In un certo senso è un cerchio che si chiude. Proprio dal podcast di Joe Rogan, nella puntata del 25 agosto 2022 (e siamo stati tra i pochi in Italia a riportarlo), Mark Zuckerberg aveva per la prima volta raccontato com’era nata la decisione di censurare lo scoop del New York Post sul laptop di Hunter Biden, uno scandalo insabbiato a pochi giorni dal voto che avrebbe avuto probabilmente un ruolo decisivo nelle presidenziali del 2020, poi vinte da Joe Biden.
La censura del laptop di Hunter
I media liberal oscurarono la notizia, bollandola come disinformazione russa – accusa che oggi sappiamo essere falsa, una totale fabbricazione – ma anche i social media la oscurarono e addirittura Twitter arrivò a bannare il profilo del New York Post, uno dei maggiori quotidiani del Paese, impedendo totalmente la condivisione dell’articolo.
Zuckerberg rivelò a Rogan che fu l’FBI a spingere i social a censurare la storia del laptop di Hunter Biden, facendo circolare giorni prima la voce di una operazione di disinformazione russa ai danni di Biden in arrivo. Quando il New York Post pubblicò l’articolo, Facebook lo trattò come “disinformazione importante” per cinque o sette giorni, riducendo fortemente la sua circolazione.
Sarebbero seguite nei mesi successivi audizioni e lettere del fondatore di Facebook al Congresso sul cosiddetto “cartello della censura“, la collusione tra agenzie federali e social media per censurare contenuti e utenti scomodi sui più svariati temi cari al governo, fino all’annuncio dell’altro giorno.
La censura sui vaccini
Ieri, di nuovo ospite del podcast di Joe Rogan, Zuckerberg è stato ancora più esplicito. Niente che non sapessimo già, ma il suo racconto delle pressioni dell’amministrazione Biden sui suoi team per censurare qualsiasi cosa, compresi meme satirici e informazioni vere, contrastasse la narrazione ufficiale sul Covid e sui vaccini è davvero inquietante. Ecco qualche passaggio:
Durante l’amministrazione Biden, quando cercavano di lanciare il programma di vaccinazione, mentre cercavano di promuovere quel programma, cercavano anche di censurare chiunque sostanzialmente si opponesse ad esso. E ci hanno pressati super forte per eliminare cose che, onestamente, erano vere… Fondamentalmente ci pressavano e dicevano “qualsiasi cosa dica che i vaccini potrebbero avere effetti collaterali, in pratica dovete rimuoverla”.
Queste persone dell’amministrazione Biden chiamavano la nostra squadra e urlavano contro di loro e imprecavano… ci sono i documenti, è tutto pubblico.
Zuckerberg ha ricordato come inizialmente si fosse opposto a rimuovere cose che effettivamente erano vere o meme satirici, ma in seguito il gioco è cambiato:
Poi ad un certo punto, Biden ha rilasciato una dichiarazione, non so se era una conferenza stampa o a qualche giornalista, in cui in pratica diceva “questi ragazzi stanno uccidendo delle persone” e poi tutte queste diverse agenzie, rami del governo, hanno cominciato a investigare e a dare la caccia alla nostra azienda. È stato brutale. Brutale.
Violato il Primo Emendamento
Zuckerberg ha anche sostenuto che il governo, utilizzando Big Tech per censurare per suo conto, ha violato il Primo Emendamento.
Non penso che le pressioni [del governo, ndr] affinché le società di social media censurassero i contenuti fosse legale. Il Primo Emendamento si applica al governo. Questo è il punto. Che al governo non è consentito censurare queste cose. Quindi, a un certo livello, penso che sì, avere persone nell’amministrazione che chiamano i ragazzi del nostro team e urlano contro di loro e imprecano e minacciano ripercussioni se non eliminiamo cose che sono vere, è piuttosto brutto.
Inquietante che tutto ciò sia potuto avvenire negli Stati Uniti, impunemente, all’ombra del Primo Emendamento. Veramente fa capire dov’era, il 5 novembre scorso, il pericolo maggiore per la democrazia. No, non era dalla parte di Donald Trump e Elon Musk.