La Conferenza di Potsdam ratifica sostanzialmente le decisioni del Consiglio inter-alleato. Berlino diventa ufficialmente un’isola all’interno del settore sovietico, una condizione che si protrarrà fino alla caduta del Muro e allo scioglimento della DDR. Ma mentre per la parte orientale l’incorporazione è quasi naturale, per la zona occidentale questo significa dipendere dalla volontà dell’Unione Sovietica in quanto a vie di comunicazione e approvigionamenti. Non solo. Anche se l’estensione delle due parti è quasi identica – 403 km2 Est vs. 481 km2 Ovest – la popolazione della parte occidentale duplica quella orientale e, mentre ad Est comandano solo i comunisti, le tre democrazie si ripartiscono porzioni più limitate di territorio.
I rapporti di forza sono fin dall’inizio squilibrati. La ricostruzione materiale della città procede intanto a un ritmo impressionante, grazie all’attitudine e alla disciplina della popolazione locale: duecentomila alloggi sono già pronti nella primavera del 1946 e quasi la metà delle vie di transito viene ripristinata.
Arriva il momento di normalizzare anche la vita politica. A Ovest questo implica partiti ed elezioni. Dalla parte opposta significa qualcosa di diverso. Nel marzo 1946 si indice un referendum sulla formazione e la composizione delle future forze politiche. Il risultato è degno di nota. Mentre nei settori occidentali gli elettori rifiutano con ampia maggioranza la fusione della sinistra moderata con i comunisti, nella zona orientale il referendum viene annullato e sostituito da una decisione dai vertici: nasce la SED, che diventerà il partito unico della DDR.
Nelle elezioni municipali che si celebrano in autunno, comunque, i socialdemocratici (SPD) sfiorano la maggioranza assoluta, mentre la SED si attesta sul 20 per cento dei suffragi. CDU e liberali si spartiscono il resto. I vincitori optano per una governo di coalizione con le quattro forze. Otto Ostrowski è il primo sindaco della Berlino liberata ma presto viene sostituito da Ernst Reuter, mal visto dai sovietici proprio (e paradossalmente) per la sua antica militanza comunista. Mosca non lo riconosce e Reuter si insedia di fatto solo ad Ovest. L’Est della città si consolida definitivamente dentro l’area di influenza comunista. La zona occidentale, al contrario, comincia a soffrire un accerchiamento sempre più evidente. Stalin rinuncia a denti stretti al controllo totale della Germania, ma non a quello della capitale.