Una nuova Shoah, silenziosa, mediaticamente poco dolorosa, macchia la patria delle lumières.
Dice il deputato francese ebreo Meyer Habid su i24News: “Io non intendo stigmatizzare nessuno, non tutti i musulmani sono jihadisti, il fatto è che tutti i jihadisti sono musulmani”. Ecco, il senso dei nostri tempi sta in questa frase. Una frase già pronunciata da Oriana Fallaci e oggi troppo in fretta liquidata dagli eterni difensori del politicamente corretto come oltraggiosa. In realtà, oltraggiosa è la guerra che l’Islam in quanto religione ha dichiarato all’Occidente (non da oggi, bensì dall’anno della sua fondazione). E ancora più oltraggiosa quella mossa, di fatto, contro la Francia. Ricapitoliamo quanto avvenuto nell’ultima settimana: a Trèbes e Carcassonne un franco-marocchino di 25 anni, Redouane Lakdim, ha ucciso diverse persone. Nello specifico: “Il primo attacco – scrive il Post.it – è stato compiuto a Carcassonne, città di circa 50mila abitanti nel mezzo del dipartimento di Aude. Lakdim ha fermato e rubato una macchina con due persone a bordo, uccidendo il passeggero e ferendo il conducente. Dalla stessa auto ha sparato a quattro agenti di polizia che stavano facendo jogging, sempre a Carcassonne, ferendone uno: l’uomo si trova in ospedale ma non è in pericolo di vita. Lakdim si è poi spostato a Trèbes, un paesino a una decina di chilometri di distanza. È entrato in un supermercato della catena Super-U urlando “Allahu akbar” e dicendo di essere “un soldato” dell’Isis: lì ha ucciso due persone – un cliente e un dipendente del supermercato – e ha preso diversi ostaggi.”
Per liberare gli ostaggi, si fa avanti Arnaud Beltrame, un gendarme che, entrando in negozio, lascia il cellulare acceso per permettere alla polizia di ascoltare e intervenire. Cosa che avviene. La polizia uccide il jihadista ma il giorno dopo, per le ferite riportate, muore anche il gendarme. Passano poche ore, Stephane Poussier, ex militante del partito di estrema sinistra francese, La France Insoumise (che, purtroppo per noi, alle elezioni presidenziali del 2017 ha ottenuto quasi il 20 per cento dei consensi), lancia un tweet in cui si dice contento per la morte del gendarme; e viene arrestato.
Ma non finisce qui. Il 24 marzo nella sua abitazione di Parigi viene ritrovato il cadavere carbonizzato di Mireille Knoll, 85 enne ebrea, sopravvissuta al rastrellamento nazista del Velodrome d’Hiver. Il corpo è martoriato da undici coltellate, in casa vengono individuati quattro punti in cui è stato appiccato il fuoco. Dopo un lieve dubbio, la Procura scioglie le riserve: è un omicidio a sfondo antisemita per il quale il lunedì seguente vengono arrestate due persone. La nipote di Mireille Knoll, Noah Goldfarb, che vive in Israele, su Facebook scrive:
“Vent’anni fa, ho lasciato Parigi sapendo che né il mio futuro né quello del popolo ebraico sarebbe stato lì. Mai però avrei pensato di lasciare i miei parenti in un luogo in cui terrorismo e crudeltà sfociassero in una tale tragedia. Mia nonna è stata accoltellata per undici volte dal suo vicino musulmano che lei conosceva bene e che poi si è assicurato di appiccare il fuoco alla casa in modo da non lasciare nemmeno un oggetto, una lettera, o una sua foto per ricordarla. Tutto ciò che ci resta, adesso, siamo noi con le nostre lacrime.”
Fin qui, la cronaca. Adesso, facciamo un salto indietro e dopo cerchiamo di riunire i punti. Forse c’è bisogno di scomodare i testi di storia, vista l’ignoranza di ritorno a tutti i livelli, anche istituzionali. La Francia, durante la seconda guerra mondiale, fu la prima nazione che, di fatto, divenne nazista spontaneamente. Dopo l’occupazione del nord da parte delle truppe di Hitler, da Vichy in giù, cioè dall’esatto centro geografico della Francia fino a Mentone (occupata dagli italiani), il paese si costituì in una Repubblica (quella di Vichy, appunto) che era di fatto uno stato politicamente satellite del Terzo Reich nazista. Durante questo periodo, si svolsero i rastrellamenti nei confronti degli ebrei. Quello del Velodrome d’Hiver, da cui scampò Mireille Knoll, si svolse fra il 16 e il 17 luglio del 1942 a Parigi. Venne effettuato dalle stesse milizie francesi (pare che Eichmann si limitò ad autorizzarlo ma non lo ordinò). C’è da dire che i francesi furono molto solerti e anche generosi con il regime nazista. Due anni prima della retata, e ancor prima dell’occupazione nazista, era stata la stessa polizia parigina a mettere in atto un primo rastrellamento al Velodrome. Si svolse il 15 maggio del 1940. Vi furono 5000 fermati, poi imprigionati, fra cui ebrei, intellettuali scomodi, donne della resistenza, trasportati in seguito al campo di concentramento di Gours. Una di esse era la scrittrice tedesca Annah Harendt, fuggita nel ’33 dalla Germania nazista. Quindi stiamo parlando di un rastrellamento avvenuto non per mano dei nazisti, ma della polizia francese durante la Terza Repubblica. Soltanto lo scorso anno l’attuale presidente francese Emmanuel Macron si è degnato di chiedere scusa per quanto accaduto.
L’antisemitismo francese, dunque, non è un caso a sé stante, non è un’eventualità piombata sulle tranquille vite dei transalpini dalle lontane galassie siderali. Oggi, ciò che sconcerta, è che questo tipo di antisemitismo lo ritroviamo uguale non soltanto nei nostalgici del Reich e della Repubblica di Vichy, ma nella sinistra internazionalista anti-capitalista; prima manipolata da Mosca capitale dell’ex Impero Sovietico (che, dopo aver votato a favore della creazione dello Stato d’Israele in sede Onu, 29 novembre 1947, ha assunto un atteggiamento ostile nei confronti dello stato ebraico) e in seguito da una politica estera filo-araba che, a ben vedere, si è rivelata, oggi lo possiamo dire tranquillamente, un abbraccio mortale.
I punti da riunire, allora, sono ben chiari davanti ai nostri occhi.
La Francia con un importante passato antisemita (anche precedente all’occupazione nazista), svolge il suo secolo buio, il ‘900, coccolandosi tutti i regimi arabi più corrotti, dittatoriali, e integralisti. Le sue seconde generazioni di “cittadini francesi” di origine maghrebina (ma non solo) fanno quello per cui sono naturalmente allevate: odiano. Hanno “grandi” punti di riferimento storici dinanzi. I nazisti sono i naturali alleati dei paesi del Maghreb durante la Seconda guerra mondiale, lo sono in funzione anti-americana e anti-alleata. Gli ebrei, che combattono al fianco degli alleati, sono nemici giurati. La nascita dello stato d’Israele (votato anche dai francesi nel Piano di partizione del 29 novembre del 1947) è il punto di non ritorno. Lo è per le destre, ma anche per le sinistre che vedono in quello stato un avamposto dell’imperialismo occidentale in Medio Oriente. L’odio per gli ebrei e Israele in Francia, oggi come allora, è lo stesso. Solo che la sinistra non può manifestarlo in maniera aperta. Pavidamente, canagliescamente, schifosamente, allora, i nipotini di Stalin e Lenin e Khrushchev sembra si servano degli islamici incattiviti, dei jihadisti drogati dal wahabismo, da questo virus tremendo che è la religione musulmana radicale, per fare il lavoro sporco (e l’esultanza di Stephane Poussier per l’omicidio del gendarme ne è una prova). In Francia, negli ultimi dieci anni, ci sono stati undici casi di omicidi a sfondo razziale contro gli ebrei da parte di musulmani radicali. Più gli innumerevoli casi di aggressioni e intimidazioni che non vengono denunciati. Più il numero crescente di ebrei che dalla Francia sta decidendo di tornare in Israele, per paura, chiedendo “l’aliyah”, il ritorno alla Terra Promessa dalla diaspora. E mai, mai una volta che la sinistra sia scesa in piazza per difendere gli ebrei. “La Francia – si legge sul mensile Tempi – è rapidamente diventata il primo Paese d’origine degli “olim” (immigrati), registrando 2.000 partenze nel 2012, 3.000 nel 2013, 7.231 nel 2014 e oltre 8.000 nel 2015”. Nel 2016 si sono avute 5.000 partenze per Israele. La vergogna non sta soltanto in questi numeri, sta nelle parole vuote delle autorità che, di concreto, dopo il massacro di Charlie Hebdo, dopo l’attentato al Bataclan, e all’Hyper kasher parigino, non hanno fatto e non fanno nulla per arginare il fenomeno. Una nuova Shoah, silenziosa, mediaticamente poco dolorosa. Una vergogna che macchierà ancora di più la presuntuosa patria delle lumières. Ostaggio della peggiore sinistra borghese e alto borghese che la storia di questo martoriato continente abbia mai conosciuto.