Il 15 agosto comincia la costruzione del Muro vero e proprio, come previsto fin dall’inizio dell’operazione. Non sarà impresa facile né di corta durata (di fatto si prolungherà negli anni), ma i punti strategici sono assicurati fin da subito: piazze o vie ampie soprattutto. Fanno la loro comparsa due elementi che caratterizzeranno il panorama della divisione da allora in poi: enormi proiettori per scongiurare evasioni notturne e permettere l’edificazione del Muro anche con il buio e le postazioni fisse di soldati con le mitragliatrici puntate.
Ma quel che più preoccupa le autorità di Berlino Est è il controllo dei passaggi sotterranei di cui la città è abbondantemente dotata: si decide così di recintarli e di sigillare tutti i tombini in prossimità dei canali. Sembrano dettagli secondari ma danno la misura della paranoia che accompagna il momento. Ci sono anche casi più peculiari, come per esempio quello delle case sulla Bernauer Strasse, con entrata ad Est e una finestra affacciata sull’occidente: la polizia blinda le uscite ma chi può… salta. Immortalate dalle macchine fotografiche, quelle scene resteranno nella memoria della divisione europea per sempre, mentre il tragico e il grottesco si mescolano in un ambiente surreale in cui la storia sembra farsi beffe della ragione.
Sono cinque le amministrazioni adibite alla costruzione del Muro. La Stasi, ovviamente, incaricata della sorveglianza, l’esercito, la polizia popolare (VoPo), quella di frontiera e le milizie operaie, teoricamente volontari per l’ordine pubblico. Siccome si tratta di un’opera imponente (bisogna costruire lungo centinaia di chilometri di perimetro) il governo mobilita anche i pionieri, organizzazione giovanile diretta nel passato dal futuro presidente della DDR, Eric Honecker. L’immagine che si pretende di comunicare è quella di una grande dimostrazione di fervore collettivo “per assicurare la pace e la sicurezza” della DDR, secondo le consegne di un regime che – attraverso la Neues Deutschland – si incarica di far sapere ben presto che “tutto sta procedendo a gonfie vele”. Certo rimangono alcuni problemi logistici, ricollocare le decine di migliaia di lavoratori che fino a qualche giorno prima si guadagnavano il pane ad ovest, ma la patria socialista troverà presto loro un’occupazione alternativa, non importa quale. L’importante è che i lavoratori siano stati “recuperati al socialismo” dopo aver tratto beneficio per anni dai salari occidentali. In generale la Stasi si incarica di mantenere il controllo delle fabbriche per evitare sorprese mentre nelle strade qualsiasi assembramento è disperso con la massima celerità. Cosa pensa la popolazione di Berlino Est di tutto quanto succede davanti ai suoi occhi? Inutile dire che nessuno le rivolgerà mai questa domanda perché la vita, dietro al Muro “di difesa antifascista”, deve andare avanti secondo programma.