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#Muro30 – 10. 13 agosto 1961, stordimento e stupore a Berlino

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Mentre l’esercito si schiera su tutto il confine, in prossimità della Potsdamerplatz soldati e poliziotti si incaricano di svellere la pavimentazione e sollevare i binari della rete tranviaria. L’obiettivo è che, all’ora del risveglio, la circolazione in città risulti impraticabile secondo le norme anteriori. Nell’impossibilità di un controllo capillare immediato su tutti i punti di passaggio, dev’essere comunque impedito spostarsi senza passare attraverso gli sbarramenti armati. La metropolitana e i treni sono fermi già dall’una del mattino, l’ambasciata sovietica è protetta da truppe d’assalto e i quartieri residenziali della nomenklatura comunista circondati dalle forze dell’ordine.

La notte in cui Berlino viene recintata, la sensazione prevalente è comunque quella di una certa improvvisazione, in un succedersi di uniformi che si danno il cambio disordinatamente nei punti caldi, nel tentativo di chiudere al più presto ogni possibile via di fuga.

Il dramma, per la gente comune, comincerà la mattina dopo, quando la “nuova situazione” prenderà gradualmente forma davanti agli occhi dei berlinesi. Quella notte, ad avere coscienza della portata degli avvenimenti sono soprattutto le persone coinvolte direttamente nella disputa politica vera e propria: militanti, dissidenti, organizzazioni occidentali di accoglienza dei rifugiati, servizi di informazione, diplomatici e militari. Pur rimanendo all’oscuro dei dettagli dell’operazione “muraglia cinese” (come è stata battezzata dalle autorità), certamente intuiscono che da quel momento il destino di Berlino (ma anche dell’Europa e del resto del mondo) ha imboccato una nuova direzione, ancora più complessa, pericolosa e inumana della precedente. Quando albeggia la ferita è già profonda.

Davanti alla Porta di Brandeburgo sei compagnie di blindati si schierano a difesa della menzogna che copre il delitto: ufficialmente infatti, secondo la propaganda tedesco-orientale, la barriera si costruisce per proteggere Berlino Est “dall’invasione di truppe e agenti occidentali”. Intanto, sul lato ovest i manifestanti si concentrano a migliaia, mantenuti a distanza di sicurezza dalle forze dell’ordine per evitare incidenti maggiori. Gli slogan rivolti contro i soldati della DDR in realtà sono diretti a Mosca e ai suoi protegés locali. Questo assembramento è la prima dimostrazione visiva di uno dei più tragici paradossi del socialismo reale: ad essere circondata dal filo spinato (e poi dal Muro) è Berlino Ovest ma ad essere ostaggi della loro classe dirigente sono i cittadini della Germania Est.

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la grande bugia verde