Scacco matto all’Ayatollah. Con il raid di Damasco contro il consolato iraniano dello scorso primo aprile, Israele è riuscito nell’intento di stanare una volta per tutte l’Iran. L’attacco iraniano allo stato ebraico registrato nelle ultime ore segna infatti un decisivo cambio di strategia per Teheran e al contempo un passaggio cruciale per gli esiti del conflitto mediorientale.
Fino a poche ore fa, il regime degli ayatollah si era sempre limitato a condurre una “guerra per procura”, armando Hamas e Hezbollah contro Israele. Colpendo i pasdaran a Damasco, Gerusalemme ha invece costretto il nemico giurato a gettare la maschera ed uscire definitivamente allo scoperto. Dinanzi al raid israeliano di Damasco, gli ayatollah si sono ritrovati, loro malgrado, di fronte a un complicatissimo dilemma: non reagire, trasmettendo un’immagine di debolezza agli occhi del mondo intero, oppure passare dalle minacce ai fatti e reagire con forza. Anche a costo di gettarsi la zappa sui piedi. Ed è proprio questo quel che è accaduto.
Teheran, chiuso in un vicolo cieco dall’astuta mossa di Israele, non ha saputo resistere alla tentazione di passare all’azione bellica diretta contro l’odiato stato ebraico, e, adesso, si ritroverà a dover fare i conti con americani e, probabilmente, sauditi, oltre che con gli stessi israeliani. Gli Usa, dopo l’attacco iraniano, non potranno infatti esimersi dal difendere Israele ed assumere una posizione marcatamente più bellicista nei confronti della Repubblica Islamica, abbandonando così la cosiddetta politica dell’appeasement.
I sauditi, dal canto loro, irritati dalla decisione di Teheran di passare all’attacco, potrebbero interrompere drasticamente il processo di distensione avviato con l’Iran e riavvicinarsi nuovamente ad Israele sotto l’attenta regia statunitense. Il risultato sarebbe un inevitabile isolamento del regime degli ayatollah sulla scena politica internazionale. Resterebbe soltanto da capire il modo in cui reagirà la Russia dopo l’azione bellica iraniana. Mosca, nelle ore precedenti l’attacco aveva invocato “moderazione”, e, adesso, si troverà a sua volta a dover prendere un’importante posizione: correre in soccorso dell’alleato iraniano, fino ad ora militarmente molto vicino ai russi, oppure guardare in casa propria e restare concentrata sul fronte ucraino.
In caso di intervento, inutile sottolinearlo, Vladimir Putin rischierebbe di indebolirsi e scoprire il fianco a un possibile ritorno degli ucraini. Un non intervento russo metterebbe invece in serissime difficoltà l’Iran, che si ritroverebbe letteralmente in balia del fronte israelo-statunitense. Ecco dunque che lo scatto d’orgoglio iraniano si rivelerebbe un clamoroso autogol per il bellicoso regime degli ayatollah.
Salvatore Di Bartolo, 14 aprile 2024
Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis)