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Male Di Maio-Salvini? Peggio Mattarella! Il modello sembra più Scalfaro che Einaudi

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Qui su Atlantico, nel nostro piccolo, lo scriviamo da settimane: qualche giorno fa, e anche oggi, in modo argomentato e ineccepibile Federico Punzi.

Purtroppo, ogni giorno che passa offre nuove ragioni per ritenere che il comportamento meno chiaro, in tutta la crisi, sia proprio quello del Quirinale, che non si è fatto scrupolo di citare un gigante come Luigi Einaudi, ma sembra aver scelto come modello operativo il settennato di Oscar Luigi Scalfaro, tra furbizie, scherzi da prete e piccole grandi ostruzioni.

Ci sono almeno tre punti a cui i cantori mediatici del Colle, con la loro prosa dolente e estenuata (“le ansie di Mattarella”, “la saggezza del Presidente”, “le inquietudini del Quirinale”), non hanno ancora risposto in modo convincente.

Primo. Perché questa gestione extraparlamentare della crisi? Ormai sono passati 72 giorni dal voto del 4 marzo. Continuare a non dare un incarico formale, mantenere le trattative in una condizione di “liquidità”, subappaltandole all’intesa/non intesa tra Di Maio e Salvini, è anomalo. Da molto tempo, era invece giunto il momento, secondo Costituzione, di incaricare un Primo Ministro e mandarlo davanti alle Camere, disciplinando così lo svolgimento delle operazioni, e incanalando su binari certi sia l’eventuale esito positivo sia l’eventuale esito negativo del tentativo.

Secondo. Perché questo rifiuto ostinato di dare un incarico a un esponente della coalizione di centrodestra? Il fatto che mancassero (e manchino) dei voti non è un argomento sufficiente, visto che il Presidente si preparava (e se necessario si prepara ancora) a incaricare, in subordine rispetto ai tentativi politici, un Esecutivo “neutrale” che, in partenza, disporrebbe di una base parlamentare molto inferiore a quella di centrodestra.

Terzo. Perché diluire e dilatare i tempi in questo modo? Secondo le antiche liturgie democristiane, allungare i tempi era di per sé un modo di risolvere i problemi. Ma, in epoca digitale e di politica-social, non è più così. Ogni giorno che passa, inasprisce il livello delle tensioni e delle litigiosità, e restringe – anziché allargarlo – il campo delle soluzioni praticabili.

Resta un dubbio, ovviamente non dimostrabile: ma forte e politicamente spiacevole. Che il Presidente abbia cercato di pilotare l’esito della crisi: o nella direzione (poi naufragata nonostante i tempi-extra concessi all’esplorazione di Fico) per un’intesa “gradita” tra Pd e M5S, o nella direzione del solito governicchio semitecnico.

Ma non è questo ciò di cui l’Italia ha bisogno. Nessuno nega che la trattativa tra M5S e Lega appaia sbilenca, incerta, opaca. Ma chi è che sta autorizzando questo modo di procedere?