Qui ad Atlantico, senza gli eccessi del nazionalismo deteriore, non abbiamo avuto paura – programmaticamente – di “disseppellire” e difendere con forza in chiave liberale il concetto di nazione.
Nel libro “Brexit. La Sfida”, scritto un anno fa da Federico Punzi e da me, con decine di autorevoli opinioni di personalità italiane e straniere (che ancora ringraziamo!), uno dei saggi più importanti è proprio quello di Federico Punzi sul “ritorno delle nazioni”. Vale per quel saggio e vale per tutto il volume: si tratta di una lettura più attuale che mai.
Il concetto di nazione è stato criminalizzato per lunghi anni, oppure frettolosamente dichiarato morto dalla casta sacerdotale braminica degli “esperti” di politica estera, ma è invece clamorosamente ritornato d’attualità: perché i confini esistono, perché solo i vecchi nostalgici di John Lennon – in genere più incattiviti che incanutiti, con l’andare dei decenni – possono ancora cantare “Imagine there’s no countries”, e perché era scontato che un’immigrazione fuori controllo e non gestita (peggio: liricamente esaltata dalle terrazze-vip sulla pelle di chi in periferia ci vive…) avrebbe prodotto una nuova domanda di sicurezza.
Morale: le nazioni ci sono ancora. E, non dispiaccia all’establishment italiano, esiste pure l’Italia: costantemente svillaneggiata da un numero impressionante di capi di stato o ministri esteri, o da personalità europee. Perfino un Carneade lussemburghese, venerdì scorso, si è sentito in diritto di borbottare il suo “merde”.
Dinanzi a tutto questo, stupisce il silenzio del Quirinale (e dei quirinalisti nascosti tra paralumi e arazzi: nel periodo estivo si erano invece mimetizzati tra i daini e i caprioli della tenuta presidenziale di Castelporziano, immaginiamo). E invece ascoltiamo sempre rimbrotti unidirezionali, per spiegarci che non si può essere troppo nazionalisti, che non si può essere euroscettici, eccetera. Ora: a parte il fatto che è legittimo, anzi stralegittimo, essere anche nazionalisti ed euroscettici, farebbe piacere – di tanto in tanto: anche una volta su tre o una volta su cinque – che, oltre alle prediche rivolte agli italiani, ci fosse anche uno stop, un alt, un cartellino giallo verso le personalità straniere che hanno l’insulto
facile verso l’Italia e gli italiani. E’ forse chieder troppo?