MediaTwitter Files: la censura social

Trump, censura e “X”: ecco cosa farà Elon Musk di Twitter

Eliminare la censura e ripristinare il “free speech” non sarà che una piccola parte di quanto intende fare Elon Musk di e con Twitter

Media / Twitter Files: la censura social

C’è qualcosa in comune tra quanto accaduto a Donald Trump e la recente vicenda di Daniele Capezzone all’Università “La Sapienza” di Roma. O se preferite tra quanto ha dichiarato di voler fare Elon Musk e quanto potrebbe fare un nuovo governo coraggioso. Si chiama difendere la libertà di espressione di tutti.

La vicenda di Capezzone la conosciamo bene ed è inutile approfondirla ulteriormente. Molto recente invece l’epilogo dell’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk, con il conseguente delisting dal NYSE. Vorremmo dunque riportare qui qualche breve osservazione su intenzioni e prime mosse del geniale imprenditore.

Donald Trump

Ma cominciamo da questo:

Ormai da più di un anno su Twitter, il salotto buono di chi conta nel mondo, Trump è stato abrogato. Non solo non può distribuire messaggi: anche tutta la sua storia passata è stata cancellata e l’icona sostituita con un… nulla.

Non si riesce neppure a cercarlo: se nel “search box” scrivete RealDonaldTrump (il suo handle) troverete molti account falsi o sarcastici e l’immancabile gatto (@realDonalTrumpf, purtroppo non Giuditta che sarebbe forse più interessante ascoltare).

Il motivo è noto: venerdì 8 gennaio 2021 Twitter aveva “permanentemente” sospeso l’ex presidente per evitare il rischio di “ulteriori inviti alla violenza”.

Due cose erano notevoli: la parola “permanentemente”, come se chi ha preso la decisione ritenesse di poter vivere e deliberare per l’eternità, e il messaggio incriminato, citato a giustificazione:

The 75,000,000 great American Patriots who voted for me, AMERICA FIRST, and MAKE AMERICA GREAT AGAIN, will have a GIANT VOICE long into the future. They will not be disrespected or treated unfairly in any way, shape or form!!!”

Non ci sembra avesse scritto “andate tutti al Capitol Building” e infatti Twitter giustificava l’espulsione con “il contesto” in cui andava letto il messaggio. Probabilmente secondo alcuni anche l’ex radicale Capezzone se letto “nel contesto attuale” può essere considerato un fascista da zittire.

Scortati fuori dalla sede

Veniamo all’annuncio della avvenuta acquisizione di Twitter, fatto da Musk stesso alle 5.50 italiane di venerdì 28 ottobre: poche ore prima l’ex ceo, ma soprattutto il responsabile legale Vijaya Gadde, colui che aveva deciso il “deplatforming” di Trump, erano “stati scortati fuori dalla sede della società”.

Diremmo un buon segno, a cui ispirarsi subito. Ma passiamo ad alcune considerazioni sulla vicenda come riassunte dal Financial Times.

Gli ottimisti

Da un lato ci sono gli ottimisti: Musk ama definirsi “assolutista del free speech” e proprio giovedì ha ribadito che l’unica barriera a questa libertà sarà quella imposta dalle leggi locali. Tutti coloro che sono stati de-platforrm-ati dovrebbero dunque presto venire riammessi.

Inoltre, come afferma Casey Mattox del Charles Kock Institute, Musk dovrebbe sposare il modello di una piattaforma non centralizzata, dove non esiste un’unica entità che decide per tutti (come accade in Mastodon, di cui abbiamo parlato nell’intervista a Adam Curry).

I Democratici

E ovviamente dall’altra parte ci sono i Democratici (nel senso lato, gli auto-dichiarati), che ritengono che dare la parola a tutti apra la porta ai messaggi tossici, allo “hate speech”, all’estremismo e in definitiva alla cattiva informazione.

Meglio oltretutto non fidarsi di Musk, uno che ha osato ipotizzare una pace tra Russia e Ucraina proponendo di rifare i referendum sull’annessione delle regioni invase, questa volta sotto l’egida dell’Onu. Inammissibile anche solo pensare di dare la parola ad una popolazione perché possa decidere il proprio destino.

X, l’app per tutto

In ogni caso pensiamo che eliminare la censura non sarà che una piccola parte di quanto intende fare Elon. A settembre aveva rilanciato il suo antico progetto “x”, attualmente corrispondente a x.com, una pagina web che contiene la sola lettera “X”.

Una lettera importante per il fondatore di Space “X” e progettista della Tesla model “X”. Questa la spiegazione: “Buying Twitter is an accelerant to creating X, the everything app”.

The everyting app, l’applicazione che tutto comprende. Molti pensano si tratti di “superapp” come la cinese WeChat, che funge da chat ma anche da sistema di pagamento, sito di shopping, sistema per ordinare un taxi o una cena eccetera. Ma non ci sembra che Musk in passato abbia mai copiato chicchessia, dunque ci permettiamo di dubitare del parere di questi analisti.

Per parte nostra vorremmo far notare come alle origini della fortuna (nel senso inglese) dell’imprenditore vi sia un sistema di pagamento alternativo alle classiche banche, PayPal.

Ci sembra dunque più probabile – visto anche l’appoggio del fondatore di Twitter, Dorsey – che stia ipotizzando un progetto che includa anche la blockchain, magari per “trasformare Twitter in un protocollo” e/o anche per creare un sistema di pagamenti che ci eviti le tangenti (sorry: commissioni) che dobbiamo pagare alle banche per tutte le nostre transazioni.

Speriamo ne abbia la forza, quella che è mancata a Zuckerberg nell’unico progetto che veramente avrebbe meritato il successo planetario: la fallita moneta Libra.

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