O, America!

La controrivoluzione trumpiana anche in politica estera

Secondo uno dei più autorevoli commentatori britannici Trump e Vance hanno mostrato, né più né meno, che il re è nudo: drammaticamente e pateticamente nudo

Trump Vance (Cnn)

Guardando a ciò che sta succedendo nel mondo in questi mesi e settimane c’è da rimanere a bocca aperta per tanti motivi, innanzitutto per le “rivoluzioni” trumpiane – in politica interna ed estera – che stanno modificando radicalmente scenari e “narrazioni” che sembravano consolidati e quasi immutabili.

Un altro motivo di stupore lo offre l’Europa, cioè l’Unione europea più il Regno Unito, a causa dello spettacolo di impotenza e inconcludenza che sta offrendo al mondo intero in materia di pace tra Russia e Ucraina. La pace sembrava lontana e complicata dall’intransigenza da parte di tutte le parti in causa: la Russia di Putin, l’Ucraina di Zelensky, gli Stati Uniti di Biden, l’Unione europea, il Regno Unito e la Nato. Poi è arrivato Trump e quasi miracolosamente la pace sembra dietro l’angolo, o comunque molto, molto più vicina di poche settimane fa.

A ciò si aggiunga l’imbarazzante incoerenza – messa clamorosamente e implacabilmente in evidenza da J.D. Vance nello “storico” discorso di Monaco – dell’Unione europea rispetto ai suoi stessi valori fondanti di democrazia e libertà. Praticamente uno scenario distopico in cui la volontà del popolo viene conculcata e irrisa da una burocrazia onnipotente e completamente assimilata alle élites economico-finanziarie internazionali.

Una contro-rivoluzione

Lo stesso scenario, sia ben chiaro, che offriva l’America di Biden e dei suoi burattinai, un’America dimentica della sua storia, della sua “eccezionalità” e dei principi immortali su cui si fonda. Anche in questo caso l’arrivo di Trump ha sparigliato i giochi. Una rivoluzione, o per meglio dire, come osserva il sempre acutissimo Victor Davis Hanson, una contro-rivoluzione:

Non ci rendiamo davvero conto di ciò che abbiamo vissuto con gli otto anni della rivoluzione di Obama e il quadriennio, più radicale, del terzo mandato di Obama utilizzando l’effigie di cera di Joe Biden. Una rivoluzione che abbiamo vissuto – è stata una rivoluzione culturale, economica, politica e sociale. È stata molto simile alla Rivoluzione francese sotto i fratelli Robespierre. Dovreste ricordare cosa hanno cercato di fare. Hanno cambiato i giorni della settimana. Hanno cambiato, rinominato le cose. Hanno abbattuto le statue. Hanno preso di mira le chiese. Vi ricorda qualcosa? […]
Quindi questo è stato un movimento rivoluzionario. I film erano diversi. Lo sport era diverso. Il “taking the knee” [il gesto di inginocchiarsi prima dell’inizio di una partita di football, di calcio, ecc., per accendere i riflettori sulle discriminazioni razziali, ndr]. Poi è arrivato Donald Trump […]. È un ritorno alla normalità. È un ritorno al buon senso. Sembra rivoluzionario solo ai rivoluzionari. Ma per il resto delle persone, è una controrivoluzione per ripristinare la normalità e riportare il Paese di nuovo a casa dopo le follie di estrema sinistra.

In politica estera la “restaurazione” non è certamente meno rimarchevole. Lasciamo da parte la vis polemica delle dichiarazioni di Trump, incluse alcune scelte lessicali sulle quali si potrebbe discutere a lungo, se andiamo alla sostanza non si può far altro che constatare quanto elevato sia il tasso di realismo, pragmatismo, onestà intellettuale e buon senso in ciò che il presidente e il suo vice hanno proposto finora.

Ora fate sul serio

Al punto che persino il britannico e sinistrorso Guardian, attraverso uno dei suoi più autorevoli editorialisti, l’ex direttore del Times di Londra Simon Jenkins, è costretto a prenderne atto. Leggete e stropicciatevi gli occhi:

Per quanto riguarda l’Ucraina, ora basta. Putin non ha intenzione di invadere gli Stati Uniti, né di attaccare l’Europa occidentale. Se l’Europa vuole fingere il contrario, sostenere i nemici di Vladimir Putin, sanzionarlo e farlo infuriare, può farlo da sola. […]
Ciò che Trump/Vance stanno dicendo ora all’Europa occidentale è: fate sul serio. La Guerra Fredda è finita. Sapete bene che la Russia non ha alcun desiderio di occupare l’Europa occidentale. Questa minaccia proclamata è una fantasia creata da quello che un presidente saggio, Dwight Eisenhower, chiamava il complesso militare-industriale degli Stati Uniti, da sempre abile nell’estrarre profitti dalla paura. Se Keir Starmer vuole davvero “dare priorità alla difesa”, può tagliare i suoi bilanci per la sanità e il welfare per finanziarla. Ma è davvero una minaccia, o è solo una frase ad effetto?
Joe Biden è stato meticoloso nel calibrare l’aiuto fornito a Kyiv. Ora è arrivato l’inevitabile momento del disimpegno, ma prima sarà necessario un cessate il fuoco molto difficile da raggiungere. Senza una garanzia sostanziale da parte di Washington è difficile immaginare un esito diverso da una sconfitta finale per Kyiv. L’Ucraina potrebbe rivelarsi un bis degli Stati Uniti in Vietnam del Sud.
Con una delicatezza da rinoceronti, Trump e Vance hanno deciso di smascherare il mix di frasi fatte, bluff e speculazioni che ha sostenuto gran parte della Guerra Fredda. La vittoria della Nato nel 1989 avrebbe dovuto segnare il passaggio a un mondo multipolare più sfumato, che però non è mai stato realmente definito.
Trump e Vance hanno ragione nel dire che un riallineamento è necessario. Hanno però scelto il momento peggiore e il modo peggiore per dirlo. Possiamo insultarli quanto vogliamo, ma avranno dalla loro parte la democrazia americana.

Il re è nudo

Insomma, secondo uno dei più autorevoli commentatori di politica estera della Gran Bretagna Trump e Vance hanno mostrato, né più né meno, che il re è nudo, drammaticamente e pateticamente nudo.

Ovviamente in altre parti dell’editoriale il tono è sprezzante (ci mancherebbe!), e tuttavia il messaggio è chiaro e cristallino, ed è una lezione non solo per i commentatori “progressisti” di entrambe le sponde dell’Atlantico, ma anche per taluni commentatori conservatori che hanno accolto con qualche sussiego, se non con vere e proprie riserve, le mosse dell’amministrazione Trump.

Ma se un presidente ed il suo vice restaurano un minimo di verità e buon senso con il loro operato, spazzando il campo da menzogne e ipocrisie, non bisogna forse dar loro atto che abbiamo tutti fatto un enorme passo avanti?