O, America!

O America, ecco la posta in gioco in queste elezioni

L’ideale americano si basa sul concetto di cittadinanza responsabile e sovranità individuale. Senza rivitalizzare questi valori, l’America rischia di perdere il suo spirito democratico unico

Lexington Minuteman (MJFisheye, public domain) (MJFisheye, public domain)

In queste settimane pre-elettorali, c’è una frase di due parole che continua a venirmi in mente. La frase è il titolo di un libro che ho letto quando ero ventenne, “O America”, di Luigi Barzini (il libro che, by the way, dà il nome a questa rubrica su Atlantico Quotidiano). Queste due parole sono in qualche modo un riassunto conciso ma accurato di ciò che penso e sento riguardo a queste elezioni—e di ciò che è in gioco in queste elezioni.

L’America di Barzini

Sottotitolato When You and I Were Young (quando tu ed io eravamo giovani), il libro è un’autobiografia riflessiva in cui l’autore ricorda i suoi anni negli Stati Uniti, precisamente dal 1925 al 1930. Figlio di uno dei più brillanti giornalisti italiani durante gli anni della guerra, Barzini arrivò negli Stati Uniti come un giovane pieno di speranze e illusioni, e usa questo libro per esplorare le sue esperienze personali e le impressioni di un’America in rapida modernizzazione.

Attraverso una lente poetica e nostalgica, ritrae un’America vibrante e giovanile, descrivendo in dettaglio la cultura, le sfide e gli aspetti unici della società americana visti attraverso gli occhi di un giovane immigrato. Il mio approccio all’America contemporanea e alle enormi sfide che deve affrontare, prima tra tutte queste elezioni presidenziali, è un po’ meno poetico e nostalgico e un po’ più drammatico.

La lente della tragedia

La posta in gioco è incredibilmente alta e l’unico genere letterario consentito è il teatro tragico. D’altra parte, come ha suggerito Victor Davis Hanson, Donald J. Trump potrebbe incarnare le caratteristiche di un eroe tragico nel senso dell’antica Grecia, e l’intera complessa realtà della storia americana in questi anni può essere vista attraverso la lente della tragedia—e sappiamo, da Nietzsche in poi, che se il linguaggio tragico nasce “dallo spirito della musica”, la scena tragica nasce dalla visione del poeta lirico. Da qui, forse, ai giorni nostri, la mia inclinazione verso invocazioni poetiche, come “O America” ​​di Barzini, o la poesia di Langston HughesLet America Be America Again”:

Lascia che l’America sia di nuovo l’America.
Lascia che sia il sogno che era solita essere.
Lascia che sia il pioniere nella pianura
Alla ricerca di una casa dove lui sia libero. …

In gioco c’è un’idea

Ma davvero, in poche parole, come potremmo esprimere ciò che è in gioco il 5 novembre, la 60esima elezione presidenziale nella storia degli Stati Uniti? Diciamo che, al di là delle tante questioni da cui dipendono le vite di milioni di americani, e molto probabilmente di miliardi di persone in tutto il mondo, ciò che più di tutto è in gioco è un’idea: l’idea di America. “Le cose cambiano, il mondo cambia, non possiamo rimanere fedeli a concetti e valori obsoleti…”. Così dicono i nemici di quell’idea (anche se, naturalmente, negano di esserlo).

Ma la verità è che l’idea di America, lungi dall’essere soggetta a mode, fantasie e chiacchiericcio di star di Hollywood e guru dei media mainstream, deve essere vista, per così dire, sub specie aeternitatis (nella prospettiva dell’eternità).

L’esperimento americano

L’esperimento americano è iniziato con un’idea rivoluzionaria secondo cui una nazione poteva essere fondata sui principi di democrazia, uguaglianza e libertà. La scommessa era che si potesse effettivamente creare una cultura coerente e stabile che consentisse la massima libertà possibile di pensiero ed espressione sia religiosa che politica.

L’idea di America prevede una società in cui tutte le persone possono perseguire i propri sogni e vivere senza oppressione. Quando i Padri Fondatori scrissero della “ricerca della felicità” nella Dichiarazione di Indipendenza, si riferirono al diritto di un individuo a cercare una vita appagante e significativa. Questa frase implica che le persone hanno diritto non solo alle libertà fondamentali, ma anche alla possibilità di migliorare le proprie vite, perseguire le proprie passioni, fare le proprie scelte e cercare il benessere, in qualunque modo lo definiscano.

La felicità, in questo senso, è più di un piacere; riguarda uno scopo, la dignità e l’opportunità di crescita personale e sociale. Il ruolo del governo, come immaginato dai Padri Fondatori, è quello di proteggere questi diritti in modo che ogni persona possa perseguire liberamente la propria versione di felicità senza indebite restrizioni.

Il senso della cittadinanza

Purtroppo, ai giorni nostri, fenomeni socio-economici e politico-culturali come la globalizzazione incontrollata, la cosiddetta “politica identitaria” e l’erosione dei confini nazionali stanno mettendo radicalmente in discussione il ruolo tradizionale della cittadinanza negli Stati Uniti. Tuttavia, un’identità americana significativa e unita, basata su valori condivisi, è essenziale per sostenere il tessuto democratico della nazione.

Gli ideali fondanti americani si basano su un senso coeso di cittadinanza, che promuove le libertà individuali e la responsabilità collettiva. Senza rivitalizzare questi valori, l’America rischia di perdere il suo spirito democratico unico e la coesione sociale che l’ha storicamente definita.

Nei suoi libri, ad es. “The Dying Citizen” e “Mexifornia”, ma anche in innumerevoli articoli e lectures, Victor Davis Hanson spesso fa riferimento a precedenti storici di civiltà classiche, paragonando le sfide moderne a quelle affrontate dall’antica Grecia e Roma, dove simili divisioni interne e una cittadinanza indebolita portarono al declino politico.

“L’America – scrive in The Dying Citizen – è sempre consistita in cittadini autogovernati che erano orgogliosi del loro paese, erano autonomi e autosufficienti e riconoscevano che la cittadinanza implicava sia diritti che responsabilità”. Qui Hanson sottolinea che l’ideale americano si basa sul concetto di cittadinanza responsabile e sovranità individuale, considerando questi valori fondamentali come essenziali per preservare la libertà e la democrazia.

Coloro i quali amano veramente l’America devono battersi strenuamente per il ritorno a un solido concetto di cittadinanza che onori i principi americani di autogoverno e sovranità nazionale, consapevoli che senza questi ideali la società americana rischia di perdere la coesione e la vitalità che la rendono unica.

Detto questo, possiamo tornare al punto di partenza e aggiungere che sono sempre di più le persone che, grazie alle buone idee e alla prodigiosa tenacia di Donald J. Trump, guardano con speranza e fiducia al momento storico che stiamo vivendo. Certo, se “The Chosen One” (il Prescelto) perde, molto probabilmente tutto, assieme all’idea di America, è perduto. Ma non sarà così. O America, in you we trust, confidiamo in te.

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it
la grande bugia verde