Comincia ad allontanarsi l’idea di una soluzione diplomatica tra Russia e Ucraina. Oltre alle aperture dei vertici Usa delle scorse settimane, in particolare del generale Milley, secondo cui un negoziato era doveroso in vista dell’inverno, è stato lo stesso Zelensky a mettere in discussione la possibilità di riconoscere la Crimea, insieme agli auspici del portavoce alla presidenza russa Peskov, che aveva dichiarato come Mosca fosse sempre pronta ad un negoziato.
Ebbene, da lunedì scorso, tutte questi buoni propositi sembra essere scomparsi. Kiev ha ribadito la volontà di reintegrare totalmente la propria sovranità territoriale, mentre Putin ha già dichiarato l’assenza di condizioni per porre le basi di una trattativa. Il motivo? L’attacco ucraino in territorio russo di lunedì scorso.
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Gli obiettivi della resistenza sono stati due basi militari, a centinaia di miglia dal confine, attraverso l’utilizzo di droni. Pare essere l’inizio di una nuova strategia da parte dell’esercito giallo-azzurro, ovvero quella di estendere le tensioni nei luoghi militari chiave nel cuore della Federazione Russa. Un’azione che, nei fatti, risponderebbe ai precedenti atti dell’intelligence ucraina (secondo le fonti più acclarate) dell’attentato al ponte di Kerch, che collega il territorio russo alla Crimea; nonché di quello compiuto a Mosca, che ha ucciso la figlia del predicatore nazionalista Dugin.
Secondo il Times, una delle mete dell’offensiva è stato l’aeroporto Engels, sul Volga, nel sud della Russia, per gli ucraini “una base di partenza per l’inesorabile campagna di attacchi missilistici della Russia alle infrastrutture”, che hanno lasciato la popolazione priva di luce, riscaldamento ed acqua dall’inizio dell’inverno. L’altro obiettivo, invece, è stata la base militare di Dyagilevo nella città di Ryazan, a circa 100 miglia da Mosca, con numerosi feriti e morti.
Sin dalle prime ore dall’attacco, i vertici del Cremlino hanno cercato di addossare la responsabilità anche agli Stati Uniti: sarebbero loro i veri mandanti dell’intervento ucraino in territorio straniero. Eppure, è arrivata la smentita secca di Anthony Blinken, il segretario di Stato americano: “Gli Usa non hanno né incoraggiato né consentito agli ucraini di colpire all’interno della Russia”. E attacca Mosca, che starebbe cercando di “distruggere le infrastrutture civili che permettono alla popolazione di aver luce, riscaldamento ed acqua”. Un modo di “usare l’inverno come un’arma, è la realtà di ogni giorno ed ogni notte in Ucraina”.
Nel frattempo, il presidente Zelensky si è recato a sorpresa nelle zone infuocate del Donbass, dove ha visitato le numerose strutture mediche dove “vengono curati i nostri difensori feriti”. Il leader ucraino ha visitato Sloviansk, nella regione ucraina di Donetsk, a circa 40 chilometri da Bakhmut, città assediata che dista solo quattro chilometri dalle prime linee del nemico.
Matteo Milanesi, 7 dicembre 2022