islamisti che di suprematisti, è del resto molto simile. Per una precisa ragione: entrambi sono figli di una medesima società che, hanno mostrato studiosi di orientamento diverso come Robert Putnam e Charles Murray, ha perso le sue reti di comunità e di socialità, e ci ha portato tutti, chi più chi meno, a “bowling alone”, per citare un famoso testo di Putnam. In questa società individualistica, lo shooting, la sparatoria, è il supremo atto narcisistico di identificazione tra il boia e le proprie vittime: per questo la scelta del fucile è prevalente, rispetto ad azioni più anonime, come ad esempio con esplosivi, che potrebbero causare più morti. Le statistiche storiche sugli shooting negli Stati Uniti sono del resto chiare: essi cominciano negli anni Sessanta e aumentano nel corso dei decenni, per estendersi anche ad altri paesi, via via che la società individualistica narcisistica si impone.

Le ragioni sociologiche incontrano però quelle geopolitiche e culturali. Le sparatorie degli islamisti isolati e quelle dei suprematisti altrettanto isolati sono anche il prodotto di quel clash delle civiltà che il grande Samuel Huntington descrisse lucidamente quasi venticinque anni fa, e che più passa il tempo più si dimostra fondato. Le politiche immigratorie generose, che fanno penetrare nei vari paesi, già culturalmente disintegrati di loro (bowling alone), masse umane fortemente comunitarizzate, preparano il terreno ideale per queste azioni criminali. Lo sa del resto anche la Justine Trudeau in gonnella, la premier laburista Ardern, che infatti governa in alleanza con un partito che si chiama New Zealand First (ma questo i media non lo dicono). Non solo: nei media mainstream e pro immigrazione prevale un doppio metro di giudizio per cui, quando a sparare è un islamista, si tratterebbe di un pazzo, disadattato, delirante, e il fatto che consumi pure alcol sarebbe la prova provata della sua estraneità all’Islam (vedi da ultimo l’assassino di Bruxelles); mentre quando a colpire è un suprematista, viene subito definito di “destra” e descritto come tutt’altro che folle, anzi lucido e raffinato pensatore politico, coltissimo conoscitore di storia europea. Un doppio metro talmente scoperto ed ipocrita che rischia a sua volta, per reazione, di spingere menti isolate, sradicate, senza storia né religione, a gesti radicali. Come si vede, la lista dei mandanti morali degli assassini, a volerla stendere, sarebbe assai lunga.