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#Muro30 – 4. Il Blocco di Berlino Ovest e il ponte aereo alleato

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Quasi un presagio di quel che succederà tredici anni dopo: il 24 giugno 1948 l’Unione Sovietica blocca gli accessi stradali e ferroviari a Berlino Ovest. Anche la rete elettrica viene scollegata. Comincia il cosiddetto “Blocco di Berlino”. La parte ovest è isolata.

Senza viveri né medicinali, completamente al buio e in assenza di un accordo sui diritti di passaggio mai negoziato tra le potenze, la prima reazione del comando americano è quella di una colonna umanitaria sotto scorta che viaggi dalla Germania occidentale a Berlino Ovest. Ma l’idea di un treno blindato viene accantonata quasi subito. La soluzione scelta è invece quella di rifornire la città per via aerea. Si tratta dell’alternativa più costosa e complessa ma anche dell’unica possibile. Perché? Perché sarebbe relativamente semplice per i sovietici bloccare un convoglio ferroviario senza sparare un colpo, esattamente come avevano isolato Berlino Ovest. Un atto criminale ma incruento, una tortura a fuoco lento, una tattica da Guerra Fredda. Abbattere un aereo in volo invece significherebbe automaticamente un atto di guerra a cui le forze alleate sarebbero legittimate a rispondere nello stesso modo. Questa è la scommessa degli americani: che l’URSS non rischierà un conflitto armato per Berlino.

Il ponte aereo comincia immediatamente, il 25 giugno, e durerà 462 giorni durante i quali verranno lanciati dal cielo più di due milioni di tonnellate di viveri, carbone, acqua potabile e medicinali. È la più grande operazione di assistenza umanitaria della storia. Vi partecipano sotto il comando americano piloti britannici, francesi, canadesi, australiani, neozelandesi e sudafricani. Ne moriranno 70 alla fine ma Berlino ovest rimane in vita grazie a loro. Ci sono giorni in cui a Tempelhof atterrano più di 1300 voli in 24 h.

Il detonante della crisi è l’introduzione del nuovo marco tedesco da parte delle potenze occidentali nelle zone da loro controllate, in concorrenza con la moneta debole e svalutata che i sovietici pretendono di imporre ad Est. Il risultato è spettacolare. Immediatamente il marco occidentale si impone su tutto il territorio come moneta di scambio, mentre la valuta sovietica è snobbata dai berlinesi. Per vendicare l’offesa Stalin decide il blocco con l’intenzione di forzare gli alleati ad abbandonare Berlino. In tutta risposta il ponte aereo rifornisce la città accerchiata, dimostra ai suoi abitanti che la loro resistenza è quella di tutte le nazioni libere, rinforza il legame tra Berlino Ovest e la Germania e rappresenta la prima reazione contundente delle democrazie occidentali agli abusi sistematici dei sovietici. Il 12 maggio 1949 l’Unione Sovietica cede. Le vie d’accesso vengono riaperte e il blocco cade, anche se i voli continuano fino a settembre. La prima grande crisi della Guerra Fredda si conclude con la vittoria alleata. Berlino respira. Ma in realtà è solo l’inizio di una lunga e drammatica contesa.

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